Archivio | aprile 2017

La storia di una bottega

Secondo volume della collana Atlantide è La storia di una bottega, di Amy Levy, pubblicato nel 1888. Non ambisce a essere considerato un classico ma Oscar Wilde la definì una storia “intelligente e brillante” nell’articolo dedicato all’autrice apparso su “The Woman’s World” (1890),  e che indubbiamente ha due caratteristiche accattivanti: la semplicità dell’intreccio e la gioventù delle protagoniste. Immagine

La storia di una bottega è una sorta di Piccole donne versione anglosassone perché racconta di quattro sorelle inglesi –Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny (c’è anche il corrispettivo della zia March, la zia Caroline) – che già orfane di madre, dopo la morte del padre perdono anche la loro fonte di sostentamento e decidono, anziché accettare l’ospitalità dei parenti che necessariamente le dividerebbe, di rilevare con le ultime sostanze una bottega dove aprire uno studio fotografico e guadagnarsi da vivere da sole lavorando. La notizia crea scalpore nella cerchia familiare ancorata ai valori convenzionali ma le novelle business-women, superate le iniziali difficoltà, raggiungono la tranquillità economica e anche il successo come brave fotografe professioniste (tranne Fanny la più vittoriana e  la meno intraprendente delle sorelle che farà da governante di casa).

La metafora della fotografia  consente alla scrittrice di  stabilire un parallelismo tra il modo del tutto nuovo con cui la tecnica fotografica riproduce l’immagine e quello della condizione femminile che si emancipa dal vecchio ruolo di depositaria passiva dei sentimenti. L’accostamento tra il termine “romance” e “shop” consente di coniugare il racconto delle aspirazioni di quattro giovani donne -prima fra tutte quella di determinare il proprio futuro prendendo parte attiva al processo produttivo-, con gli ideali della mentalità borghese.

Amy Levy nasce a Londra il 10 novembre 1861 da una famiglia borghese di religione ebrea; seconda di sette figli, scopre presto la sua passione per la scrittura e quando entra al Newnham College di Cambridge dà voce ai suoi ideali femministi e alla sua identità religiosa sotto forma di racconti e articoli per riviste. Insofferente all’ambiente universitario comincia a viaggiare in Europa, tra Germania e Svizzera; nel 1886 è in Italia dove conosce a Firenze, in casa Guidi, la scrittrice Vernon Lee. Nel frattempo si allunga la lista delle sue conoscenze di intellettuali e artisti prestigiosi (Eleonor Marx, Beatrice Webb, George Bernard Shaw). Nel 1888 l’editore Thomas Fisher Unwin pubblica The Romance of a Shop (La storia di una bottega) mentre il romanzo Reuben Sachs: A sketch (Reuben Saks; un bozzetto) accolto come ritratto dissacrante della famiglia ebrea e del culto religioso, esce l’anno dopo. Il 10 settembre 1889 muore suicida nella casa della sua famiglia a Londra.

Un ritratto quello proposto, delicato e intenso allo stesso tempo, tenero e drammatico, come la vita, che sempre si stupisce della morte così come dell’amore “perché la morte, come l’amore, è sempre vecchia e sempre nuova”.

Romina Angelici

STIVALI BLU di Alfredo Nepi

WP_20170106_08_51_28_ProI temi toccati da questo libro sono molto duri e la storia sembra ispirata a un crudo fatto di cronaca poi sviluppato con precisione giornalistica, in uno spaccato di vita di provincia.

Il dramma rappresentato è quello umano, del protagonista Pietro, nascosto dentro a un corpo che suscita ribrezzo, prigione e causa di disagio, in una spirale che non lascia apparentemente spazio ad alcuna soluzione perché destinato all’autolesionismo.

Diversi personaggi, ciascuno con i propri problemi irrisolti, riescono a scalfire quel muro di solitudine innalzato: Silvia e le sue incomprensioni familiari, Anna e le sue delusioni, Ciro e i suoi vizi, gli operai dell’ortomercato e le loro prepotenze.  Il campionario umano presentato sperimenta il difficile mestiere di vivere segnato da un passato ingombrante. Sono tante le storie che si intrecciano intorno al gattile che sembra catalizzare gli interessi, i problemi, le frustrazioni di persone molto differenti tra loro, accomunate dall’attività di volontariato a favore degli animali.

Le similitudini cui l’autore ricorre molto spesso per rappresentare plasticamente gli stati d’animo più significativi dei personaggi, e in particolare della gamma di emozioni in cui si dibatte Pietro, rendono l’immagine realistica di una sofferenza che si può toccare con mano, di importante consistenza. Lo stile è asciutto e scorrevole, i frequenti dialoghi imprimono un ritmo sostenuto a tutta la narrazione che coinvolge sin dalla prima pagina.

Curato e rifinito sin nei minimi particolari, questo libro non lascia nulla al caso, anche perché il caso non esiste:

“… è stato il destino. Le storie spesso s’intrecciano per un volere superiore. Il caso è solo il travestimento assunto da Dio che vuole passare in incognito sulle strade del mondo per realizzare i desideri di alcune persone”.

Mi piace pensare che sia proprio così…

 

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Jane Austen. Donna e scrittrice

 

Con il saggio Jane Austen. Donna e scrittrice si propone di individuare gli spunti autobiografici all’interno della produzione letteraria di Jane Austen, con particolare riferimento agli affetti, alla vita familiare, alla quotidianità. Il risultato è uno studio molto ampio e approfondito che ci porta a conoscere in maniera dettagliata tutto il microcosmo austeniano corredato da tutto il materiale apparso a stampa che si sia ispirato alla scrittrice, dalla critica ai romanzi.

 Jane Austen. Donna e scrittrice: ebook e cartaceo in uscita il 26 aprile.

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