Ebbene sì Cinzia Giorgio ha dato vita, e voce, alla nuova Bridget Jones italiana: Isabella Boschi, dal nome poco romantico, dalla professione improbabile (house-sitter), zitella (non per scelta), non particolarmente appariscente. Una somma di negazioni che ne fanno un personaggio veramente accattivante: imbranata ma anche sensuale, goffa e insicura che si rivela al momento giusto efficiente ed affidabile.
Non solo la trasposizione dell’intreccio di Orgoglio e Pregiudizio –cui l’autrice si rifà espressamente- è perfettamente adattata a situazioni, contesti e tipologie caratteriali moderne, ma l’incessante parlottare di Isabella tra sé e sé, con le sue visioni, ce la rende irresistibilmente simpatica. Divertenti sono le sue battute, i commenti pensati e quelli pronunciati effettivamente corrono di pari passo secondo un doppio registro davvero spassoso. Ho trovato gradevoli anche le contaminazioni esterne (che sono un po’ anche il risultato di una regia attenta a non rovinare per nessun motivo l’adattamento dell’originale) come ad esempio l’inserimento del ballo in maschera nei pressi di Venezia e l’aver individuato il corrispettivo italiano della dimora di Pemberley nella Villa veneta palladiana.
Devo confessare che anch’io ho dovuto superare le “prime catastrofiche impressioni” poiché da purista janeite non apprezzo –tranne rarissime eccezioni- i derivati, inspired vari, ma in questo caso sono stata felicissima di ricredermi conquistata dall’idea intelligente, dallo stile spigliato, dalla prosa scorrevole e appropriata (che non cercava di scimmiottare quella del XIX secolo per poi risultare un fastidiosissimo ibrido). Il romanzo potrebbe fare benissimo a meno di queste visioni fugaci che appaiono qua e là e instaurano fittizi dialoghi tra la protagonista e i suoi alter-ego del momento, tutti immedesimati in personaggi di Orgoglio e Pregiudizio: la stessa Lizzie, Jane Bennet. Mrs Bennet e Darcy eletto a giudice insindacabile dell’appropriatezza o meno di ogni candidato-fidanzato. L’essere ricorsa a loro lo considero un vezzo dell’autrice o un modo di rendere omaggio al suo romanzo preferito sottolineandone il carattere ossessivo e immanente nella sua vita.
La narrazione è godibilissima e scorre tutta d’un fiato. Anche se si è consapevoli che ci attende un lieto fine, l’attenzione è comunque tenuta viva dall’interesse per gli espedienti usati per raggiungerlo e comunque ci dispiacerà congedarci da Isabella alla quale ci siamo inevitabilmente affezionati.