Archivio | agosto 2021

Jane Austen vs Charles Dickens 

Jane Austen and Charles Dickens Magnetic Bookmarks | Etsy

Jane Austen e Charles Dickens  sono senza dubbio due giganti della letteratura, ma come si confrontano? 

Quale dei due ha contribuito di più alla letteratura, alla società, e chi ha lasciato l’eredità più grande?

Uno studio dell’Università di Cambridge li ha messi a confronto e apparentemente sembrano non avere alcun aspetto in comune se non la nazionalità. Le stesse epoche di cui sono espressione e testimoni parlano per loro:

Regency vs Victorian.

Per non entrare poi nei particolari della vita privata: non potevano essere caratterialmente più diversi per mentalità, modi di fare, psicologia, senza scomodare il genere.

Eppure il genio li ha senz’altro accomunati e baciati indelebilmente.

Jane Austen vs Charles Dickens infografica

Gia E. M. Forster aveva azzardato un simile paragone, riconoscendo a Jane Austen l’indiscusso talento, superiore anche a Dickens, di organizzare meglio i personaggi, di procurare attraverso il loro ingresso un piacere leggero sempre nuovo a differenza di quello derivante dalla ripetizione meccanica presentata da quegli. E se nei suoi romanzi non ci sono personaggi capaci di stagliarsi soli e imponenti come alberi, in realtà il risultato è quello di “una stoffa di fine tessuto dalla quale non si può togliere nulla”.

Come poi orientarsi nella girandola di nomi e situazioni presentati da Dickens? Molto più accogliente e familiare diventa per noi l’incontro con poche e ristrette famiglie entro la cui cerchia fare nuove conoscenze.

Tutti i personaggi di Jane Austen sono disponibili ad una vita più ampia rispetto a quella che l’intreccio chiede loro di vivere; i personaggi non esauriscono mai le loro possibilità: l’autrice può applicare loro le varie etichette ma loro non ne restano imprigionati.

Aspetti del romanzo - Edward Morgan Forster - Libro Usato - Il Saggiatore -  Biblioteca delle Silerchie | IBS

Ecco il passo:

Perché mai i personaggi di Jane Austen ci procurano un piacere leggero ma nuovo tutte le volte che compaiono, diversamente dal piacere meccanicamente ripetuto che ci procura un personaggio di Dickens? […] lei era una vera artista, che non metteva mai in caricatura i suoi personaggi, ecc. Ma la risposta più esatta è che i suoi personaggi, pur essendo minori, sono assai meglio organizzati di quelli di lui. Si manifestano a tutto tondo e anche se l’intreccio pretendesse da essi qualcosa di più sarebbero sempre all’altezza della situazione[…]. Tutti i personaggi di Jane Austen sono disponibili per una vita più larga, per una vita quale la vicenda dei suoi libri richiede loro raramente di vivere: ed è per questo che la vita narrata da lei ci dà tanta soddisfazione… In ogni sua opera troviamo di questi personaggi, all’apparenza tanto semplici e piatti, che mai richiedono tuttavia una seconda presentazione, ma che non esauriscono mai le loro possibilità: Henry Tilney, il signor Woodhouse, Charlotte Lucas […] L’autrice può sì applicare ai suoi personaggi le varie etichette: “Buon senso”, “Orgoglio”, “Sensibilità”, “Prevenzione”, ma di simili qualifiche essi non rimangono prigionieri.

Shakespeare, Dickens, Wren, Austen, Hardy, Turner: in praise of ... the  English

Harold Bloom li colloca entrambi nell’Olimpo degli scrittori inglesi accanto a Shakespeare definendoli i tre autori sembrano immuni al declino della vera lettura.

La Austen è tuttavia figlia di Shakespeare: le sue eroine resistono alla storicizzazione e sono tra le immagini più rare di libertà interiore.

Come Rosalinda, Elizabeth Bennet è arguta, amabile, florida nello spirito e nel sentimento.

Amazon.it: Il genio - Harold Bloom - Libri

Pochissimi romanzieri ci hanno regalato due o tre miracoli di personalità. Bloom calcola che se Shakespeare ci ha offerto quasi duecento personaggi, la Austen nei suoi cinque romanzi più importanti, ne ha creati più di trenta.

Nessun romanziere comico è riuscito a fare di meglio. Nemmeno Dickens seppe inventare un personaggio paragonabile al magnifico signor Collins.

Considerare la Austen un’ironista non è sufficiente: fu un genio della volontà e una delle principali artefici della secolarizzazione della volontà protestante. L’aspetto saliente di quella volontà è tuttavia la direzione: verso la personalità, verso la profonda libertà dell’individuazione.


Forster E. M., Aspetti del romanzo, Il Saggiatore Editore, Milano, 1963, pp. 75-88.

Bloom Harold, Jane Austen. 1775-1817″, in Il genio, Traduzione di Elisa Banfi, Rosangela Cantalupi, Annalisa Crea, Danielo Didero, Stefano Galli, Alessandro Vanoli, Roberta Zuppet; Rizzoli, Milano, 2002, pp. 338-345.

Angelici Romina, Jane Austen. Donna e scrittrice, Flower-ed, Roma, 2017

https://www.etsy.com/it/listing/459601586/jane-austen-e-charles-dickens-segnalibri

https://www.cambridge.org/us/academic/jane-austen-vs-charles-dickens-cambridge-infographic?fbclid=IwAR0iXFkRfoVO1hzq0QgP7wx0N40XtgHb-7ivlg092N6HaBGk_XDwtbsIYTU

East Lynne di Ellen Wood

East Lynne

East Lynne, inizialmente pubblicato in forma seriale all’interno della rivista The New Monthly Magazine, tra il gennaio del 1860 e il settembre del 1861, venne successivamente ripubblicato come un romanzo in tre volumi il 19 settembre del 1861 dalla casa editrice Bentley and Son. L’autrice stessa spiega il motivo di questa scelta: la pubblicazione in tre tomi era piuttosto costosa, ma conferiva una certa rispettabilità al libro, che altrimenti sarebbe stato disprezzato dalla critica in quanto romanzo appendice, genere ritenuto colpevole di svalorizzare la letteratura per la facilità dei temi trattati e la pubblicazione su giornali acquistabili a basso prezzo e fruibili da tutti.

Il romanzo d’appendice, le cui potenzialità e fruttuosità, aveva già scoperto e sondato il collega Charles Dickens, era tutt’altro da disprezzare e lo possiamo apprezzare enormemente oggi, grazie all’illuminata decisione di riportare all’attenzione dei lettori quella parte di produzione vittoriana rimasta in disparte, come avvenuto per l’autrice Ellen Wood.  

East Lynne è il romanzo più famoso di Ellen Wood, la seconda opera di una produzione che ne annovera circa quaranta.

East Lynne - Wikipedia

La sua fama di romanziera vittoriana eguagliava quella di Dickens anche se evidentemente fino a recenti iniziative editoriali, risultava penalizzata. Diversamente accadde all’epoca considerato che, a un anno di distanza dalla sua apparizione, la storia sensazionale di East Lynne che narrava di situazioni scottanti come l’omicidio e la gelosia, l’adulterio e il divorzio aveva già catturato l’immaginazione dei lettori di tutto il mondo, diventando uno dei maggiori bestseller dell’età vittoriana.

L’opera di Ellen Wood si contraddistingue per il fatto di trattare la condizione femminile nella società e nella sua dimensione domestica, approfondendo quella concezione stereotipata di angelo del focolare capace di sentimenti e pulsioni proprie.

Dopo trent’anni di matrimonio con Henry Wood, e con il nome di Mrs Henry Wood, era infatti conosciuta, il marito morì ed Ellen si trasferì in una casa a Saint John’s Wood Park, rimanendo nei pressi di Londra. Dopo il fallimento dell’attività del marito aveva contribuito al sostentamento della famiglia, formata da ben 7 figli, attraverso la sua penna. Verso la fine del 1867 divenne capo redattrice e proprietaria di una rivista mensile, The Argosy, fondata appena due anni prima, fatto abbastanza atipico per una donna dell’epoca. Nella direzione della rivista la affiancò il figlio che poi le subentrò.

Ellen Wood aveva circa cinquant’anni quando divenne una famosa scrittrice di romanzi, ma la sua vita come autrice rimase comunque basata su una quotidianità faticosa. Trascorreva la maggior parte del tempo tra le mura domestiche. Era una donna di chiesa, fervente ortodossa, di ideali conservatori in politica, ma sostenitrice della moderazione e della sobrietà nella quotidianità e le sue poche amicizie letterarie erano circoscritte ad altre scrittrici provinciali poco famose. Per l’abbigliamento prediligeva spesso il nero, sperando nascondesse la deformità della schiena. Negli ultimi anni della sua vita fu affetta da bronchite, complicata dalle difficoltà respiratorie di cui già soffriva a causa della curvatura spinale. Morì d’infarto al cuore nella sua casa, a Saint John’s Wood Park, il 10 febbraio 1887.

Il successo del romanzo derivò dall’abilità di Ellen Wood di intrecciare due generi che divennero fondamentali per la narrativa popolare inglese: il romanzo sentimentale e il romanzo giallo. L’opera portava in scena le tematiche e i problemi del tempo come il divorzio, l’individualità femminile, la sessualità, la rottura dei vincoli familiari, la tensione fra le classi sociali, il tutto descritto attraverso la visione della morale tipica dell’età vittoriana.

East Lynne (TV Movie 1982) - IMDb

Ho trovato alcune immagini della versione BBC del 1982.

Il romanzo è talmente permeato di riferimenti vittoriani che è possibile rinvenire suggestioni provenienti dai diversi autori dell’epoca: per le considerazioni autoriali George Eliot; per il tema religioso e sociale Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins nella parte concernente il delitto e il mistero, Trollope per il ritratto di vita di campagna in opposizione alla città e alle sue mode e individui corrotti.

La struttura a incastro permette di apprezzare i punti di forza del libro: dagli elementi di suspence contenuti nella storia alla caratterizzazione speciale dei personaggi.

Un lavoro imponente quello della traduzione di Riccardo Mainetti, una scelta oculata quella editoriale Flower-ed, un romanzo appassionante da cui è difficile separarsi, un’autrice che non si può non amare e senz’altro da approfondire.

File:East Lynne Frontispiece.jpg - Wikimedia Commons

Sinossi:  

Lady Isabel Vane è sconvolta quando il suo amato padre muore lasciandole in eredità nient’altro che debiti; persino East Lynne, la grande casa in cui aveva vissuto insieme a lui fino a quel momento, non le appartiene più: a sua insaputa, era stata venduta in precedenza ad Archibald Carlyle, uno stimato e benestante avvocato locale. Bella e raffinata ma senza alcuna risorsa economica, Lady Isabel si avvia verso un destino incerto che la porta ad accettare la proposta di matrimonio dello stesso Carlyle, pur non amandolo. Chiusa in se stessa e frustrata, non riesce a vedere la perfidia e l’ambiguità di alcune persone intorno a lei: cede così all’attrazione per un volgare seduttore, commettendo degli errori che le saranno fatali. I numerosi personaggi e le sottotrame, gli incidenti e le doppie identità, gli abbandoni e i pentimenti compongono una storia ricca e complessa, capace di documentare la crescente protesta in atto contro i rigidi ruoli prescritti alle donne.

Castel Trosino di Ascoli Piceno

Castel Trosino è un piccolo e suggestivo borgo arroccato su uno sperone di roccia delle montagne che circondano Ascoli Piceno.

Grazie alla sua posizione strategica, i romani ne fecero una sede di avvistamento oltre ad apprezzarne anche le acque termali.

Sulle origini del nome ci sono diverse tesi che fanno riferimento alla specificità topografica del luogo sorto appunto sulle spaccature del terreno o a al nome proprio di un patrizio romano.

In epoca medievale la fortezza di Castel Trosino rappresentò una delle postazioni integranti del sistema difensivo della contea Ascolana voluta da Carlo Magno.

L’aspetto odierno del borgo ha mantenuto un forte carattere medievale ed è questo che ne costituisce il suo indubbio fascino.

Successivamente vi si stabilirono i Longobardi e una importante necropoli longobarda è stata rinvenuta a fine Ottocento grazie all’opera di scavi condotta da Raniero Mengarelli. Si è giunti infatti all’importante rinvenimento di ben 260 tombe, la maggior parte delle quali provviste di un consistente corredo funerario.

Dal parcheggio che precede l’ingresso al borgo parte il percorso naturalistico di circa 15 minuti che vi condurrà nel folto della pineta dove è possibile visitare il sito archeologico.

La tradizione narra che in questo borgo vi abbia dimorato anche Manfredi, figlio di Federico II, nella piccola casa medievale che si trova nel centro del paese. Nella zona centrale del paese vi è una fabbrica medioevale chiamata Casa di Re Manfrì. Un modesto edificio in pietra che al secondo piano presenta una graziosa loggetta a tre luci, di cui due si aprono sul prospetto principale.

Per tradizione è ritenuta l’abitazione di Manfredi, il figlio illegittimo di Federico II e suo successore. Un’altra leggenda vuole che la piccola costruzione sia stata abitata da una bellissima fanciulla di cui Manfredi s’innamorò. Pare che il re ebbe con la giovane una breve ed intensa storia d’amore. Da questa narrazione molti la chiamano anche la Casa della Regina.

L’ultimo capitolo di Sanditon

Il capitolo su cui si arresta la scrittura di Sanditon è senza ombra di dubbio un capitolo strategico.

Checché ne pensi Andrew Davies il capitolo 12 di Sanditon è un capitolo di fondamentale importanza.

Andrew Davies | Un tè con Jane Austen

Esso è di rilevanza strategica per il prosieguo del romanzo e per rivelare le intenzioni autoriali.

Innanzitutto, Charlotte, durante la passeggiata con Mrs Parker, conosce finalmente Mr Sidney Parker. Dopo i ben 11 capitoli precedenti, di preparazione e di attesa del suo arrivo, Mr Sidney Parker fa il suo ingresso nella cerchia di Sanditon e nella famiglia dei Parker completando il quadro dei fratelli riuniti intorno al maggiore.

Sidney Parker aveva circa ventisette o ventotto anni, era un bell’uomo, con un’aria disinvolta ed elegante e un’espressione vivace. Quell’avventura permise di fare per un po’ una piacevole chiacchierata. Mrs. Parker immaginò la gioia del marito per quell’avvenimento, e gioì per il lustro che l’arrivo di Sidney avrebbe dato al posto.

Jane Austen News - Numero 84 – JaneAusten.co.uk

Ma le novità non finiscono qui.

Il capitolo 12 è anche un capitolo di scoperte e rivelazioni.

Charlotte e Mrs Parker si stanno dirigendo a far visita a Lady Denham ma, mentre stanno per arrivare a Denham House, dopo averne varcato i cancelli e passando per i giardini, proprio la ragazza riesce a notare un particolare tutt’altro che trascurabile tra gli spazi vuoti della staccionata.

Charlotte, non appena entrate nella proprietà, colse di sfuggita, al di sopra della staccionata, qualcosa di bianco e di femminile nel campo dall’altro lato; era qualcosa che le fece subito venire in mente Miss Brereton.

A poco a poco la vista di Charlotte si acuisce per distinguere chiaramente due figure sedute una accanto all’altra: una è Miss Brereton e l’altro è proprio sir Edward Dehnam. Sono talmente vicini da apparire, all’attenta osservatrice, immersi in una conversazione.

Questo la induce a formulare una sua considerazione sulla “estrema difficoltà che devono avere gli innamorati segreti nel trovare luoghi appropriati ai loro furtivi colloqui”.

Sanditon | Un tè con Jane Austen

Lungi dall’essere un’impicciona, Charlotte decide seduta stante di non fare parola con nessuno di quanto ha visto, né alla sua accompagnatrice, né tantomeno alla loro ospite Lady Denham, operando subito un intuibile nesso di dipendenza tra quest’ultima e l’umile Clara.

Servendosi delle impressioni di Charlotte, la narratrice ci mostra miss Brereton e sir Edward in una situazione sconveniente e avventata, ma entrambe evitano di rilasciare giudizi sulle loro persone. Solo il riferimento “agli innamorati segreti”, che Charlotte usa tra sé e sé per definire la scena, induce il lettore a interpretare la situazione in una determinata direzione.

Ecco dunque che, in questo capitolo cruciale, dopo le presentazioni, le passeggiate e i primi incontri, i personaggi di Sanditon lasciano il loro contegnoso riserbo e calano la maschera. Che poi la loro sia una recita nella recita, Jane Austen ci ha abituato a non lasciarcene stupire più di tanto.

Non è casuale nemmeno, secondo me, che si cominci a parlare o insinuare di relazioni sentimentali nello stesso capitolo dell’arrivo di Mr Sidney Parker, quasi a voler indirizzare anche questo avvenimento in quella analoga direzione.

Dopo un confacente numero di capitoli di preparazione, l’eroina incontra finalmente colui che è destinato a essere l’eroe di questa storia, sia per l’attesa creata su di lui sia per l’alone di fascino e aitanza che lo dichiarano un ottimo partito.

Ma ovviamente la perfida narratrice ha deciso anche questa volta di abolire ogni sentimentalismo e anche il più lontano richiamo alle circostanze tipiche del coup de foudre.

Il di esso potenziale è subito disinnescato con una formalissima e beneducata presentazione veloce tra due perfetti sconosciuti.

Per il resto ci furono le solite domande e osservazioni, una cortese attenzione per la piccola Mary, un beneducato inchino e parole appropriate a Miss Heywood una volta che fu presentato, e si separarono per incontrarsi di nuovo di lì a qualche ora.

Questo però non basta; le aspettative alimentate nel lettore sono destinate a essere coltivate nell’attesa che qualcosa accada a sciogliere la freddezza di modi di Sidney Parker, come già accaduto alla supponenza di Mr Darcy. A Sanditon, sarà grazie all’aria di mare, spira senz’altro maggiore simpatia: anche la grettezza di Lady Denham, se può ricordarci quella di Lady Catherine de Bourgh, è sicuramente più tollerabile. Voglio pensare per il prosieguo che la penna affilata di Jane avrebbe trovato il modo di mandare in fumo anche i piani poco onorevoli del maggior candidato villain, sir Edward.

Il manoscritto di Jane Austen era appena all’inizio ma i prodromi di una appassionata storia d’amore c’erano tutti, persino nell’organizzazione narrativa di una doppia coppia. Chissà quali impedimenti o complicazioni sarebbero intervenute lungo la strada. Sono sicura però che  non sarebbe stata contemplata alcuna fuga di Mr Sidney Parker.

Di certo avremmo trovato ad attenderci un bel lieto fine, di quelli che forse la vita non regala, ma un bel romanzo sicuramente sì.

Sanditon

Per i brani tratti dall’opera originale ho utilizzato la traduzione di Giuseppe Ierolli sul sito jausten.it:

https://www.jausten.it/jaaosanditon.html

Anne e Jo

Chiamatemi Anna 4, Netflix rinnoverà la serie dopo un milione di firme?

Ci sono bambine che non vedono l’ora di crescere, di diventare adulte e usano accompagnare i loro sospiri a esclamazioni del genere: “Ah, quando sarò grande… potrò fare questo e quello!”.

Ci sono invece delle bambine che non vogliono affatto lasciare quella dolcissima condizione infantile, perché non hanno fretta di abbandonare quel mondo di sogni, illusioni e gentilezza da cui si sentono circondate.

Non è solo una questione di fortuna o di nascita. Credo si tratti di una condizione interiore difficilmente rinunciabile.

Questo è sicuramente il tratto che mi ha fatto accostare Anne di Green Gables a Jo March: la loro riluttanza a crescere.

Piccole Donne: recensione flash della miniserie tv – Il Lettore Curioso

Dal loro punto di vista di persone speciali, sia Anne sia Jo considerano l’età adulta la fine di tutte le delizie della fanciullezza, la perdita di un’età dell’oro che non torna più e non possono che guardare con malinconia e nostalgia ai cambiamenti che il trascorrere del tempo reca con sé.

Entrambe sono messe presto di fronte ai dolori della vita e alle responsabilità che essa comporta, dinanzi alle quali non si tirano indietro, ma la loro angustia più grande consiste nel constatare come attorno a loro anche le persone siano cresciute e cambiate.

Mentre assistono alla trasformazione delle antiche amicizie, temono di perdere i loro più cari legami e soprattutto di guardare all’interno del proprio cuore, di cui avvertono i sussulti, senza saperli riconoscere, con sgomento.

Chiamatemi Anna: la serie continuerà con un film su Netflix?

“Tutto sta cambiando… o sta per cambiare” disse Diana con tristezza. “Ho la sensazione che le cose non saranno mai più le stesse, Anne.”

Siamo arrivate al punto in cui le strade si separano, immagino” disse pensosamente Anne. “Dovevamo arrivarci. Credi, Daina, che essere adulti sia davvero bello come immaginavamo che fosse quando eravamo bambine?”.

Se Jo è disperata quando si accorge che Meg si lascia corteggiare da John Brooke, Anne non lo è da meno quando apprende del fidanzamento di Diana con Fred.

Se tra Piccole Donne e il primo romanzo di Lucy Maud Montgomery ci sono ben quaranta anni di differenza e non so quante miglia di latitudine di distanza, le emozioni delle loro capostipiti sono le stesse.

Celebre è la frase di Jo: “Vorrei che portassimo ferri da stiro sulla testa per impedirci di crescere. Ma disgraziatamente i boccioli diventano rose e i gattini gatti!”

A essa sembra fare eco la considerazione di Anne: “Oh” pensò, “com’è terribile che le persone debbano crescere… e sposarsi… e cambiare!”.

Il cruccio più grande da cui sembrano essere turbate Anne e Jo è proprio il fatto che le ragazze si debbano innamorare e sposare. Questa realtà riguarda sia amiche e sorelle, sia loro stesse. Infatti, messe dinanzi al primo turbamento sentimentale, entrambe reagiscono respingendo con veemenza la prima proposta ricevuta.

Sappiamo tutti in quale modo Jo frustra tutte le aspettative di Laurie e Anne non è da meno nel ridurre immediatamente al silenzio Gilbert, diffidato al contempo dall’affrontare nuovamente l’argomento.

Anne with an E (Seasons 1+2)|Review

“Improvvisamente Gilbert posò la sua mano su quella snella e bianca poggiata sul parapetto del ponte. I suoi occhi color nocciola si persero nell’oscurità, le sue labbra ancora da ragazzino si aprirono per dire qualcosa del sogno e della speranza che gli agitavano l’anima. Ma Anne tirò via la mano e si voltò rapidamente. L’incantesimo del crepuscolo era infranto per lei.

Oh, perché i ragazzi non sanno essere semplicemente sensati!”.

La dichiarazione di Laurie coglie Jo del tutto alla sprovvista. La reazione di lei è sconvolta. Quello che rivendica Jo è la propria libertà, il suo diritto a progettare il proprio futuro:

“Ho solo una cosa da aggiungere: credo che non mi sposerò mai. Sono felice così, amo troppo la mia libertà per accettare la prospettiva di rinunciarci”.

Piccole donne | Tommaso Pincio

Con il rifiuto opposto a Laurie. Jo rifiuta tutta la mentalità maschilista dell’epoca che vuole la donna pensata esclusivamente in funzione del matrimonio e della famiglia, senza avere diritto a una realizzazione personale.

L’iniziativa dei ragazzi, in entrambi i casi, ha la funzione di disvelare la cruda realtà agli occhi di Anne e Jo, costrette a guardare in faccia il proprio io di donne. Improvvisamente, in un colpo solo, si ritrovano adulte e con il difficile compito di decidere per sé e per l’altro, leggendosi dentro, compito al quale non si sentono ancora preparate. Tutte e due avranno bisogno di tempo prima di fare chiarezza nei propri sentimenti.

Se la ribellione di Jo ha radici lontane, dal suo sentirsi a disagio nei panni di una ragazza anelando invece a tutte le possibilità di azione riservate agli uomini, l’insofferenza di Anne è più pacata, serpeggia inesprimibile tra le pieghe del suo stupore di bambina messo da parte.

Anne rise e sospirò. …Disse a se stessa che desiderava enormemente tornare a quei cari giorni allegri in cui la vita era vista attraverso una nebbia rosea di speranza e illusione, e possedeva qualcosa d’indefinibile che era svanito per sempre. D’v’erano ora… la gloria e il sogno?

“Così corre via il mondo” citò Gilbert in modo pratico, e un tantino assente.

Citazioni tratte da Anne dell’Isola: