Archivio | dicembre 2022

Storie di Natale – Terzo Volume – Louisa M. Alcott

Storie di Natale – Terzo Volume

Louisa May Alcott

Edizioni Clicly

Terzo e ultimo volume della Lulu’s Librarym la raccolta di storie che Louisa scrisse a sedici anni per le sue sorelline e per dedicarle alla figlia di Emerson, Ellen, e che sarebbero uscite di lì a poco in una raccolta dal titolo Fiabe floreali. Le rivede a distanza di anni, nel 1887, per inserirle nella raccolta che porta il nome dell’amata nipotina.

Sinossi:

In questo terzo volume di racconti, uscito a Boston nel 1889, pochi mesi dopo la morte dell’autrice, Alcott accantona l’aspetto fantastico che aveva in parte caratterizzato le storie precedenti, e si concentra con sguardo attento e penetrante sulle piccole gioie, i dolori, le speranze e le delusioni di bambine e bambini delle classi più disagiate, in un’America fortemente industrializzata e disuguale, dove le sacche del disagio e dell’ignoranza sembrano espandersi, nelle città come nelle campagne. Con la sua sensibilità etica e sociale, l’autrice compone in questo volume degli «schizzi» di vita, liberandosi dal retaggio del buon vecchio Dickens per entrare nel cuore e nella mente dei suoi piccoli protagonisti. Ecco allora il peso della miseria e del lavoro minorile che logora anche l’attesa dei giorni di festa, ma al tempo stesso rilancia la generosa inventiva dei ragazzini poveri (Un tacchino di Natale); il miracolo terreno di un’assistenza mirata e caritatevole che ridona la luce e la gioia di vivere a una bambina colpita dalla cecità (L’allodola cieca); il romanzo di un giovane povero che sogna un futuro migliore e il cui talento viene sfruttato sordidamente da benefattori imbroglioni (Musica e maccheroni); i capricci dei bambini ricchi, deviati a fin di bene dalla lezione della realtà o dalle sagge memorie dei nonni (Il borsellino rosso, Lettino di bambola); ma anche il modernissimo ritratto di piccole donne in fiore, di varia estrazione sociale e culturale, che si confrontano, si scontrano, solidarizzano, con la voglia crescente di un’educazione e un’indipendenza tutta al femminile (Il segreto di Sophie).

Recensione

La raccolta si apre con un racconto intitolato Ricordi della mia infanzia e non esito a definirlo il più interessante per la quota autobiografica che reca con sé. Le lezioni, il teatro nel fienile, le corse a perdifiato, i grandi filosofi frequentati, i sacrifici e l’amore per la lettura: ecco raccontata in estrema sintesi la giovinezza poco spensierata di Louisa che però riesce a tracciare il suo soddisfacente bilancio:

Ogni esperienza andava a finire nel calderone per uscire come spuma, o evaporare in fumo, fino a che il tempo e la sofferenza non rafforzarono e purificarono quel misto di verità e fantasia, e una salutare sorgente per bambini cominciò a sgorgare con piacere e profitto.

Gli altri hanno per protagoniste, per la maggior parte, piccole donne e una delle questioni più ricorrenti è, oltre alla bontà d’animo, l’educazione/istruzione femminile. L’intento pedagogico è chiaro, se non tornassero a ricordarlo gli edificanti interventi di una occasionale zietta. Louisa vuole convincerci della fideistica certezza che il bene viene sempre ricompensato e la generosità e operosità femminili sono il miglior strumento d’azione. Queste storie non narrano di grandi avventure e ricchezze se non quelle che può procurare un cuore sollecito. I personaggi sono eroi ed eroine di cui è piena la vita quotidiana che compiono azioni altrettanto valorose. Lo sguardo comprensivo di Louisa non si ferma alle situazioni disagiate vicine a lei, ma riesce ad abbracciare con sensibilità lungimirante quelle analoghe, magari viste durante i suoi viaggi in Europa come nel racconto di Tino, Musica e Maccheroni, o quello dell’olandese Trudel, L’assedio di Trudel).

Con tanti ringraziamenti Tino lasciò il Grand Hotel, sentendosi troppo giù di corda per preoccuparsi più di tanto di quello che gli era accaduto, perché tutti i suoi bei sogni erano rovinati come quella cesta di porcellane delle Mille e una notte che un uomo aveva rovesciato a calci mentre sognava di essere un re.  

Una lezione di inclusività che riteneva utile impartire alla piccola Lulu.

Passando attraverso diversi registri, dal commovente de L’Allodola cieca, al fantasioso La festa dell’argenteria umanizzata, Louisa confeziona un regalo davvero speciale: che mentre insegna riesce a divertire.

L’arte di trasformare le ciglia aggrottate in sorrisi non è mai passata di moda, e le buone maniere rimuovono meravigliosamente le piccole preoccupazioni della vita.

È quindi per tutti questi motivi che gli insegnamenti che veicolano le Storie di Natale di Louisa sono sempre validi perché si appellano alla solidarietà umana e ai valori incrollabili della pietas e dell’amore.

La cioccolateria in Muffin Street di Jane Rosa Caruso

Titolo: La cioccolateria in Muffin Street

Autore: Jane Rose Caruso

Editore: More Stories

Trama 

Judith odia il Natale. Da quando suo padre è scomparso per lei questa festa è diventata il ricordo di una felicità perduta. Ora deve gestire da sola l’attività di famiglia, la Cioccolateria “Sherlock Holmes” al 221/B di Londra e sebbene sia innamorata del suo lavoro, portarlo avanti non è sempre facile. Per farlo, ha dovuto rinunciare ai propri sogni e chiudere a chiave il suo cuore. Le pareti profumate di cioccolato, zenzero e cannella della Cioccolateria, però, non sono esattamente ciò che sembrano e nascondono un grande segreto. E mentre la neve inizia a cadere candida su Londra e l’ennesimo Natale si avvicina, una serie di strani incontri e circostanze impreviste porteranno Judith a intraprendere un incredibile viaggio nella lontana ed esotica l’India; là dove si sono perse le tracce di suo padre tanti anni prima. Insieme all’amica e compagna di avventura Ofelia, risoluta donna dalla battuta pronta e il look anni ’50, Judith dovrà davvero improvvisarsi una piccola Sherlock Holmes. E anche fare i conti con il proprio cuore e il turbamento che prova di fronte a colui che forse è proprio la chiave di tutto il mistero. Riuscirà Judith a fidarsi dell’amore e credere ancora alla magia del Natale?

RECENSIONE

La storia di Judith ha il profumo dello zenzero e del cioccolato e sulla sua scia saremo trasportati insieme a lei e alla sua amica un po’ stramba Ofelia, da Londra a Nuova Delhi.

Con una vena di malinconia Judith affronta come ogni anno, da quando ha perso il padre, le festività natalizie. Sebbene la sua cioccolateria sia un angolo di pace e di coccole per il suo spirito provato, la ragazza deve conciliare mille pensieri e preoccupazioni legate al lavoro, alla madre, ai misteri irrisolti che gravano sulla sua vita. Judith sa bene che la vita è come il cioccolato quando dimostra di avere delle note dolci/amare.

Un incontro inaspettato con un personaggio che sembra uscito da un libro di fiabe natalizie riesce a sconvolgere la apparente tranquillità della routine quotidiana e Judith si ritrova a dover metter ein discussione quelle che credeva delle conclusioni assodate.

Camminò lentamente, scegliendo di percorrere la strada più lunga. Il colore della città la risucchiò. Le luci riflettevano la notte che si era adagiata come un manto. Gli occhi si perdevano in quello spettacolo. A quell’ora c’era poca gente per le strade, ormai erano tutti a casa. Eppure si incrociava una varia umanità. Nei palazzi, le luci accese lasciavano intravedere ombre in movimento, persone indaffarate dietro tende spesse che ne occultavano in parte la vita. Per strada, uomini che ormai non l’avevano più, una vita o che si erano smarriti in essa, cercavano di ripararsi dal freddo pungente di quella stagione. … Natale non era gioia per tutti. Lei lo sapeva bene.

Le descrizioni di Jane Rose Caruso sono così vivide da rendere reale l’immagine davanti ai nostri occhi. Le sue storie non sono affollate di personaggi ma quei pochi -ma buoni- che le abitano sono caratterizzati in modo speciale ed efficace, quel tanto che basta a farceli amare da subito e conoscere da sempre.

Pagina dopo pagina compaiono piccoli indizi che spingono Judith a considerare l’eventualità di un viaggio in India e anche se l’occasione le è presentata da Ofelia, è a quella terra che fanno capo le domande irrisolte della sua vita, che riguardano il padre, l’unione della sua famiglia, il suo cuore spezzato.

Il fascino della cultura indiana è scientemente riprodotto con sapienti tocchi di colore e di costume. Un viaggio di ritorno alle origini quello di Judith a Nuova Delhi, che inizia la sua scoperta proprio dalle origini delle fave di cioccolato così indispensabili per la cioccolateria in Muffin Street, fino a raggiungere la risoluzione del mistero, con una serie di coincidenze e circostanze fortunate.

L’aria era densa di profumi e la temperatura molto più piacevole di quella londinese. Un sole caldo splendeva in cielo e si specchiava nella lunga fontana. Sul prato ben curato pavoni bianchi facevano la ruota…. Annusò l’aria e chiuse gli occhi… In India c’erano segreti diversi, molto più speziati e colorati.

A testimoniare quanto Judith, ma anche la stessa Jane Rose Caruso, agli altri ci accompagna nella lettura una vera e propria colonna sonora composta per la maggior parte da canzoni natalizie che, oltre a rappresentare un trait d’union della storia, ne costituiscono il sottofondo ideale insieme a una fumante e densa tazza di cioccolata calda.

Mia zia Jane Austen

Mia zia Jane Austen

Caroline Austen

Anna Lefroy

Traduzione e cura di Sara Grosoli

Galaad edizioni

pag. 72

Sinossi:

La magia del ricordo ci trasporta in un piccolo villaggio inglese, nel cuore di una famiglia di cui la grande scrittrice illumina la scena, in giorni che scorrono a ritmi pacati, di naturale bellezza. Rievocata dalla memoria diretta delle nipoti Caroline e Anna, Jane Austen è una donna adorabile e arguta, incline a esilaranti facezie ma sempre benevola. Una zia che educa e intrattiene i bimbi di casa, che esercita la sua arte con assiduità e discrezione, lavorando ai suoi capolavori nella stessa stanza dove cuce per i poveri o spia il traffico di carrozze lungo la strada. Quel che va componendosi è un privato memoir, imperdibile per chi voglia conoscere gli aspetti più intimi e umani di un’icona della letteratura. “Non so cosa significhi amare la gente a metà, non è nella mia natura” recita la frase di un suo romanzo, che si adatta perfettamente al talento di una donna il cui genio si è unito a una straordinaria, generosa umiltà.

Recensione:

Preziose e interessanti le annotazioni delle nipoti che l’hanno conosciuta di persona e i loro ricordi sono ancora più affascinanti e affettuosi, benché di stampo vittoriano.

Il loro comunque emerge come un ritratto meno ammantato di perbenismo ma autenticamente preoccupato del giusto riconoscimento.

Sebbene nascano e confluiscano nel Ricordo del nipote James Edward Austen-Leigh le testimonianze delle due nipoti rivelano quell’attenzione tutta femminile ai dettagli, quell’indugiare sull’avvenenza fisica, come a esprimere tutta la loro solidarietà di genere per la condizione sociale.

La sua calligrafia resta a testimoniare la propria eccellenza, e ogni suo biglietto o lettera era rifinito splendidamente.  A quel tempo ripiegare e sigillare le lettere era un’arte, non c’erano buste adesive che rendessero tutto più facile; le lettere di certa gente apparivano sempre slegate e sciatte, ma i suoi fogli potevano essere certi di prendere la giusta piega, e la sua ceralacca di cadere nel punto giusto.

Per il loro ereditario riserbo, ci parlano poco della sua formidabile arguzia ma a saper leggere bene tra le righe, siamo sicuri di riconoscerne i segnali evidenti.

Caroline preferisce descriverne la vita facile e piacevole, per quanto poco varia, le doti di camminatrice, la capacità di declamare, l’estraneità alle questioni politiche, l’affetto tra fratelli, il legame speciale con Cassandra.

Zia Jane era la favorita di tutti i bambini. Il suo atteggiamento con loro era così giocoso, e le sue lunghe ed elaborate storie così deliziose!, annota Anna Lefroy che ricorda come le due zie venissero considerate in casa sempre le eterne ragazze.

Ne emerge il quadro di una famiglia, gli Austen, numerosa, allegra e arguta, che avrebbe potuto benissimo essere la protagonista di uno dei romanzi della zia Jane Austen.

Racconti di Natale

Marchesa Colombi

Introduzione a cura di Silvia S. G. Palandri

Edizioni Croce

Sinossi

La presente raccolta racchiude, oltre a “Racconti di Natale” (1878), la principale produzione natalizia della Marchesa Colombi, qui proposta in un unico volume. La scrittrice parlando dei suoi racconti di Natale afferma: «Ho serbato l’abitudine di famiglia di dare grande solennità a questa festa, di celebrarla con auguri e doni. Ma ne ho serbato pure quel senso di commozione e di raccoglimento che mi ispirava nella mia prima gioventù». La Marchesa Colombi, distanziandosi dalla trama tipicamente dickensiana, in queste tristi storie racconta uno spaccato della vita dei più poveri, delle donne in difficoltà e dei bambini sofferenti. Ciò nondimeno, attraverso uno stile asciutto, a tratti prosaico, il suo obiettivo resta comunque quello di dimostrare come, nel giorno di Natale, la purezza dell’animo umano riesca infine a manifestarsi nonostante le avversità.

Recensione

Hanno un sapore antico queste novelle di vita di fine Ottocento, rievocano vecchie usanze venate di antica tenerezza e pudica malinconia e aprono una finestra sulla società italiana dell’epoca come testimonianza storica.

Una scrittura condensata, quella della Marchesa, efficace, di impatto. Il linguaggio pregno, realista, eppure delicato, evocativo, riesce subito toccante.

I racconti sono lunghi, densi, pieni di sentimenti non espressi, non detti; eppure, com’era nell’educazione e nel comportamento del tempo, travolgenti e assoluti.

Il Natale della Marchesa Colombi è amaro, crudo; lo stile è severo, tendente al monito, sotto l’egida nobile della festività da onorare.

Protagoniste nella maggior parte le donne: mogli rese previdenti e sagge dall’esperienza, ragazze sprovvedute o incaute per la giovane età, madri travolte da un amore struggente.

“Ed il Natale, la festa delle feste, quel giorno sacro alle gioie di famiglia, ai dolci scambi d’affetto, fu per noi un giorno profondamente doloroso”, racconta la bambina di Sogni dorati.

Nell’introduzione a cura di Silvia Palandri si sottolinea la centralità del tema del Natale nella produzione narrativa della scrittrice che lei stessa cerca di spiegare così nella dedica iniziale:

Ho serbato l’abitudine di famiglia a dare grande solennità a questa festa, di celebrarla con auguri e doni. Ma ne ho serbato pure quel senso di commozione e di raccoglimento che mi ispirava nella mia prima gioventù”.

Chi ha ucciso Mr Wickham di Claudia Gray

Sinossi

Un irresistibile giallo regency che è anche un gioco letterario in cui figurano tutti, ma proprio tutti, i personaggi più amati di Jane Austen.

Il mondo regency si tinge di giallo. Il romanzo che sarebbe stato scritto se jane austen e agatha christie avessero preso un tè insieme. E se i più famosi e amati personaggi di Jane Austen si scoprissero detective… o magari assassini? È un’estate molto calda a Donwell Abbey, residenza di Emma Knightley e marito, che, ormai sposati da sedici anni, si godono la meritata felicità, su cui nessuno avrebbe scommesso. Nonostante il caldo, però, i doveri della vita sociale non si fermano: Mrs e Mr Knightley stanno organizzando un summer party, i cui invitati, ivi compresi Elizabeth Bennet e il marito, Mr Darcy, sono pronti a godersi chiacchiere e socialità, conditi naturalmente di tè e buone maniere. Ma c’è qualcuno che non è affatto bene accetto: Mr Wickham, il personaggio più cattivo di Orgoglio e pregiudizio, l’odioso amico di Darcy, che gli altri ospiti, in barba al bon ton, sarebbero ben felici di vedere morto. Eppure restano tutti a bocca aperta quando si ritrovano davanti nientedimeno che il suo cadavere. Adesso che ci è scappato il morto, gli invitati sono tutti nella lista dei sospettati, e tutti sono ugualmente prigionieri della splendida casa di campagna dei signori Knightley, consapevoli che tra loro c’è un assassino. Tra EmmaL’abbazia di NorthangerRagione e sentimento e naturalmente l’intramontabile Orgoglio e pregiudizio, un irresistibile giallo regency che è anche un gioco letterario in cui figurano tutti, ma proprio tutti, i personaggi più amati di Jane Austen.

Recensione

Come in un revival incontriamo vecchie conoscenze austeniane riunite a casa dei coniugi Knightley, a Donwell Abbey. Tute le coppie formatesi nei romanzi di Jane Austen vengono invitate da Emma e consorte per trascorrere un mese di vacanze. Hanno tutte un legame particolare tra di loro, legami che servono a tessere l’intreccio della storia il cui bandolo è tenuto da quel furfante di Mr Wickham.

Quest’ultimo, vedovo di Lydia, è ben lungi dall’essersi redento e si presenta non atteso per reclamare prestiti e ricatti per cui tiene sotto tiro alcuni degli ospiti, compresi i coniugi Darcy, con i quali non è mai scorso buon sangue.

Una lettura estremamente piacevole che fa ritrovare intatti e coerenti protagonisti austeniani amati, con le loro caratteristiche e idiosincrasie. La cura dimostrata verso di essi tradisce l’amore dell’autrice per Jane Austen di cui conosce benissimo tutte le opere.

Alcuni dei protagonisti si mantengono intatti nel loro carattere originale, altri li scopriamo affetti da piccole manie: Wentworth è piuttosto collerico, Fanny è ipersensibile, Brandon recrimina in continuazione.

Divertente scoprire come le coppie “storiche” hanno impostato i rispettivi ménage coniugali senza rinunciare ad alcuno dei prevedibili sviluppi caratteriali. Per fare un esempio: i coniugi Darcy sono così diversi, eppure così complementari da scontrarsi con lo stesso trasporto con cui si amano. E con quale pudica delicatezza l’autrice ce lo ricorda:

Forse è meglio se li lasciamo qui, nell’intimità dei loro sentimenti. Ci basti sapere che la distanza tra moglie e marito è finalmente superata. Non sarà certo l’ultima incomprensione tra di loro -hanno due temperamenti troppo diversi per poter vivere in perfetta pace- ma non saranno mai più tanto distanti.

L’omicidio che avviene a casa Knightley e che rovina il ritrovo dei loro ospiti aggiunge il tocco di mistero da risolvere, come nella migliore tradizione inaugurata da Agatha Christie. L’immancabile ballo però, supremo avvenimento sociale, è l’ennesimo tributo a Jane Austen.

La morte è una delle più gravi preoccupazioni umane. Il ballo no. Verrebbe dunque logico pensare che l’idea di un ballo non sarebbe bastata a distrarre e svagare gli ospiti di Donwell Abbey, incupiti com’erano dall’omicidio irrisolto del signor Wickham. Ma niente è logico in un ballo.

Inoltre, inserto non meno importante, i due personaggi nuovi, ossia i rampolli Darcy e Tilney, conferiscono quel sapore di novità che mancava e il collante che cementa la storia.

Le premesse ci sono tutte per più di un seguito che sinceramente mi auguro.

Piacevolmente sorpresa e decisamente conquistata.

A maggio uscirà in inglese il seguito:

Incontriamoci sotto i fiocchi di neve

Autore: Coralie Winka

Editore: Literary Romance Edizioni 

Traduzione: Cecilia Metta 

Lunghezza: 154 pagine 

Data pubblicazione: 1 Dicembre 2022 

Trama

1994. Séverine, liceale dell’ultimo anno, sa esattamente cosa fare quando si diplomerà. Appassionata della lingua di Goethe, studierà tedesco a Strasburgo. Un giorno d’autunno, si imbatte nell’opuscolo di un’agenzia di viaggi che offre un soggiorno per Natale in un grazioso piccolo hotel nel cuore delle montagne austriache. Sfortunatamente, i suoi amici non possono accompagnarla, quindi fa da sola il viaggio organizzato in autobus. Lì, incontra un gruppo di simpatici inglesi, e Dragan, il cameriere dell’hotel che le rende la vacanza indimenticabile…

Tra uscite notturne, paesaggi mozzafiato, prime esperienze sciistiche, nonché la scoperta della città di Mozart e la magica atmosfera dei mercatini di Natale, il soggiorno di Séverine metterà in discussione tutti quei propositi a lungo accarezzati.

RECENSIONE

Dopo un timido inizio nella sostanza dei dialoghi e nello sviluppo, la storia riesce gradualmente a conquistare il lettore. Decisivo è stato il trasferimento di Severine in Austria dove l’atmosfera natalizia ei paesaggi innevati hanno compiuto l’ennesima magia.

Alcune descrizioni sono veramente emozionanti

L’immensa distesa bianca intorno a me era davvero rilassante. L’armonia del paesaggio mi procurava un grande senso di benessere, il cielo era azzurro e i raggi di sole riflessi sulla neve mi abbagliavano.

Quelle dedicate a Salisburgo assolutamente realistiche.

Salimmo la passerella illuminata fino alla torre di guardia e poi i gradini fino a una piattaforma esterna da cui si poteva ammirare un magnifico panorama. Il profilo delle montagne s’intravedeva a metà, dietro la città sottostante, scintillante di luce. Gli edifici che avevamo visitato la mattina ora erano illuminati e troneggiavano al centro della città che, con il suo mantello bianco, sembrava incantata. In lontananza, il Salzach, discreto e sinuoso, rifletteva i raggi di luce.

Incontriamoci sotto i fiocchi di neve è una novella natalizia ma non una fiaba. Contiene infatti un riferimento preciso alla guerra fratricida che ha scosso i Balcani, evoca sentimenti dolorosi come la lontananza e la solitudine ma insegna a non lasciarsene sopraffare.

Una parentesi romantica tra le difficoltà di tutti i giorni e di tutte le età per una liceale che si affaccia incerta e insicura verso il futuro tanto quanto Dragan, il ragazzo rifugiato.

Dolce e chiaro lo stile così come la determinazione di Severine che ha deciso di prendere in mano la sua vita, accanto a lui.

Lettera a Jane Austen

Preg.ma Miss Jane Austen,

si sa pochissimo della Sua vita, delle Sue abitudini e soprattutto delle Sue opinioni, ma credo che qualcosa si possa arguire leggendo in modo approfondito i Suoi scritti e provando a scoprire chi è Lei proprio attraverso le Sue parole.

Sebbene Lei si sia vantata di essere con tutta la possibile presunzione, la donna più illetterata e disinformata che abbia mai osato diventare un’autrice, le Sue doti sono di gran lunga superiori alla media.

La Sua falsa modestia la porta a sostenere che nessuna può essere veramente considerata istruita se non va ben oltre quello che si vede di solito, poiché una donna deve avere una profonda conoscenza della musica, del canto, del disegno, della danza e delle lingue moderne, per meritare questa parola; e oltre a questo deve possedere un certo non so che nell’atteggiamento e nel modo di camminare, nel tono della voce, nel modo di rivolgersi agli altri e di esprimersi, altrimenti la parola non sarà meritata che a metà.

E comunque a parlare per Lei è il Suo successo che dura ormai da oltre due secoli e La fa essere una scrittrice letta e ammirata non solo in Irlanda, ma in tutto il mondo. Sicuramente L’ha aiutata la Sua propensione a farsi una bella risata, a sorridere cioè ogni volta possibile, di stravaganze e sciocchezze, capricci e assurdità, di cui peraltro il mondo è pieno; l’immaginazione ha fatto il resto.

Capisco che per Lei sarebbe più facile riconoscere di essere un’ottima governante, detenendo la peculiare eccellenza di avere sempre molta cura di provvedere al suo appetito, principale merito nel governo di una casa.

Questa dote avrebbe conquistato anche un giovanotto bello, simpatico, ineccepibile (come non ne abbondano nella vita reale) ma avendo declinato più di una proposta, credo si sia trattato di una decisione sufficientemente razionale e di buonsenso, destinata eventualmente a estinguersi in modo molto ragionevole.

Sono certa che Lei non fosse una di quelle signorine (se esistono signorine del genere) da essere così audaci da affidare la propria felicità alla possibilità di una seconda proposta. La vedo infatti estranea ai colpi di testa, più vicina al buonsenso che alla sensibilità, convinta che i giovanotti belli devono avere qualcosa per vivere, esattamente come quelli brutti.

Credo di capire che la vita casalinga più delle occasioni mondane, le fosse congeniale e apprezzasse particolarmente, come una sensazione voluttuosa, sedere senza far niente davanti a un bel fuoco in una stanza ben proporzionata. Più delle quattro mura per Lei hanno rappresentato una solida certezza gli affetti domestici al pari dell’insoddisfazione per l’incoerenza della natura umana.

La definirei una persona poco incline ad allacciare amicizie essendo piuttosto avvezza a vedere subito del ridicolo nella gente e a trattarla come merita.

Vorrei che non avesse avuto alcun rimpianto anche se qualche desiderio, qualche desiderio predominante è necessario per dare vivacità all’animo di ciascuno; mi auguro non in relazione al matrimonio non essendosi dimostrata -mi pare- sensibile a nessuna delle attrattive al matrimonio e senza amore, assolutamente non disposta a modificare la Sua situazione. La Sua mente attiva e indipendente ha costituito senz’altro la Sua migliore risorsa.

Se è stato difficile rispetto ai suoi colleghi uomini affermarsi come scrittrice di romanzi, avendo loro da sempre avuto ogni vantaggio nel raccontare la loro storia, forti del privilegio dell’istruzione, la Sua penna si è rivolta ai romanzi intenzionata a garantire con essi una tollerabile serenità e a finirla con il resto.

Le assicuro che se a Lei hanno procurato una rendita piuttosto modesta, a noi hanno portato una duratura felicità.

Romina

100 Natali di Antonia Romagnoli

Dalla Prefazione

Il Natale è il periodo dell’anno che preferisco.

Dalla lettura di questo libro capirete anche quanto possa amarlo l’autrice, Antonia Romagnoli, che ha deciso di farvene innamorare perdutamente, se non lo siete già.

Il Natale è calore, casa, affetti e un pizzico di magia, ma anche attaccamento alle tradizioni e alle proprie radici. Ed è proprio questo che Antonia ha deciso di farci ritrovare andando a ricostruire la storia dei festeggiamenti natalizi, rintracciando al tempo stesso le origini della passione per quello straordinario periodo che è l’Ottocento.

Quella particolare affinità elettiva che lega a una determinata epoca storica, che nel caso di Antonia è immediatamente riconducibile a quella Regency & Victorian -inglese-, unitamente alla sua innata vocazione alla narrazione divulgativa sono gli elementi distintivi della sua figura di autrice, ma anche gli elementi trainanti di questa opera.

Una Summa di tutto quel che dovreste sapere -e non sapevate dove trovare-, sul Natale.

Un lavoro complesso e articolato, di ricerca, studio, approfondimento reso fruibile solo grazie alla sua immensa passione per il mondo e la cultura anglosassone e alla sua straordinaria capacità di entrare subito in sintonia con il lettore, arricchendolo anche suo malgrado.

Quello che ci propone Antonia è un viaggio mirabolante, ricco e interessante attraverso quella composita macchina colorata e intrisa di bontà che è il Natale. Un viaggio che passa anche e soprattutto attraverso i meravigliosi mondi che gli autori dell’Ottocento hanno saputo regalarci con i loro capolavori, ricreando al meglio la magia del Natale.

Durante una fermata allietata dai canti, intrisa di profumi invitanti e agghindata con le decorazioni in vischio e carta velina, potreste infatti scoprire che il Natale è invece soprattutto uno stato d’animo che coinvolge sentimenti universali di solidarietà e condivisione umana rintracciabili in ogni era e a ogni latitudine.

Non solo un compendio di tradizioni, usanze, costumi, che raccontano la Storia, ma un libro che fa bene al cuore e sa tenere compagnia, un libro che può riempire un vuoto e colmare una solitudine, insomma un libro un po’ speciale, come speciale è il Natale!

Romina Angelici

Descrizione

100 Natali – Sono quelli del 1800, il secolo in cui, con un poco di approssimazione, si dipanano le epoche Regency e Vittoriana. In questo lavoro, una piccola opera divulgativa, non un saggio, vi voglio accompagnare come lo Spirito dei Natali Passati a conoscere le origini di tante tradizioni perdute, di altre ancora presenti nelle nostre case, a caccia di leggende e di storie vere che hanno reso il Natale la festa che conosciamo oggi e che spesso incontriamo nei libri, nei film e che magari non comprendiamo del tutto. Ho cercato per voi immagini e ricette, per entrare ancor di più in questa realtà così distante eppure vicina.

Whisky a colazione

Titolo: Whisky a colazione 

Autore: Simona Friio e Amanda Foley 

Editore: Literary Romance 

Data di pubblicazione: 11/02/21 

Genere: commedia romantica 

Autoconclusivo 

Formato: Ebook e cartaceo 

Sinossi

Una distilleria nel cuore della Scozia. La leggendaria traversata della Manica. Il mistero di dodici botti scomparse. Un’archeologa più piccante del peperoncino e un visconte strappato ai suoi numeri. Quando l’impossibile diventa possibile. E il giallo si trasforma in rosa.

La giovane archeologa Miranda Mill parte alla volta dell’isola di Islay con il compito di scovare delle botti di pregiatissimo whisky misteriosamente scomparse nel 1941. Sulle orme della leggendaria traversata della Manica di Rudolf Hess, braccio destro di Hitler, Miranda e il suo aiutante Jack, si mettono alla ricerca del prezioso malto che potrebbero salvare dal fallimento la rinomata distilleria dei MacTravish. Il suo arrivo, tuttavia, è accolto con riluttanza dal giovane e affascinante visconte Mark, affermato docente di fisica a Cambridge che, dopo l’improvvisa morte dei genitori, ha momentaneamente lasciato la cattedra per tentare di risollevare le disastrose finanze che altrimenti condurrebbero alla chiusura della distilleria di famiglia. Affermare la propria competenza agli occhi di Mark, si rivela un’impresa ai limiti dell’impossibile per la giovane archeologa che prova in ogni modo a farlo capitolare. La scoperta di un misterioso single track che attraversa MacTravish Manor, nonché l’esistenza di un antico mappale, porta a galla misteri e segreti sapientemente celati. Il ritrovamento di un cadavere nella baia della distilleria getta però nel caos il clan dei MacTravish. A stemperare la tensione ci pensa l’eccentrica e attempata Lady Violet, prozia di Mark, intenta a portare a termine un progetto personale alquanto originale seppur bizzarro. Con arguzia e spiccato senso ironico, la Lady tiene saldi i cardini di questa commedia giallo-rosa dove ogni cosa sembra ingarbugliarsi, ma tutto è possibile.

RECENSIONE

Il nuovo romanzo di Simona Friio e Amanda Foley. 

 Due scrittrici brave a reinventarsi e a raccontare sempre nuovi mondi da approfondire e scoprire meglio.

Questa volta ci portano in Scozia in un’isoletta sperduta, battuta dai venti, che custodisce gelosamente tradizioni e segreti di famiglia nascosti in una distilleria antica. 

 La dottoressa Miranda Mill trova e rende del filo da torcere nel condurre le sue ricerche nei possedimenti della famiglia Mc Travish.

Il Visconte Mark non accetta le chiassose incursioni nei locali della distilleria né che gli si manchi del dovuto rispetto. 

In un pirotecnico scambio di battute ad alto contenuto alcolico i due non se le mandano certo a dire e se il Visconte non è proprio così antipatico, la dottoressa Mill è una simpatica impicciona che non vestirà capi firmati ma è attraente lo stesso. 

Quella strana sensazione allo stomaco che entrambi cominciano ad avvertire alla vista dell’altro forse non è solo l’effetto di un buon whisky a colazione! 

Se l’inizio è allegro e frizzante, mano a mano che il mistero si infittisce la tensione aumenta di gradazione e la trama diventa avvincente. Ci ritroviamo coinvolti in una detective story intrigante e alla cui risoluzione è appassionante partecipare, se non altro per scoprire che cosa succederà tra Miranda e Mark che finalmente passano a darsi del tu. 

La formula della narrazione a due voci che hanno adottato le autrici conferma ed esalta la loro bravura e rende scorrevole e avvincente un romanzo originale e pieno di aroma, da assaporare gradatamente.  

Lo consiglio! 

Romina

Un Natale con Emma

Recensione del blog Storie di lettura

https://storiediletturae.blogspot.com/2021/03/recensione-un-natale-con-emma-di-romina.html

Titolo: Un Natale con Emma

Autore: Romina Angelici

Editore: Literary Romance 

Data di uscita: 14.12.2020 

Genere: libro-game derivated

Formato: cartaceo ed ebook; 

Sinossi

Siamo a Highbury. Esattamente un anno dopo i fatti narrati da Jane Austen in Emma. John e Isabella sono arrivati ad Hartfield per trascorrere il Natale come da tradizione e quest’anno Emma ha deciso di dare un ballo proprio la Vigilia di Natale. A impegnarla subito però, e sicuramente più del dovuto, non sono tanto i preparativi per il ballo, quanto i suoi ospiti, sua sorella e suo cognato. Quest’ultimo in particolare, John Knightley, si comporta stranamente, è insolitamente attivo e socievole, diversamente dal solito. Attenta a non disturbare troppo Mr. Woodhouse, a non irritare suo marito George, e a proteggere Isabella, Emma si ritroverà immischiata in quella che sembra a tutti gli effetti una illecita liaison di suo cognato John con Miss Prince, un’insegnante della scuola per signorine di Mrs. Goddard. Tutto questo metterà a rischio il Natale? Emma sarà in grado di salvarlo o di rovinare tutto? Divertitevi a scoprirlo tra le pagine del libro e se non vi piacerà il finale, nessun problema, potrete sempre tornare indietro e scegliere quello che più vi aggrada! Buona lettura e buon divertimento!

RECENSIONE

Premetto che da ragazzina divoravo libri Game. Soprattutto a tema fantasy, quindi questo “gioco” di Romina non ha potuto che rendermi davvero felice. 

Innanzitutto ha scomodato Emma di Jane Austen (wow) -e anche se non siete appassionati lettori all’inizio della storia fa una parentesi per spiegare i personaggi- e ci fa passare con lei uno dei periodi che le persone amano di più dell’anno: il Natale. 

A me, che sono una specie di Grinch, leggere di Natale in un periodo non natalizio ha attenuato l’inclinazione malefica, senza considerare che, a differenza di ciò che accade a casa mia, qui il Natale è solo un pretesto per organizzare un gran ballo. 

Tra l’organizzazione della festa natalizia e il ritorno della sorella e del cognato sotto il venerabile tetto di Hartfield, tra un malanno e una acquisto all’emporio di Highbury, da Mr. Ford, una riunione per il tè e un giro in carrozza, insomma tra una riga e l’altra Romina riesce a creare una situazione molto incresciosa che la curiosità di Emma, e del lettore con lei, deve risolvere. 

(Una bella gatta da pelare, direi io). 

Cosa potete volere di più?

Nello stile Romina richiama quello originario di Jane Austen, tenendo fede alla storia da cui si ispira non solo nella caratterizzazione dei personaggi, ma anche nella struttura narrativa. 

Un libro da leggere tutto d’un fiato e, come suggerisce l’autrice stessa, se il finale che è capitato non fosse piaciuto, si può sempre tornare indietro e cambiare. 

Io l’ho fatto. Ho preso tutte le vie e ho curiosato in ogni angolo. Mi sono divertita come una matta, anche se sono soprattutto due i finali che ho apprezzato appieno. 

Quali? 

Lo sapete che non amo gli spoiler, quindi andate a leggere la storia e poi ne parliamo. 

Emma