
Storie di Natale – Terzo Volume
Louisa May Alcott
Edizioni Clicly
Terzo e ultimo volume della Lulu’s Librarym la raccolta di storie che Louisa scrisse a sedici anni per le sue sorelline e per dedicarle alla figlia di Emerson, Ellen, e che sarebbero uscite di lì a poco in una raccolta dal titolo Fiabe floreali. Le rivede a distanza di anni, nel 1887, per inserirle nella raccolta che porta il nome dell’amata nipotina.
Sinossi:
In questo terzo volume di racconti, uscito a Boston nel 1889, pochi mesi dopo la morte dell’autrice, Alcott accantona l’aspetto fantastico che aveva in parte caratterizzato le storie precedenti, e si concentra con sguardo attento e penetrante sulle piccole gioie, i dolori, le speranze e le delusioni di bambine e bambini delle classi più disagiate, in un’America fortemente industrializzata e disuguale, dove le sacche del disagio e dell’ignoranza sembrano espandersi, nelle città come nelle campagne. Con la sua sensibilità etica e sociale, l’autrice compone in questo volume degli «schizzi» di vita, liberandosi dal retaggio del buon vecchio Dickens per entrare nel cuore e nella mente dei suoi piccoli protagonisti. Ecco allora il peso della miseria e del lavoro minorile che logora anche l’attesa dei giorni di festa, ma al tempo stesso rilancia la generosa inventiva dei ragazzini poveri (Un tacchino di Natale); il miracolo terreno di un’assistenza mirata e caritatevole che ridona la luce e la gioia di vivere a una bambina colpita dalla cecità (L’allodola cieca); il romanzo di un giovane povero che sogna un futuro migliore e il cui talento viene sfruttato sordidamente da benefattori imbroglioni (Musica e maccheroni); i capricci dei bambini ricchi, deviati a fin di bene dalla lezione della realtà o dalle sagge memorie dei nonni (Il borsellino rosso, Lettino di bambola); ma anche il modernissimo ritratto di piccole donne in fiore, di varia estrazione sociale e culturale, che si confrontano, si scontrano, solidarizzano, con la voglia crescente di un’educazione e un’indipendenza tutta al femminile (Il segreto di Sophie).

Recensione
La raccolta si apre con un racconto intitolato Ricordi della mia infanzia e non esito a definirlo il più interessante per la quota autobiografica che reca con sé. Le lezioni, il teatro nel fienile, le corse a perdifiato, i grandi filosofi frequentati, i sacrifici e l’amore per la lettura: ecco raccontata in estrema sintesi la giovinezza poco spensierata di Louisa che però riesce a tracciare il suo soddisfacente bilancio:
Ogni esperienza andava a finire nel calderone per uscire come spuma, o evaporare in fumo, fino a che il tempo e la sofferenza non rafforzarono e purificarono quel misto di verità e fantasia, e una salutare sorgente per bambini cominciò a sgorgare con piacere e profitto.
Gli altri hanno per protagoniste, per la maggior parte, piccole donne e una delle questioni più ricorrenti è, oltre alla bontà d’animo, l’educazione/istruzione femminile. L’intento pedagogico è chiaro, se non tornassero a ricordarlo gli edificanti interventi di una occasionale zietta. Louisa vuole convincerci della fideistica certezza che il bene viene sempre ricompensato e la generosità e operosità femminili sono il miglior strumento d’azione. Queste storie non narrano di grandi avventure e ricchezze se non quelle che può procurare un cuore sollecito. I personaggi sono eroi ed eroine di cui è piena la vita quotidiana che compiono azioni altrettanto valorose. Lo sguardo comprensivo di Louisa non si ferma alle situazioni disagiate vicine a lei, ma riesce ad abbracciare con sensibilità lungimirante quelle analoghe, magari viste durante i suoi viaggi in Europa come nel racconto di Tino, Musica e Maccheroni, o quello dell’olandese Trudel, L’assedio di Trudel).
Con tanti ringraziamenti Tino lasciò il Grand Hotel, sentendosi troppo giù di corda per preoccuparsi più di tanto di quello che gli era accaduto, perché tutti i suoi bei sogni erano rovinati come quella cesta di porcellane delle Mille e una notte che un uomo aveva rovesciato a calci mentre sognava di essere un re.
Una lezione di inclusività che riteneva utile impartire alla piccola Lulu.
Passando attraverso diversi registri, dal commovente de L’Allodola cieca, al fantasioso La festa dell’argenteria umanizzata, Louisa confeziona un regalo davvero speciale: che mentre insegna riesce a divertire.
L’arte di trasformare le ciglia aggrottate in sorrisi non è mai passata di moda, e le buone maniere rimuovono meravigliosamente le piccole preoccupazioni della vita.
È quindi per tutti questi motivi che gli insegnamenti che veicolano le Storie di Natale di Louisa sono sempre validi perché si appellano alla solidarietà umana e ai valori incrollabili della pietas e dell’amore.