Archivio | dicembre 2021

Nuove storie di Natale di Louisa May Alcott

Nuove storie di Natale

Louisa May Alcott

Edizioni Clicly

Siamo al secondo volume della Lulu’s Library.

Si tratta delle storie che Louisa scrisse a sedici anni per le sue sorelline e per dedicarle alla figlia di Emerson, Ellen, e che sarebbero uscite di lì a poco in una raccolta dal titolo Fiabe floreali. Le rivede a distanza di anni,  nel 1887, per inserirle nella raccolta che porta il nome dell’amata nipotina.

Lulu's Library Series, Volume 2 - E-book - Louisa May Alcott - Storytel

Questo Ensemble ha la caratteristica e il pregio di interessare il mondo della natura e degli esseri viventi di qualsiasi specie, vegetale e animale, soprattutto se di piccole dimensioni.

La Natura nasconde così tanti tesori e miracoli da sfiorare spesso il parallelo e misterioso Mondo della Magia e delle Fate. Louisa ci conduce per mano nei meandri di questo affascinante universo con una conoscenza botanica e naturalistica ammirevole.

March | 2013 | Louisa May Alcott is My Passion

Quello che lascia stupiti è anche la sua spumeggiante immaginazione che riesce a trovare un nome e una spiegazione fiabesca a tutti fenomeni più prosaici esistenti in Natura. Una cosmologia che deve fare i conti con la bellezza di ogni creatura vivente senza perdere di vista il disegno celeste cui è finalizzata. I germi positivi del trascendentalismo hanno messo radici e il concreto buonsenso di Louisa sa bene come correggerne le derive utopiche.

L’acqua del ruscello canta una melodia che solo le bimbe più buone sanno ascoltare e Madre Natura ha dodici figli da tenere a bada prima che possa tornare finalmente a risplendere la Primavera con Raggiodisole.

La bambina che desidera diventare una sirena imparerà presto che il suo posto è accanto all’amore della sua mamma e Brownie, il folletto color cioccolata ci insegna ad apprezzare il valore delle semplici cose che già possediamo.

The Brownie and the Princess & Other Stories: Alcott, Louisa May:  9780060000844: Amazon.com: Books

Nascosta dietro l’angolo, a ogni giro di frase, c’è una bella lezione morale che non facciamo fatica a cogliere e a mettere da parte con cura.

Questa è una bella storia, me la ricorderò” disse Marion, mentre la narratrice si piegava per rinfrescarsi con un sorso d’acqua dopo il lungo racconto.

“Ricordati anche che cosa significa, mia cara” disse il fiore con la sua voce soave. “Impara a governare te stessa: fa’ del tuo piccolo regno un’oasi felice e pacifica, e non considerare nessuna creatura troppo umile per poterti impartire una lezione… neanche una viola mammola”.

Come è stato giustamente osservato non sono fiabe queste prettamente natalizie nel contenuto anche se è Louisa stessa a dare loro questa connotazione utilizzandole come dono di natale. Storie della buonanotte, storie floreali, storie della fantasia e insegnamenti di vita. Louisa è esattamente nel suo elemento.

Alcott ormai dispone di un lessico e di una conoscenza botanica e faunistica che le consentono di animare fin nei dettagli e dar vita “umana” e parole a tutti gli infiniti personaggi delle sue storie, siano elfi o pansè, api o violette, cardi o falene, scoiattoli o fate, cicogne o sirene.

The Project Gutenberg eBook of Lulu's Library, by Louisa M. Alcott.

Sinossi:

Altri undici racconti, tutti finora inediti in Italia, tratti dal secondo volume della raccolta Lulu’s Library, una serie di storie per bambini scritte da Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne, tra il 1885 e il 1887. Nate come favole della buonanotte per la nipotina, queste storie ebbero poi così tanto successo tra la bambina e i suoi amici che l’autrice decise di farne un libro: «Non avendo nient’altro da regalare quest’anno, le ho raccolte in un solo volume come dono di Natale». Ne emerge, come nella sua saga più celebre, un insieme di semplicità e di ricchezza di temi, un precorrere i tempi, anche politicamente, una capacità straordinaria di narrare e di trasmettere valori che al suo tempo erano assolutamente rivoluzionari. Un libro per bambini ma anche per genitori, e per chiunque voglia esplorare il mondo straordinario di una scrittrice che ancora oggi, dopo quasi due secoli, non cessa di stupirci e affascinarci.

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Charlotte Heywood

Rose Williams talks about her character Charlotte Heywood - YouTube

Di certo Jane Austen aveva un una particolare predilezione sia per il nome “Emma” sia per l’eroina, come lei stessa ammise, ma anche nei confronti del nome “Charlotte” aveva un debole: Charlotte Lucas, Charlotte Smith, Charlotte Heywood.

Quest’ultima almeno succede a una precisa dichiarazione d’intenti in tal senso:

Ammiro la perspicacia e il buongusto di Charlotte Williams. Quegli occhioni scuri giudicano sempre bene. – Le farò omaggio, dando il suo nome ad un’Eroina .

Era infatti l’ottobre 1813 e questa volta era Jane a essere ospite a Godmersham Park mentre Cassandra era rimasta al cottage. Come se stessero nel salotto di casa a fare due chiacchiere, Jane e Cassandra si scambiano giudizi su conoscenze comuni e quello rilasciato da Jane su Charlotte Williams è decisamente positivo.

Le signorine Williams erano figlie del pastore Philip Williams e presumibilmente di estrazione sociale simile alle signorine Austen.

Lettere n. 81 del 11-12.10.1813 e n. 150 del 24.1.1817 trad. Giuseppe Ierolli jausten.it

Sanditon (eNewton Classici) eBook : Austen, Jane: Amazon.it: Kindle Store

Sanditon è stato composto tra il 27 gennaio 1817 e il 18 marzo dello stesso anno.

Il romanzo incompiuto, intitolato Sanditon, fu donato al King’s College di Cambridge negli anni ’30 dalla pronipote dell’autore.

Il manoscritto Sanditon di Jane Austen
https://www.bbc.com/news/uk-england-cambridgeshire-41192020

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Curioso se fosse vero di Elizabeth Gaskell

Curioso se fosse vero

Elizabeth Gaskell

Racconto

Trad. Miriam Chiaromonte

Caravaggio Editore

Elizabeth Gaskell incontra Perrault e si inoltra nel mondo incantato delle fiabe.

Curioso, se fosse vero, ispirata al mondo delle fiabe (tra le quali Pollicino, Il gatto con gli stivali, Cenerentola, La bella e la bestia, Dick Whittington e il suo gatto e Barbablù), è una delle ultime short story gotiche di Elizabeth Gaskell.

Nel febbraio 1860 sul Cornhill Magazine diretto da William Thackeray, rivista con la quale Mrs Gaskell aveva preso a collaborare, comparve in forma anonima questo misterioso estratto di una lettera del sig. Richard Whittingham. La short story confluì poi nella raccolta successiva La donna grigia e altri racconti.

La storia ammantata di atmosfera magica, viene però datata in modo preciso perché si svolge un certo 18 agosto. Nell’Introduzione Miriam Chiaromonte ci ricorda che il 18 agosto 1838 Elizabeth Gaskell scriveva agli editori Mary e William Howitt citando la propizia leggenda di Re Artù, richiamata anche tra queste pagine, e dando inizio alla sua fortunatissima e speciale carriera letteraria.  

Curious, If True by Elizabeth Cleghorn Gaskell | Waterstones

A metà tra sogno e realtà il protagonista del racconto si perde nella più classica delle circostanze smarrendo la strada in un bosco e imbattendosi in un castello.

Ampio, imponente, e scuro era il suo contorno contro il buio cielo notturno; c’erano torri rotondeggianti e tourelle e cose del genere che svettavano meravigliosamente nell’offuscata luce stellare.” Varcando la soglia di un antico château, Richard Whittingham si ritrova a una surreale festa con personaggi trasformati in tipi vittoriani; il sogno e la realtà si confondono e, ben presto, i misteriosi invitati si rivelano diversi da quello che sembrano. “

Qui, mentre è in pieno svolgimento una festa sontuosa, scopre di essere atteso, forse perché scambiato con qualcun altro, e fa la conoscenza con alcuni invitati particolari che rimandano alle celeberrime fiabe. C’è un giovane furbo e servizievole con degli stivali troppo consumati, una dolce vecchietta con i piedi gonfi per aver indossato scarpette troppo strette, e un’ossequiosa padrona di casa che ancora compiange il crudele marito barbuto.

Come ogni bel sogno anche il racconto finisce troppo presto ma la magia creata dalla penna di Elizabeth Gaskell, come sempre, rimane.

Miriam Chiaromonte ha tradotto per noi questo piccolo inestimabile gioiello che Caravaggio Editore ha voluto regalarci, riconfermando Mrs Gaskell maestra indiscussa dell’arte narrativa.

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Cosa l’Amore può fare di Louisa May Alcott

Cosa l'amore può fare. Una storia di Natale. Ediz. a colori - Louisa May Alcott - copertina

Una storia natalizia perfetta che insegna i prodigiosi poteri dell’Amore, quello disinteressato, che muove direttamente dal cuore e diventa fattivo e che mentre reca sollievo, rende sicuramente migliori.

Il volume Einaudi etichettato per ragazzi è consigliato a tutte le età.

Cartonato e arricchito di splendide illustrazioni, pervade l’aria di note soavi e gentili scaturite dal cuore dalle due piccole sorelline che accoccolate nel loro misero lettino la vigilia di Natale, sognano un domani migliore.

Amazon.it: Cosa l'amore può fare. Una storia di Natale. Ediz. a colori -  Alcott, Louisa May, Not, Sara, Lamarque, Vivian - Libri

Sarà l’impegno di quegli adulti che vivono loro vicino a realizzare il loro sogno: a riempire i loro occhi di meraviglia e a riscaldare le loro manine fredde.

La sinossi recita in modo estremamente riduttivo:

La sera della vigilia di Natale due sorelle si confidano i loro desideri. Sussurrano, per non dare un dispiacere alla loro mamma, che non può esaudirne nemmeno uno. Ma qualcun altro sta ascoltando… Da una grandissima autrice, un meraviglioso classico di Natale. Età di lettura: da 7 anni.

Anche il lettore riceve in cambio la sua quota di regali, regali che arrivano direttamente all’anima

Trovate la storia anche in questa raccolta di racconti Garzanti

 

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Cercando sul web ho trovato questo libro ispirato proprio a questa storia di Louisa, grazie al blog

Natale a Graystone Manor

Tradizioni natalizie in epoca Regency

Tratto dalla prefazione al racconto: Natale a Graystone Manor

Una famiglia dell’epoca Regency poteva scegliere di celebrare solo con i parenti o decidere di cenare con amici stretti. In entrambi i casi la cena di Natale si basava sul consumo di diverse portate.

Anche i domestici avevano un giorno libero non a Natale, ma a Santo Stefano, che nell’Ottocento sarà chiamato Boxing Day: il giorno in cui i domestici ricevevano anche i loro regali.  L’etimologia del termine “Boxing Day” deriva dalla parola inglese “box“, scatola, e all’usanza nata nell’Ottocento di regalare doni ai dipendenti o ai membri delle classi sociali più povere…

La casa era addobbata con il vischio (la cui tradizione risale ad antichi usi celtici) e alcune piante di sempreverdi…

In epoca Regency non c’era ancora la tradizione dell’albero di Natale (che introdurranno la Regina Vittoria e il principe Albert) ma quella del ceppo natalizio, anch’essa collegata a Yule, che nelle tradizioni germanica e celtica precristiana, coincide col solstizio d’inverno.

A Regency Christmas | Charlotte Betts

Il menù del pranzo o cena di Natale prevedeva: roastbeef e cacciagione, con l’aggiunta di oca, cappone, fagiano, cigno e/o pavone.

Celebrating a Regency Christmas | Every Woman Dreams…

In una delle sue lettere, Jane Austen scrisse: “Stiamo appena iniziando a impegnarci in un altro dovere di Natale, che consiste, dopo aver mangiato tacchini, nel disporre dei soldi di Edward per preparare regali per i poveri”.

Le Mincemeat pies erano torte di carne tritata arricchite di frutta e spezie, anch’esse accompagnate dal detto secondo cui “se mangi torte tritate per tutti i 12 giorni di Natale, avrai 12 mesi di felicità”.

La Cena di Natale veniva servita verso le quattro di pomeriggio. Poi, durante la serata, si faceva un brindisi alla stagione.

Christmas pudding (Inghilterra)

Era d’obbligo preparare come dolce il plum pudding, che poi diventerà il Christmas pudding. Letteralmente significa budino di prugne ma in realtà non tutti sanno che non contiene prugne bensì frutta secca e uvetta.

Altri dolci tipici natalizi erano il panpepato e i biscotti allo zenzero, la zuppa inglese e il syllabub: un misto di latte, brandy e vino che in origine si beveva ma che in seguito venne montato e trasformato in gelatina per essere mangiato.

A fine pasto veniva servito il Wassail, un liquore che conteneva molto alcool (e che agiva un po’ come un pugno nello stomaco), portato a tavola nella caratteristica bowl (una grossa coppa) e bevuto caldo. Il wassail (nell’inglese antico was hál, letteralmente ‘alla salute’ e con il wassail pertanto, brindo a voi!!! Auguri!

Tradizioni natalizie in epoca Regency | I piaceri della lettura

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Natale in Emma di Jane Austen

Emma (novel) - Wikiquote

Il romanzo che concede maggiore spazio al Natale (così come alla Pasqua) è Emma.

Per il Natale è attesa la visita di Isabella e John con i nipoti a Hartfield e questo arrivo catalizza ovviamente l’attenzione di tutti, vista anche la scarsità di altre novità, questa volta in modo particolare perché trascorreranno l’intero periodo con i Woodhouse.

L’arrivo della famiglia della sorella era così prossimo che, prima nell’attesa e poi nella realtà, divenne da quel momento in poi il suo principale motivo d’interesse; e durante i dieci giorni del loro soggiorno a Hartfield[1].

Ci viene infatti spiegato che di solito invece i coniugi Knightley dividono il loro soggiorno tra Hartfield e Donwell:

Fino a quell’anno, ogni lunga vacanza dopo il matrimonio era stata divisa tra Hartfield e Donwell Abbey… Mr. e Mrs. John Knightley, i loro cinque figli, e un appropriato numero di bambinaie, raggiunsero sani e salvi Hartfield.

Con loro c’è l’ultima figlia, Emma, nata nell’aprile precedente, cui è stato dato il nome della zia:  

l’ultima arrivata, un’incantevole bimba di otto mesi, che era alla sua prima visita a Hartfield, felicissima di essere spupazzata tra le braccia della zia[2].

Durante il suo soggiorno a Hartfield, Isabella trascorre il suo tempo tra visite a vecchie conoscenze e serate in famiglia:

Non c’era creatura più felice al mondo di Mrs. John Knightley, in quella breve visita a Hartfield; se ne andava in giro ogni mattina tra le sue vecchie conoscenze con i suoi cinque figli, e tutte le sere chiacchierava con il padre e la sorella di ciò che aveva fatto. Non aveva null’altro da desiderare, se non che le giornate non trascorressero così velocemente. Fu una visita deliziosa; perfetta proprio per l’estrema brevità[3].

Un Natale con Jane Austen | I piaceri della lettura

L’invito a pranzo da parte di Mr Weston rompe quest’armonia familiare imponendo un impegno in società rappresentato dal pranzo della Vigilia di Natale a Randalls:

In generale le loro serate erano meno occupate dagli amici rispetto alle mattinate; ma non si poté evitare l’impegno di un pranzo ufficiale, e fuori casa anche, sebbene fosse Natale. Mr. Weston non avrebbe accettato un rifiuto; dovevano tutti pranzare a Randalls un giorno di quelli; persino Mr. Woodhouse si lasciò convincere a considerarla una cosa possibile, da preferirsi a una divisione del gruppo familiare.

Che si tratta di un evento eccezionale che il Natale o almeno la Vigilia, si festeggi fuori casa, è rimarcato subito dopo:

La sera prima del grande evento (poiché era davvero un grande evento che Mr. Woodhouse pranzasse fuori il 24 dicembre) 

Mr John Knightley è la persona più adatta a esprimere tutta l’assurdità di una simile deroga alle consuete tradizioni natalizie sconvolgendo tutte le abitudini e comodità domestiche: stare al caldo, godere la compagnia dei figli, assentarsi da casa per ben cinque ore:

Emma notò subito che il suo compagno non era dell’umore migliore. Prepararsi e uscire con un tempo del genere, rinunciare alla compagnia dei figli dopo il pranzo, erano mali, o almeno fastidi, che non potevano certo far piacere a Mr. John Knightley; non vedeva nulla in quella visita che potesse valerne la pena; e l’intero tragitto verso la canonica lo passò a esprimere il proprio malcontento.

“Un uomo”, disse, “deve avere un’ottima opinione di se stesso per invitare delle persone a lasciare il loro focolare, e affrontare una giornata come questa, allo scopo di andare a trovarlo. Deve ritenersi un tipo davvero molto gradevole; io non farei mai una cosa simile. È un’assurdità bella e buona. Adesso sta davvero nevicando! La follia di non permettere alla gente di starsene comodamente a casa, e la follia della gente che non se ne sta comodamente a casa quando potrebbe! Se fossimo costretti a uscire in una giornata come questa, per dovere o per affari, che sofferenza ci sembrerebbe; ed eccoci qui, con vestiti molto più leggeri del solito, metterci in marcia volontariamente, senza giustificazioni, a dispetto della voce della natura, che dice agli uomini, in tutto ciò che vedono e che percepiscono, di starsene a casa e di tenersi al riparo più che si può, eccoci qui, avviati a trascorrere cinque ore noiose in casa di un altro, con nulla da dire o da sentire che non sia stato detto o sentito il giorno precedente, e che non possa essere detto o sentito il giorno successivo. Partire con un tempo orribile, tornare probabilmente con un tempo peggiore; quattro cavalli e quattro domestici fatti uscire per portare cinque creature oziose e piene di brividi in stanze più fredde e in una compagnia peggiore di quella che avrebbero potuto avere in casa loro.”[4]

Le considerazioni prosaiche sul Natale sono lasciate al più prosaico dei personaggi: Mr Elton:

“Clima natalizio”, osservò Mr. Elton. “Adeguato alla stagione; e possiamo ritenerci estremamente fortunati che non sia cominciato ieri e non abbia impedito il ricevimento di oggi, come molto probabilmente sarebbe successo, visto che Mr. Woodhouse non si sarebbe certo arrischiato se ci fosse stata molta neve; ma ormai non ha nessuna importanza. È proprio la stagione adatta per incontrarsi tra amici. A Natale tutti invitano gli amici da loro, e la gente non si preoccupa troppo del tempo cattivo. Una volta sono rimasto bloccato dalla neve per una settimana a casa di un amico. Nulla avrebbe potuto essere più piacevole. Ero andato solo per una notte, e non sono potuto ripartire fino a una settimana dopo.”

Mr. John Knightley sembrava come se non riuscisse a comprendere che cosa ci fosse di piacevole, ma disse soltanto, freddamente,

Non vorrei proprio essere bloccato dalla neve per una settimana a Randalls.”

Habitually Chic® » Emma 2020 Film Locations: Part Deux

Veniamo a sapere che una delle portate di un pranzo natalizio è la lombata di montone:

 lui (Mr Weston) approfittò della prima pausa delle cerimonie dell’ospitalità, del primissimo momento concesso dalla lombata di montone[5].

Purtroppo, non si fa il minimo cenno ai dolci; essendo la Vigilia, è troppo presto per la Twelfth Night Cake, sarà stata ancora in forno!

Dopo il pranzo alcuni uomini si trattengono alla tavola da pranzo per bere vino e fumare, mentre altri raggiungono subito le signore in salotto.

Mr. Woodhouse le raggiunse ben presto in salotto. Restare a lungo seduto dopo pranzo era una costrizione che non poteva sopportare. Il vino e la conversazione non significavano nulla per lui, e si unì con gioia alle persone con le quali si trovava sempre a proprio agio[6].

Traspare facilmente una certa fretta di Mr Woodhouse, intenzionato a passare subito al rito successivo:

Mr. Woodhouse fu presto pronto per il tè, e una volta bevuto il tè si sentì del tutto pronto a tornare a casa[7].

La mattina di Natale, Emma vorrebbe partecipare alla funzione religiosa ma le condizioni del tempo e l’abbondante nevicata allarmano troppo Mr Woodhouse per turbarlo con un’iniziativa del genere.

Complice la neve quindi il gruppo di Hartfield trascorre il giorno di Natale interamente in casa senza visite o uscite, che pure sarebbero state ammesse con un clima diverso.  

sebbene fosse il giorno di Natale, non si sarebbe potuta recare in chiesa. Mr. Woodhouse si sarebbe disperato se la figlia ci avesse provato, e lei era quindi al sicuro sia dal suscitare che dal subire stati d’animo spiacevoli ed estremamente inopportuni. Con il terreno coperto dalla neve, e l’aria in quello stato incerto tra gelo e disgelo, che tra tutti è il meno indicato per muoversi, con tutti i mattini che iniziavano con pioggia o neve, e tutte le sere che conducevano a una gelata, Emma fu per molti giorni una molto onorevole reclusa. Nessun rapporto con Harriet possibile se non con dei biglietti; nessuna funzione domenicale, così come il giorno di Natale; e nessun bisogno di trovare scuse per le mancate visite di Mr. Elton[8].

La visita di John e Isabella finisce presto: il loro soggiorno di dieci giorni all’inizio è considerato una lunga vacanza ma in relazione agli impegni vissuti risulta alfine come una breve visita.

Il mio libro-game è ambientato a Highbury esattamente un anno dopo.

Un Natale con Emma di Romina Angelici – SEGNALAZIONE – Liberi Leggendo

[1] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 11.

[2] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 12.

[3] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 13.

[4] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 13.

[5] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 14.

[6] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 14.

[7] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 15.

[8] Jane Austen, Emma, jausten.it di Giuseppe Ierolli, cap. 16.

Jane Austen. Donna e scrittrice.

Il volume si compone di quattro sezioni con le quali si vuole ricostruire il mondo di Jane Austen come donna, nei suoi interessi, legami, affetti, e come scrittrice, esaminando le tematiche e lo stile con cui ha lasciato un segno indelebile nella letteratura inglese di primo Ottocento. Lo sguardo si allarga poi a considerare i rapporti con gli altri scrittori e le loro opere, cercando di stabilire influenze, collegamenti e commenti. Si offre, infine, una panoramica sui derivati e gli inspired usciti in italiano e una rassegna bibliografica di tutti i contributi critici esistenti, dalle monografie agli articoli, frutto di un lungo lavoro di ricerca bibliografica. Jane Austen. Donna e scrittrice vuole essere un omaggio, maturato nel tempo attraverso le riletture e gli approfondimenti, a una scrittrice che si desidera far conoscere e amare con le sue emozioni, i suoi segreti taciuti, le sue battute, i momenti tristi e felici, come una donna qualsiasi e allo stesso tempo molto speciale.

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Chawton: a casa di Jane Austen

Arriviamo ad Alton, dopo aver lasciato la rissa asfissiante di una Londra accelerata e frenetica per dirigerci verso il cuore della campagna inglese, premessa da distese di pascoli e prati. Piccoli sobborghi tranquilli e ordinati spezzano la monotonia del verde smeraldo della natura. Una modesta stazione ferroviaria ci accoglie senza clamore e senza troppe difficoltà siamo convogliati in direzione di Chawton lungo High Street che attraversa i sali-scendi di Alton. Oltrepassato il centro abitato che si estende ai lati della strada principale giungiamo a uno slargo occupato triangolarmente da un rasatissimo parco.

Da qui, superata la doppia rotonda e il French Horn, pub dove nemmeno Jane si fermava, sbuchiamo dal ponte e imbocchiamo Winchester Road. Il quartiere è silenzioso, i cottages sono curatissimi e razionalmente rifiniti, gli unici sprazzi di estro e fantasia sono traditi dalla disposizione dei fiori e delle piante nei giardini ricavati in ogni anfratto. Un vero trionfo di composizioni floreali multicolori e armoniche.

Gli alberi secolari che si stagliano contro il cielo azzurro dell’Inghilterra sono forse le stesse fronde odorose che hanno ombreggiato anche la passeggiata di Jane e della sua abituale compagna: la sorella Cassandra o l’amica Martha Lloyd. Ma il vero tuffo nel passato ha iniziato con il sottopassaggio pedonale che conduce nel borgo di Chawton, un ristretto caseggiato che si riversa sulla strada.

Ci sono le indicazioni del Jane Austen Trail.

Superata la tenuta dei Prowtings (amici di famiglia, nominati più volte nelle lettere, di cui un dipinto è affisso nella stanza d’entrata della Jane Austen’s House Museum) e, sulla sinistra un pub e una tea room (“Cassandra Cup” divenuta famosa di riflesso in tempi recenti), si raggiunge l’incrocio della via delimitata proprio all’angolo di destra dal cottage di Chawton.

Indicibile emozione.

Sul davanti della casa, affissa sul muro di inconfondibili mattoni rossi, la targa commemorativa dichiara con marmorea chiarezza che questa è la casa dove Jane Austen visse le sue due vite di donna e di scrittrice, perché qui trovò il suo ambiente ideale e la sistemazione congeniale al fluire del suo genio creativo che le fece perfezionare i romanzi già scritti e produrne di nuovi e magnifici, a ritmi sorprendenti.

L’ingresso prevede il passaggio nello shop dove una frenesia di accaparramento può portare ad aggiudicarsi souvenir di tutti i tipi: segnalibri, mousepad, tazze, magliette, cartoline, poster, fermacarte, blocchi appunti, penne, matite, stampe, persino un ombrello…

L’ingresso laterale immette direttamente nella Drawing Room, la stanza più grande della casa dove si ricevevano le visite e Jane suonava il piano esercitandosi ogni mattina prima di colazione.

Drawing Room

Le quattro donne di casa Austen, la madre, Jane, Cassandra e Martha Lloyd, si ritiravano qui ogni sera, dopocena, per cucire o dipingere mentre una di loro leggeva uno dei romanzi presi in prestito dalla biblioteca circolante.

Stupenda la credenza-scrittoio.

Nella sala da pranzo, accanto al tavolo apparecchiato per il tè, Jane trascorreva la mattina, scrivendo vicino alla finestra rivolta verso la strada di passaggio, raccolta su un minuscolo tavolino rotondo con un pennino fine e sottile, come la sua ironia, sempre intinto nell’inchiostro.

Ora esposto in tavola si compone il servizio di porcellana Wedgwood: Jane accompagnò il fratello Edward e la nipote Fanny a Londra per acquistarlo.

Le due stanze della zona giorno sono comunicanti per mezzo del vestibolo che prende luce da una grande finestra che si apre direttamente sulla facciata antistrada. Qui sono custoditi i tesori terreni –in fatto di gioielli- posseduti da Jane: accanto alla tanto famosa e citata croce di topazio, che vive il suo momento di celebrità in Mansfield Park, regalata da Charles alle sue due sorelle, brilla un anellino turchese, della cui provenienza è mistero, e un braccialetto di perline, bianco e celeste, che forse lasciò alla nipote Fanny. Quando Cassandra le scrive, subito dopo la perdita della cara zia Jane, le domanda quale oggetto vuole ricevere in memoria di lei:

“Sii così buona da dirmi se preferisci una spilla o un anello”.

Salendo al primo piano, le scale immettono direttamente nella camera di Jane e Cassandra che dormivano insieme in un unico letto a due piazze. Quello che si trova oggi nella stanza è una replica dell’originale (che comunque è conservato in un’altra stanza della casa, protetto da una teca di vetro e avvolto dalla trapunta patchwork tanto volte associata all’arte del rammendo di Jane Austen).

In un dente ricavato in fondo alla stanza, lateralmente, è incastonato un modestissimo catino con il lavabo e la brocca, per le abluzioni mattutine, permesse dal pozzo in cortile.

Vicino alla finestra, accanto al letto, che si affaccia sull’amato giardino, un tavolino e una sedia. Non mancano mai, anzi costellano tutto questo magico cammino nella casa di Jane, mazzetti di lavanda: poggiati delicatamente sul sofà o sulla sua sedia, quasi a volerne testimoniare la sua impronta soave.

La stanza denominata “dell’ammiraglio” (e destinata a ospitare i familiari in visita al cottage) e la camera di Mrs. Austen raccolgono ed espongono oggetti che hanno circondato la vita quotidiana di Jane e da cui emana un fascino malinconico.

Infine nell’ala che volge verso il giardino interno, accanto alla camera –chiusa ai visitatori – di Martha Lloyd, è situato il letto originale a baldacchino dove Jane si è coricata con i suoi sogni e le sue delusioni, con le gioie e la sofferenza, e il manichino che indossa il suo cappotto blu navy, allacciato doppiopetto con bottoni dorati, dal colletto a punta e coprispalla della stessa stoffa pesante, fa materializzare per un attimo la sua figura, magra e alta.

Non riesco a vedere la cucina ma la rimessa con il suo carrozzino che trainato dall’asino la conduceva nelle sue ultime passeggiate nei dintorni quando ormai la forza nelle gambe di camminatrice instancabile, l’aveva abbandonata.

Il giardino, orlato di un muro di cinta, avvolge la casa di profumi e colori, disegna angoletti furtivi e ombreggiati dai frondosi alberi. Essi silenziosamente hanno assistito alle sue passeggiate, hanno ascoltato qualche pensiero sussurrato, hanno carpito le confidenze tra sorelle e custodiscono tutto nella loro maestosa immobilità.

Così si conclude la mia visita a Chawton Cottage dove ho sentito la mia anima davvero vicinissima alla sua, librarsi e raggiungerla in uno spazio senza confini e tempo.

Accanto alla casa, il grande stagno non esiste più ma si snoda il crocevia stradale che smista le tre direzioni di questo punto dell’Hampshire: la prima freccia indica, proseguendo dritti, la Chiesa di San Nicholas e la Chawton House. Presto le villette a schiera smettono di incorniciare la strada e ci ritroviamo in aperta campagna dove si espande, immettendosi con un viale selciato, da sinistra, la tenuta padronale.

Per la visita dell’interno della magione di Edward Austen-Knight occorre una previa prenotazione mentre ai giardini all’esterno si accede liberamente.

Subito dietro l’entrata principale, il primo livello del giardino circonda la casa e soprattutto si affaccia nel cortile interno delimitato da un muretto di cinta su cui si apriva la sala lettura, quella presumibilmente più frequentata da Jane quando vi andava in visita. Saliti alcuni scalini si passa ad un secondo livello, pavimentato e circoscritto da aiuole e cordoli affollati di coabitazioni estemporanee delle più variegate piante da fiore. Dietro alla casa, ancora più in alto, senza lasciarsi sviare da sentieri nascosti tra prolifiche siepi, si protende un viale erboso culminante, a destra, in una piccola balaustra neoclassica che dovrebbe fissarne il punto centrale e che apre lo sguardo sulla tenuta laterale.

Tutt’intorno, il viale è avvolto in una vegetazione fitta e rigogliosa che rivela un’attenta opera di coltura e un sapiente gusto per l’arte del giardinaggio in ordinato assemblaggio, improbabili ma azzeccati accostamenti cromatici e aromatici.

Più avanti, a sinistra, avvertito da una cancellata, si apre un roseto e più oltre un probabile orto che ricade nella zona di competenza del giardiniere provvisto di una modesta rimessa per i suoi attrezzi. Il sentiero prosegue inoltrandosi nel boschetto che si arrampica sul dolce pendio naturale del terreno e ci guida all’aperto ricongiungendoci al piazzale antistante la casa.

La visita della Chiesa di S. Nicholas ammonisce sulla sacralità del luogo e delle vite sepolte nel cimitero circostante. Cassandra di 87 anni e Mrs. Austen di 73 giacciono in pace tra l’erba del giardino che lambisce la navata laterale. All’interno, l’atmosfera è raccolta, corre tra i banchi il fruscio di una religiosità discreta, coltivata con preghiera non ostentata ma suggerita direttamente dai volumi della Bibbia messi a disposizione dei fedeli.

Ci lasciamo tutto questo alle spalle con la tristezza per la caducità della vita, la sfortuna di alcune esistenze, la longevità di altre.

Il ritorno ad Alton paese, sotto il sole cocente delle quattro del pomeriggio, è duro e faticoso. Lungo il cammino volgo lo sguardo indietro più volte per cercare di imprimere nella mia mente a futura memoria, ogni particolare, anche il più insignificante e comunque suggello l’esperienza vissuta cogliendo un fiore da un cespuglio profumato nei pressi della stazione per portar via, sempre con me, il dolce aroma di quei luoghi.

*Le foto sono tutte state scattate da Romina Angelici

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Jane Austen Society – GdL dal cap. 6 al cap. 10 

Quando ho letto per la prima volta la sinossi di questo libro, ho concluso, di sicuro un po’ troppo affrettatamente, che era troppo simile a un altro libro che avevo apprezzato molto, compreso l’adattamento cinematografico, Il club del libro e della torta di buccia di patate di Guersney.

Eccone la sinossi di Jane Austen Society:

Quella di Chawton è stata l’ultima dimora di Jane Austen. La geniale scrittrice, infatti, ha trascorso gli ultimi e significativi momenti della propria vita al cottage, annesso alla Chawton House, storica residenza del fratello. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel piccolo paese inglese, un gruppo di persone, insolitamente assortito, si unisce per tentare qualcosa di straordinario: riscattare l’eredità della Austen. Alla morte del proprietario di Chawton House, infatti, sia la casa che il cottage rischiano di essere venduti al miglior offerente. L’eccentrico gruppo costituito, tra gli altri, da un operaio, una giovane vedova, il medico locale e una star del cinema, tutti diversi e tuttavia uniti nell’amore per la vita e le opere della Austen, si organizza per preservare il suo ultimo retaggio. Mentre ognuno di loro porta avanti la lotta per la propria vita, facendo i conti con perdite e traumi, alcuni causati della recente guerra, altri conseguenze di tragedie più lontane, si uniscono per creare la Jane Austen Society. Un romanzo che esplora le tragedie e i grandi e piccoli trionfi della vita, nonché l’universale senso di umanità presente in tutti noi.

I riferimenti a un gruppo di persone molto diverse tra loro, la collocazione temporale a subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, la piccola comunità, il valore della lettura, sono gli ingredienti che accomunano indubbiamente questi due libri e ne costituiscono anche la bellezza.

The Jane Austen Society: The internationally bestselling debut that has won readers' hearts in 2021 (English Edition)

In realtà Jane Austen Society reca con sé un valore aggiuntivo inestimabile nell’avere a oggetto Jane Austen e il recupero del Chawton Cottage, quel luogo che per tutti noi Janeites moderno è amena meta di pellegrinaggio e da dove tutto ebbe inizio.

Ma veniamo ora alla seconda tappa del Gruppo di Lettura organizzato da Tania Sarnà.

Ho deciso di partecipare grazie al gentilissimo invito della gentilissima Cassandra Loyd e non appena ho letto le prime pagine, anzi le primissime righe del libro in questione, ho capito che avevo fatto benissimo.

Ho ben presto fatto la conoscenza con i singoli protagonisti della storia come singole tessere di un puzzle che deve essere ricompattato tramite l’avvicendarsi dai capitoli in un incastro perfetto.

Riferimenti, citazioni e osservazioni sui romanzi di Jane Austen fanno da contrappasso alla narrazione sorprendendomi a fare a considerazioni simili e a condividere emozioni analoghe.

“Ma Elizabeth Bennet è il mio personaggio preferito… Non c’è nessuno come lei in tutta la letteratura”.

“…capisce chiaramente tutto e tutti.

“Come la stessa Austen”.

“L’umanità… l’amore per le persone, unite al vederle per quello che sono in realtà. Amarle abbastanza per quello che fa. Amarle nonostante questo.”

Nei capitoli dal 6 al 10, quelli interessati dalla tappa odierna, la mia commozione è stata messa a dura prova così come la vita di Adeline.

Dietro alla sua facciata rispettabile il Dottor Gray nasconde un segreto che comunque non riesce a consolare il suo disperato dolore per la perdita della moglie e le sconfitte legate alla sua professione non lo aiutano a sperare in una vita migliore.

Ci si sentiva intrappolati, senza via d’uscita, e si smetteva di preoccuparsi del modo migliore di essere. Del modo giusto di vivere, il modo intelligente. Perché se vivere a stento diventata l’unico scopo, cosa importava quel che si faceva per riuscirci?

Fortunatamente immedesimarmi in Evie che di notte fa finta di spolverare i libri della maestosa biblioteca della Great House mi ha fatto assaporare il fascino di un’esperienza del genere e l’emozione di accarezzare testi preziosi e inestimabili, anche solo per il fatto di immaginarli in mano a lei, Jane.

Nonostante fosse giovane e non abbastanza istruita, Evie era convinta che quella biblioteca contenesse preziosi approfondimenti su Jane Austen e forse qualche libro di incommensurabile valore…. L’interesse per i beni di Jane Austen, le lettere e i manoscritti, iniziava ad accendersi notevolmente.

Qualcosa si muove anche oltreoceano, nella lontana California, dove la famosa artista Mimi Harrison vive in piena simbiosi con i romanzi di Jane Austen figurandosi nelle sue eroine a seconda della situazione, ma nel frattempo, piano piano prende forma un barlume di speranza e di progetto nel cuore di Adam: è come se vedessimo scorrere delle diapositive sconnesse del cottage abbandonato, la tenuta a rischio, oggetti conservati per anni abbandonati per strada al rigattiere. Un immenso patrimonio che direttamente o indirettamente riguarda Jane Austen e i luoghi da lei abitati e vissuti, e quindi parte di lei, abbandonati al loro destino, all’oblio, alla distruzione.

Il capitolo VII, nel descrivere la grande biblioteca della famiglia Knight, ci ricorda il potere salvifico dei libri di cui Frances, l’ultima erede a rappresentare la nobile casata, a loro si affida:

Duemila libri. E adesso erano tutti per lei.

La cosa ancora più ironica era che ne aveva letti solo alcuni.

Perlopiù le Bronte, George Eliot e Gissing, Thomas Hardy e Trollope. Più e più volte.

Tutto questo era iniziato a vent’anni, dopo la morte della madre…

Frances si era ritirata in quei mondi familiari della letteratura. C’era qualcosa nei suoi libri preferiti che le dava un enorme conforto e persino una strana sensazione di controllo, anche se non riusciva a capire il perché.

Per ora possiamo solo immaginare a cosa condurrà la timida proposta di Adam, il contadino che ama rileggere all’infinito Jane Austen durante i lunghi inverni, ma si profila all’orizzonte l’alba di una epocale impresa dietro alla quale ci sono persone assolutamente comuni, con le loro vite piene di gioie e dolori quotidiani.

Il pensiero corre a quei luoghi, alla gratitudine per poter visitare oggi un sito così significativo per noi appassionati di Jane Austen che in una sorta di pellegrinaggio ci rechiamo lì per poterne sentire la presenza aleggiante, la emozionante vicinanza attraverso gli oggetti che le sono appartenuti, gli ambienti che ha abitato, gli scorci che ha guardato.

A tale scopo vorrei concludere questa tappa con le immagini del mio viaggio a Chawton che mia sorella mi ha voluto regalare quando abbiamo perso nostro padre.

Ecco la Great House

Great House foto di Romina Angelici
St. Nicholas foto di Romina Angelici

Il vialetto di ingresso che conduce alla Great House con la Chiesa sulla destra. Si intravedono le lapidi delle tombe della madre e della sorella di Jane Austen.

Il vialetto foto di Romina Angelici

E finalmente all’angolo della strada, sul crocevia, il cottage di mattoni rossi: si vedono a sinistra le targhe commemorative della Jane Austen Society

Chawton Cottage Foto di Romina Angelici

Da questa angolazione si intravede il giardino laterale dove attualmente hanno spostato l’ingresso al Museo.

Foto di Romina Angelici

Lascio questo link del diario del mio pellegrinaggio dove è possibile vedere altre foto scattate sul posto: https://pinkmagazineitalia.it/rubriche/pink-world/8180/

Potrebbe essere interessante questo libro, che consiglio senz’altro, che è una biografia itinerante di Jane Austen compilata dalle sorelle Hill nel lontano 1901, quindi molto prima che si parlasse di una Jane Austen Society.

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Al primo pettirosso di Louisa May Alcott

The first biography: Louisa May Alcott The Children's Friend by Ednah Dow  Cheney | Louisa may alcott, Autograph books, Louisa

Una delle immagini ricorrenti e significative del Natale è il pettirosso.

L’uccellino dalle piume arrossate adorna cartoline augurali e versi melodici ispirati al suo canto.

Anche Louisa a otto anni compone la sua prima poesia dedicandola Al pettirosso

To a Robin


Welcome, welcome, little stranger, Fear no harm, and fear no danger;We are glad to see you here,For you sing “Sweet Spring is near.” Now the white snow melts away;Now the flowers blossom gay:Come dear bird and build your nest,For we love our robin best.

To The First Robin - American Children's Songs - The USA - Mama Lisa's  World: Children's Songs and Rhymes from Around the World


Benvenuto nel giardino/pettirosso piccolino/di vederti son felice/perché il tuo canto ci dice/che la dolce primavera/sta per giungere leggera./Già la neve ora si scioglie/il giardino ha fiori e foglie./Freddo e neve son passati;/degli amici hai qui trovati:/fa’ il tuo nido a noi vicino/pettirosso piccolino.

Tratto da

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