Jane nasce il 16 dicembre nella rettoria di Steventon, nello Hampshire settentrionale, settima tra i figli del rev. George Austen (1731-1805) e di sua moglie Cassandra Leigh (1739-1827), il cui matrimonio era stato celebrato il 26 aprile 1764.
Il reverendo Austen si era trasferito a Steventon, un piccolo villaggio a poche miglia dalla cittadina di Basingstoke, diventando parroco della chiesa locale, con la moglie e gli altri figli ai quali, quattro anni dopo, era andata ad aggiungersi la settima, Jane che vivrà qui fino all’età di 25 anni.
Nella piccola chiesa di Steventon si trova oggi una targa che recita: “Jane Austen / Born December 16th 1775 / Died July 18th 1817 / Worshipped Here / This tablet was erected to her memory by her great grandniece Emma Austen Leigh 1936”. La canonica dove viveva la famiglia, invece, è stata demolita intorno al 1824.
Quello del 1775-76 fu un inverno particolarmente freddo, forse fu per questo che Jane venne battezzata quasi 4 mesi più tardi, il 5 aprile con una cerimonia pubblica.
Dall’annotazione sul registro dei battesimi si apprende
che la cerimonia privata si era invece svolta subito, all’indomani, in casa:
“Jane Daughter of the Revd Mr George Austen Rector of this Parish, & Cassandra his wife was Privately Baptizd Decr 17th 1775 Rec’d into the Church April 5th 1776”
Jane Figlia del Rev. Mr. George Austen, Pastore di questa Parrocchia, e di sua moglie Cassandra, è stata battezzata privatamente il 17 dicembre 1775, registrata in Chiesa il 5 aprile 1776]
Il 17 dicembre il rev. Austen annunciava la sua nascita alla cognata:
Cara Cognata,
Senza dubbio stavi aspettando da qualche tempo notizie dall’Hampshire, e forse ti sei un po’ meravigliata che alla nostra età fossimo diventati così incapaci di contare, ma è stato così, perché Cassy. si aspettava di partorire un mese fa: comunque ieri sera il momento è arrivato, e senza molti preamboli, tutto si è concluso felicemente.
Ora abbiamo un’altra bambina, per il momento un giocattolo per la sorella Cassy e in futuro una compagna. Si chiamerà Jenny, mi sembra somigli a Henry, così come Cassy somiglia a Neddy.
Jane infatti era nata con un mese di ritardo rispetto ai calcoli fatti dai suoi genitori che in verità avrebbero dovuto essere ormai esperti in materia, per questo il rev. Austen ci scherza su.
Fortunatamente era andato tutto bene, il reverendo tira un sospiro di sollievo perché all’epoca non era poi cosa da poco sostenere un parto e uscirne illesi, sia per la madre che per il neonato. Mrs Austen dove avere una fibra molto forte!
Non si conoscono le ore del travaglio che ha dovuto sopportare ma è difficilmente credibile che abbia partorito sul letto per pericolo di sporcare il prezioso materasso di piume. E’ più probabile che si usassero sedie inclinate o sgabelli che per la loro conformazione facilitassero l’espulsione del feto. Non c’erano medici ad assistere al parto ma solo parenti e amiche esperte di loro, semmai si chiamava l’ostetrica ma la notte in cui nacque Jane doveva essere difficile farla venire da Basingstoke, distante 7 miglia dalla canonica.
Il neonato poi veniva lavato, vestito e messo accanto a sua madre nel letto o all’interno della sua culla, avvolto in un lungo abito e in calde coperte.
Era ancora raccomandata la fasciatura che lasciava liberi solo braccia e gambe e serviva anche a sostenere la schiena. Se le condizioni igienico-sanitarie relative al cambio della fasciatura lasciavano a desiderare perché si riteneva che l’urina avesse potere disinfettante, si osservava però la cautela di preservare il delicato capo del bambino sin da subito con dei minuscoli cappellini ad hoc.
Dopo il puerperio che per alcune donne durava in mese, per altre, che si sentivano più in forze, poche settimane, cominciavano a ricevere visite di rallegramenti per la nascita di amici e conoscenti.
Gli Austen seguivano l’usanza del periodo regency di affidare i loro figli appena tre mesi dopo la loro nascita a una balia, nel caso specifico “una brava donna a Deane”, un villaggio vicino a Steventon, di ceto sociale inferiore agli Austen. Da lei fu allevata anche Jane. I genitori non abbandonavano il figlio presso la balia senza più rivederlo, il nipote Edward nel suo Memoir ricorda cheIl bambino veniva quotidianamente visitato da uno o entrambi i suoi genitori e veniva portato spesso da loro nella canonica, “anche se il cottage [a Deane] era la sua casa”. Anche se lì la vita era meno lussuosa, era però sana e corroborante visto che tutti i bambini Austen sono cresciuti bene e forti (a parte George).
Il bambino faceva quindi definitivo ritorno presso la famiglia naturale una volta che cominciava a muovere i primi passi oppure anche più tardi.
I bambini di Austen rimasero con i Littleworth fino a quando non iniziarono a camminare e parlare, fino a quando cioè potevano “essere considerati esseri razionali”. Henry tornò a Steventon Rectory a quattordici mesi e Cassy e Jane furono restituite quando raggiunsero i due anni.
La madre sostituì allora le loro vesti lunghe “da neonati” in abiti più corti che consentissero loro maggiore libertà di movimento. I bambini indossavano anche cappellini imbottiti “paraurti”.
Da questo momento iniziò l’infanzia di Jane a Steventon, nella canonica che non era affatto un’austera e grigia dimora ma una casa allietata dal carattere aperto dei genitori, la presenza dinumerosi figli e allievi che il rev. Austen prendeva a pensione per istruirli, un ambiente insomma molto vivace per le frequentazioni e le conversazioni. uno degli svaghi preferiti dagli Austen era proprio di organizzare recite familiari alle quali partecipavano tutti.
La descrizione della giovane Catherine Morland bambina mi sembra molto calzante:
Una famiglia con dieci figli sarà sempre chiamata una bella famiglia, purché ci siano teste, braccia e gambe nella giusta proporzione; ma i Morland avevano poco altro per essere degni di quell’aggettivo, poiché erano in generale molto brutti, e Catherine, per molti anni della sua vita, brutta come tutti. Aveva una figura esile e goffa, una pelle giallastra e scolorita, capelli scuri e lisci e lineamenti marcati; questo come aspetto fisico; ma non meno sfavorevole all’eroismo sembrava la sua mente. Amava tutti i giochi da maschi, e preferiva di gran lunga il cricket non solo alle bambole, ma ai più eroici divertimenti dell’infanzia, come accudire un ghiro, nutrire un canarino, o annaffiare un roseto.
..a dieci anni non era né cattiva di cuore né cattiva di carattere; di rado era testarda, quasi mai litigiosa, ed era molto buona con i più piccoli, con qualche intervallo di tirannia; oltre a ciò, era rumorosa e scatenata, odiava stare rinchiusa e lavarsi, e al mondo non c’era nulla che le piacesse quanto rotolarsi nel pendio erboso dietro la casa.
L’Abbazia di Northanger, jausten.it
Giuseppe Ierolli, Jane Austen si racconta, Utelibri, Bergamo, 2012.
L’illustrazione di apertura è di Katie Wilson ed è tratta dal libro Jane Austen, Little People, Big Dreams.