Archivio | febbraio 2022

Un sussurro al buio di Louisa May Alcott

Un sussurro nel buio - Louisa May Alcott Libro - Libraccio.it

Louisa May Alcott

Galaad Edizioni

Trad. Alessandra Calanchi

Un romanzo di una sorprendente attualità che affronta temi di una sensibilità inaspettatamente moderna.

Con un intreccio avvincente e un finale rassicurante per il lettore, Louisa May Alcott non si fa però scrupolo di trattare un argomento molto delicato come quello della violenza psicologica femminile.

L’eroina del racconto è una giovane ragazza spensierata e ingenua, ignara di sotterfugi e infide bugie; rimasta orfana, quindi sola al mondo ma in possesso di una ingente fortuna ereditata dal padre, pensa di affidarsi alla protezione dello zio tutore al cui figlio è stata promessa, e coronare così il suo illusorio sogno di amore e felicità, come accade per la maggior parte delle ragazze.

Non ha fatto i conti però con i piani sordidi dell’uomo che pur di sottrarle l’eredità è disposto a tutto, a passare sopra al figlio e a ordire un piano crudele nei suoi confronti.

Approfittando di un suo scoppio d’ira, peraltro in reazione alla scoperta della slealtà dello zio, Sybil ha uno scoppio d’ira che viene subito stigmatizzato come una debolezza di nervi e quindi una malattia di mente; perciò, la ragazza, a cui vengono oltraggiosamente tagliati i capelli, è presto rinchiusa in una Madhouse in cui può esser sorvegliata e controllata tutto il giorno.

L’immagine mi ha riportato alla memoria la scena in cui Jo March vende l’unica cosa che le appartiene e cioè i suoi lunghi capelli per procurarsi il denaro che servirà al viaggio della madre. I capelli tornano dunque a rappresentare l’essenza della femminilità.

Ma c’è un altro collegamento ancora più evidente, a due suoi modelli letterari: Charles Dickens e Charlotte Bronte. Nella scena d’apertura di questo romanzo infatti, Sybil, giovane ereditiera, viene riaccompagnata a casa dallo zio che cercherà di drogarla e farla passare per pazza. I riferimenti a Bleak House  e a Jane Eyre  sono più che lampanti. Specialmente dopo i rumori che provengono dalla “stanza di sopra” e l’episodio dell’incendio, espliciti riferimenti a Bertha Mason, la moglie pazza di Rochester.

Se ci pensiamo il trattamento è di una crudeltà tremenda e dimostra, se ve ne fosse stato bisogno, quanto la donna fosse all’epoca sprovvista di qualsiasi tutela legale e garantista ed esposta a maltrattamenti e vessazioni di ogni tipo, non ultima quella psicologica, pregiudiziale e non.

Louisa Alcott leggeva riviste di ogni tipo e comunque non viveva in una torre d’aviorio e sapeva bene quanto casi del genere non fossero avulsi dalla realtà e coglie l’occasione di dare al suo editore un racconto sensazionale che soddisfacesse i lettori più assetati di genere gotico, e a se stessa la possibilità di denunciare tante ingiustizie subite da donne senza voce.

Per questo certe situazioni ci richiamano inaspettatamente casi che la cronaca ci racconta quotidianamente e anche se l’Ottocento è stato definito l’epoca del manicomio, dove privare della parole, libertà e identità la donna era l’unico modo conosciuto per annientarla, oggi  la società fatica ancora a darle il riconoscimento che merita.

L’introduzione, curata dalla traduttrice, la professoressa Alessandra Calanchi, e intitolata in modo molto significativo “Piccole donne si ribellano”, è estremamente illuminante.

Fino al 2020 non c’erano edizioni italiane di questo racconto, intitolato A Whisper in the Dark (Un sussurro al buio, uscito anonimo e apparso sul “Leslie’s” in due puntate il 6 e 13 giugno 1863, molto interessante.

Questo racconto è particolarmente significativo perché indicato dalla stessa Louisa come esempio di uno dei racconti che scriveva Jo March, salvo poi prenderne le distanze, come scrisse successivamente all’editore di Piccole Donne:

A Whisper è un racconto piuttosto sensazionale, ma potrebbe andare se aggiungessi qualche riga alla prefazione di A Modern Mephistopheles per spiegare che l’ho incluso… per dare un esempio dei racconti che Jo March scriveva per lucro, e che molte ragazze le hanno chiesto.

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Louisa e gli altri

Louisa ed Emerson (novello Goethe)

Da ragazzina era segretamente innamorata di Emerson, suo vicino di casa, verso il quale indirizzava lettere romantiche come la Bettina di Goethe in Corrispondenza con una fanciulla. Lui naturalmente non si era accorto di nulla e quando lei da grande, glielo confessò, ne risero insieme

Emerson infatti era vicino di casa degli Alcott a Concord e aveva messo a sua disposizione le opere di Platone, Plutarco, Bacone, Carlyle come anche quelle di Shakespeare, Dante, Goethe, Byron, Dickens cui Louisa attingeva liberamente entrando presto in familiarità e anche fantasticando con esse.

Si scoprì allora una novella Bettina in Corrispondenza con una fanciulla di Goethe e se ne lasciò ispirare nel comporre lunghe lettere romantiche all’indirizzo del suo mecenate.

Chi era Bettina? Una fanciulla di origini comasche, sorella di Clemens Brentano, altro importante scrittore romantico. Bettina trascorse l’infanzia in un convento e quando all’età di vent’anni rientrò a Francoforte si legò affettuosamente alla sorella, che seguì in Baviera ed a Berlino. Nel 1811 sposò Achim von Arnim, giovane e talentuoso scrittore tedesco, ma il suo non fu un matrimonio felice. Fu innamorata di Christoph Martin Wieland e di Goethe, con i quali tenne una fitta corrispondenza.

Louisa e Thoreau

Prima che Louisa May Alcott scrivesse Piccole donne , scrisse un libro su una giovane ragazza di nome Sylvia innamorata di un intellettuale come Ralph Waldo Emerson e di un naturalista come Henry David Thoreau.

Louisa May Alcott aveva un amore non corrisposto per il suo insegnante Henry David Thoreau e per il suo generoso vicino, Ralph Waldo Emerson .

Thoreau, 16 anni più anziano di lei, non avrebbe ottenuto ampi consensi come autore di Walden e Civil Disobedience fino a molto tempo dopo la sua morte.

Emerson, quasi tre decenni più vecchio di Louisa May, ebbe fortuna e fama come il principale filosofo, docente, poeta e saggista trascendentalista dell’epoca. Riunì la comunità letteraria e filosofica di Concord, Mass., dove Louisa May trascorse gran parte della sua infanzia. Emerson aveva ereditato una vasta proprietà da sua moglie, Ellen Tucker, morta a 20 anni, appena due anni dopo il loro matrimonio.

Aiutò Thoreau, assumendolo per lavori saltuari e lasciandolo vivere nella sua grande casa con la sua seconda moglie e i suoi figli; prestò denaro a Nathaniel Hawthorne e sua moglie Sophia Peabody e acquistò la casa per Bronson Alcott, il padre di Louisa.

Fu il padre, quando aveva 7 anni, che la iscrisse alla scuola di Thoreau, allora 23enne che come lezione portava i suoi studenti fuori dall’aula nel bosco e insegnava loro di uccelli e fiori, raccogliendo licheni, mostrando tana di volpe e tracce di cervi, e nutrendo uno scoiattolo dalla sua mano.

A volte portava i bambini sulla sua barca, il Musketaquid , e dava loro lezioni mentre navigavano lungo i fiumi Sudbury e Assabet.

Ma Thoreau aveva altri interessi e la sua mancanza di igiene personale, i suoi vestiti trasandati e le terribili maniere a tavola avrebbero scoraggiato chiunque.

La cotta di Louisa May per Thoreau era in competizione con il suo interesse per Emerson. La sua famiglia si trasferì in un cottage accanto a lui. Da adolescente, prendeva spesso in prestito libri dalla biblioteca di Emerson e lasciava fiori di campo sul suo gradino d’ingresso. Ha fatto finta di non sapere da dove venissero.

Thoreau morì nel 1862, a soli 44 anni mentre Louisa si era offerta come infermiera volontaria durante la guerra civile.

mentre era in ospedale, Louisa May Alcott aveva scritto una poesia su di lui intitolata Thoreau’s Flute . La rivista Atlantic la pubblicò nell’estate del 1863, quasi per caso. Era infatti caduto un foglio dalle sue carte e suo padre lo ha letto, per poi condividerlo con il suo vicino Nathaniel Hawthorne. La moglie di questi, Sophia lo aveva poi inviato alla rivista. La poesia iniziava:

“Il nostro Pan è morto;

La sua pipa pende muta accanto al fiume;

Intorno tremano malinconici raggi di sole,

ma la voce ariosa della musica è fuggita.

La primavera è venuta da noi in forma sconsolata;

L’uccello azzurro canta un requiem;

Il salice lo aspetta;–

Il Genio del bosco è scomparso.

https://www.newenglandhistoricalsociety.com/two-loves…/

Pettegolezzi

Mutevoli umori o Capricci-così ne è stato tradotto il titolo in italiano- è la storia di un triangolo amoroso che vede protagonisti una giovane ragazza combattuta tra due pretendenti. Un tema e uno stile molto diversi da quelli delle Piccole Donne, che si avvicinano invece ai romanzi europei per situazioni ritratte e tipologie di personaggi con evidenti accenti romantici: Silvia muore di consunzione e Adam cade durante un combattimento garibaldino per la presa di Roma in cui si è invischiato per sfuggire alla passione per lei, moglie del suo miglior amico Geoffrey.

Henry James lo recensì negativamente, accusando la Alcott di servire una minestra riscaldata, un argomento trito e ritrito come quello del triangolo amoroso tra marito, moglie e amante, con personaggi stereotipati come la giovinetta capricciosa, il cavalier servente di lei e il marito che si sacrifica. Va detto che, pur nella sua foga giovanile, James deve dare comunque atto della bravura dell’autrice nella seconda metà della storia molto bella e forte: “In mancanza di esperienza la nostra autrice ha derivato i suoi personaggi dalle profondità della sua coscienza morale”.

Ciò è vero solo a metà perché fu proprio l’infatuazione di Lydia Emerson, moglie di Ralph Waldo, per Henry David Thoreau a dare a Louisa l’impulso generativo per la stesura del suo romanzo. Tutto il racconto pare respirare della filosofia della natura di Emerson, e della compartecipazione vitale tra paesaggio e individuo predicata e praticata da Thoreau. La citazione iniziale è dedicata a Emerson:

La vita è una serie di stati d’animo simile a un filo di perle; e mentre li sgraniamo si rivelano tante lenti colorate che dipingono il mondo con le loro tinte, e ognuno ci mostra solo quello che riesce a mettere a fuoco.

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Louisa e Charlotte Bronte

Louisa amava le sorelle Bronte, in particolare Charlotte. Abbiamo notizia che lesse la biografia redatta da Elizabeth Gaskell rimanendo affascinata dalla vita della scrittrice inglese con la quale ravvisava delle analogie con le proprie esperienze.

Il suo romanzo preferito era Jane Eyre anche se non le perdonava il fatto di aver accettato lo stesso Rochester, nonostante egli le avesse mentito per poterla sposare subito.

Amava a tal punto l’eroina di Charlotte Bronte tanto da far pensare che possa essersi ispirata a lei per immaginare la protagonista di un suo romanzo breve, Dietro la maschera.

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Questa si chiama infatti Jean Muir e anche solo per assonanza, questo nome non può fare a meno di ricordare la Jane Eyre di Charlotte Bronte.

L’accostamento è dettato anche dal fatto che la signorina Muir è un’istitutrice esile e bionda che si presenta al cospetto dei suoi datori di lavoro vestita di nero, ma anche dal fatto che il suo nome scozzese, oltre a essere quello di un clan, significa “brughiera” e sfido chiunque a non ricollegare la brughiera con le volitive sorelle Bronte. Che Louisa avesse pensato a una sorta di riscatto per Jane Eyre e ne volesse scrivere il controcanto?

Louisa May Alcott ed Emily Dickinson

Molto diverse l’una dall’altra le due americane, l’una scrittrice pragmatica, incarnazione dello spirito americano, sensibile al momento giusto e straordinariamente moderna per aver saputo cogliere in anticipo temi come l’infelicità domestica e la ribellione femminile.

L’esatto contrario della coeva Emily Dickinson che non avrebbe mai voluto essere pubblicata, dare in pasto agli altri i frammenti di anima contenuti nei suoi versi ma che coglieva i frammenti che dal mondo le giungevano entro le quattro pareti della sua prigione domestica. La fama delle Piccole Donne raggiunse anche lei dato che intitolò loro dei versi.

Il frammento L. 718 “Piccole Donne

Che sarà, Geranio o Giulebbe?/

La Farfalla su nel Cielo/

Che non sa il suo Nome/

E non ha Tasse da pagare/

E non ha Casa/È giusto alta come voi e me,/

E più alta, credo,/

Dunque libratevi e non sospirate mai/

E questa è la via per affliggersi”.

fonte: www.emilydickinson.it

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "718 (about August 1881) Sally Jenkins and Martha Dickinson "Little Women (1) Which shall be, Geranium or Juleps? The Butterfly upon the Sky does'nt know it's Name And any tax pay And has'nt Home high and higher, believe So soar away and never sigh And that's the way to grieve (2) "Piccole Donne- (1) Che sarà, Geranio o Giulebbe? Farfalla el Che non suo Nome non Tasse pagare non È giusto alta come voi me, E alta, credo, libratevi mai non sospirate èla via -(2) affliggersi Probabile riferimento Alcott. (2) Vedi poesia J1521 1559. famoso romanzo di May"

Louisa e Goethe

Non sono mai stata una studiosa, ma una grande lettrice. Ralph Waldo Emerson mi fece conoscere le opere di Goethe quando avevo quindici anni, e da allora esse furono per me continua sorgente di gioia.

L‘opera in cui si sente in modo più forte l’eco goethiana è Un Moderno Mefistofele, che fu pubblicato anonimo e per questo venne erroneamente attribuito al figlio di Hawthorne per atmosfera e pesantezza. Non era il genere a lei più congeniale avventurarsi nel dramma passionale e nella complicazione psicologica. Infatti cosa c’entravano droghe, ipnotismo, frodi, patti col diavolo, ambizione e manipolazione con l’autrice di Piccole Donne?

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Jasper Helwyze è un impresario che sfrutta per i suoi scopi la brama di celebrità del poeta Felix Canaris, gliela procura quel tanto che basta a renderlo dipendente da essa e poi lo ricatta. Gli suggerisce di sposare Gladys, un’avvenente ragazza modaiola, per fare notizia e attirare l’attenzione su di sé e organizza un soggiorno in una villa lussuosa insieme a sua moglie Olivia. Il libro è pieno di continui rimandi, a cominciare dalla citazione iniziale, al Faust di Goethe con il quale stabilisce parallelismi e analogie, ma si avverte anche l’influenza cupa di Hawthorne. Il finale tragico della storia non fa che appesantirne ancora di più il tenore generale: forse Louisa provò a indossare i panni di ciascuno dei protagonisti immedesimandosi ora nell’ambizione dell’emergente Felix, ora nella testarda Gladys, oppure nascondendosi dietro all’intensa vita intellettuale di Jasper o alle bravate di Olivia.

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