C’è un mare verso ponente
Di onde montuose
Che gradatamente vanno crescendo
Si incontrano
oppure improvvisamente digradano mute
Pervaso dalla luce
pastellata del tramonto
Che si perde con lo sguardo
sullo sfondo dorato del cielo.
Ho letto questo libro con enorme curiosità.
Subito mi ha conquistato la sua presentazione dato che il blu è anche il mio colore preferito: dunque non c’era modo migliore per vincere la mia superficiale titubanza. Poi mi sono immersa nella lettura così tanto e così a fondo in modo spontaneo e naturale, dolcemente indotta da una narrazione invitante, da perdermi completamente nella storia. Le mie sono solo sensazioni che come tali sono personalissime e che avrei piacere di vedere condivise. E’ scritto molto bene da una ragazza giovanissima ma straordinariamente a proprio agio e in grado di dare forma a un’opera compiuta, a un progetto letterario definito dove nulla è lasciato al caso.
Il motivo del vestito blu che apre e chiude il libro esprime compiutamente questo concetto.
Lo stile è assolutamente coinvolgente, maturo e sapiente.
L’intreccio decisamente accattivante, in un convergere di diversi generi letterari: da quello sentimentale a quello giornalistico-investigativo.
Strutturato e complesso come un vino, aggredisce con semplicità e conquista con la sua pienezza di gusto.
Con metodo tachigrafico sono registrate azioni e reazioni interiori ed esteriori dei protagonisti tanto da permettere la piena immedesimazione nei sentimenti e negli stati d’animo descritti. La scansione del ritmo quotidiano favorisce l’istaurarsi di un legame così stretto da portare alla completa immersione nella storia nell’impossibilità di distaccarsene per non perdere nemmeno un impercettibile cambiamento.
La forte caratterizzazione americana, l’uso dei dialoghi e la descrizione puntigliosa di ambienti, comportamenti e gestualità, ne fanno una verosimile sceneggiatura da film. Sono sembrati evidenti i richiami indiretti a “Il diario di Bridget Jones” e “C’è posta per te”: non solo per la tipologia di personaggi ma anche per alcune situazioni e analogie nelle storie. Anne –come Bridget- è invaghita del fascinoso direttore del giornale e sembra ignorare i sentimenti dell’avvocato integerrimo, suo amico da sempre.
Lo sconosciuto che manda messaggi ad Anne ricorda lo stesso interlocutore di cui Meg Ryan si innamora e che vorrebbe tanto far coincidere con il rampollo dei Fox che nel frattempo ha iniziato a conoscere meglio e ad apprezzare.
Gli sviluppi e le variazioni pensati dall’autrice per il suo romanzo sono perfettamente coerenti con l’impostazione seguita, confermano la di lei destrezza e formazione, e comunque concorrono alla compiutezza del risultato logico finale. L’inserimento del caso scottante che coinvolge personalità politiche e editoriali, seguito da vicino ma costantemente nei suoi risvolti investigativo, giornalistico e processuale, avvolti in un alone di suspence (su cui però non si indugia né si esagera), conferisce un sapore più deciso alla storia e scrolla la patina di sentimentalismo da quello che sembra essere il nodo cruciale del romanzo. E’ la misura a predominare, facendo sì che sia rispettato il giusto spazio che occupano nella loro complessità tutti i diversi aspetti della vita, dove è un lusso potersi dedicare solo ai rapporti affettivi, un lusso per cui la vita vale la pena di essere vissuta.