Archivio | giugno 2020

Dickens a Roma e a Napoli – Impressioni italiane II parte

Impressioni di Roma. Ediz. italiana e inglese - Charles Dickens ...

Dickens e Roma non hanno quindi un incontro esaltante. Lo scrittore è alla febbrile ricerca del simbolo grandioso dell’epoca romana ma deve fare i conti con la prosaica realtà di una città affaccendata e con la disillusione della realtà che cozza con l’immaginario.

Forse era stata la pioggia di quella sera a rovinare l’arrivo; il giorno seguente il bel tempo restituisce San Pietro, la Piazza, le sue elegantissime colonne, le sue zampillanti fontane, alla dovuta ammirazione.

Dickens è rapito dallo spettacolo offerto dai Fori Romani e soprattutto dal Colosseo:

è come vedere il fantasma dell’antica Roma: perfida, meravigliosa antica città, aggirarsi per gli stessi luoghi che il suo popolo calpestò. È lo spettacolo più impressionante, più maestoso, più solenne e grandioso e imponente che si possa concepire.

 

Non rimane invece impressionato né emozionato dalla Messa del Papa quanto piuttosto dalla cruenta decapitazione di un malvivente cui assiste e durante la quale la sua attenzione è richiamata dalla popolazione intervenuta al crudele spettacolo, molto diversi dai loro nobili avi.

Lo spettacolo umano è quello che più lo attrae e attira, così trova più meritevole descrivere il campionario di modelli di italiano radunati sulla scalinata di Piazza di Spagna:

 

C’è un vecchio con i capelli bianchi… è il vegliardo, o modello del patriarca… C’è un altro uomo con un mantello blu che finge sempre di essere addormentato al sole… Questo è il modello del dolce far niente… Ce n’è un altro, con un mantello marrone che se ne sta appoggiato al muro… Questo è il modello dell’assassino. Ce n’è un altro che guarda costantemente al di sopra della propria spalla e sta sempre andandosene, ma non si muove mai. Quello è il modello dell’uomo orgoglioso e sprezzante. Per quanto riguarda la Felicità Domestica e la Sacra Famiglia …ce ne sono a mucchi.

 

Dopo una gita poco entusiasmante nei dintorni di Roma, verso il grazioso lago di Albano, la squallida Tivoli con la sua Villa d’Este abbandonata e cadente, Frascati e le rovine di Tuscolo dove Cicerone visse e scrisse, doverosa è la visita al cimitero inglese, contrassegnato dalla piramide Cestia, dove riposano le ceneri di Shelley e le ossa di Keats “il cui nome è scritto in acqua” ma che brilla luminoso nel paesaggio di una quiete notte italiana.

Foto "Dickens, il nostro comune amico" le scene di un grande ...

 

Da Roma i Dickens passarono per Capua e Napoli, fino a Ercolano e Pompei dove, tra le rovine del Tempo, oggetti e momenti casuali del passato remoto sono fissati per sempre nella pietra. Grande fascino su di lui esercita il Vesuvio sulla cui sommità organizzano una escursione pericolosa.

Anche se non gradisce lo spirito napoletano (“Tutto è fatto in pantomima a Napoli”), deve ricredersi sulle meraviglie che si affacciano sul golfo:

La più bella regione del mondo si estendono intorno a noi. Sia che giriamo verso Miseno, spiaggia dello splendido anfiteatro d’acqua, e passiamo per la Grotta di Posillipo e la Grotta del Cane e aventi fino a Baia: sia che andiamo dall’altra parte, verso il Vesuvio e Sorrento, è un susseguirsi di delizie.

 

Nel viaggio verso il Nord, risalgono per l’abbazia di Monte Cassino e le cascate di Terni “dove l’intero Velino si butta a capofitto da un’altura rocciosa tra spruzzi splendenti e arcobaleni”, Perugia ben fortificata e Arezzo con la sua bella cattedrale, prima di scorgere finalmente Firenze:

 

Guardate dove giace laggiù davanti a noi, nella valle illuminata dal sole, con l’Arno che serpeggia lucente, e chiusa all’intorno da colline rigogliose; le sue cupole, le sue torri e i palazzi che sorgono da una terra fiorente, in un insieme scintillante e che brilla al sole come oro!

 

Lasciarono Genova la seconda settimana di giugno, dopo circa un anno di complessiva permanenza,  e tornarono in Inghilterra valicando il passo del San Gottardo.

DICKENS, A NAPOLI SI CELEBRA IL BICENTENARIO - Cultura & Culture

Il suo saluto all’Italia è comunque comprensivo e cordiale:

Separiamoci dall’Italia, con tutte le sue miserie e i suoi errori, affettuosamente: nella nostra ammirazione delle bellezze naturali e artificiali di cui è piena fino a traboccarne e nella nostra tenerezza verso un popolo per la sua indole ben disposto, e paziente e mite. Anni d’incuria, d’oppressione e di malgoverno hanno esercitato la loro opera per cambiare la natura e piegarne lo spirito; meschine gelosie – fomentate da principi insignificanti per i quali l’unione significava la scomparsa – e la divisione delle forze, sono state il cancro alla radice della loro nazionalità e hanno imbarbarito il loro linguaggio; ma il buono che è sempre stato in loro è ancora in loro, e un grande popolo può, un giorno, sorgere da queste ceneri […] L’Italia ci aiuta ad imprimerci in mente la lezione che la ruota del Tempo gira per uno scopo, e che il mondo è, nei suoi caratteri essenziali, migliore, più gentile, più tollerante e più pieno di speranza a mano a mano che gira.

Suona incredibilmente attuale questo giudizio amaro e attuale sul nostro bellissimo Paese che però rimane  unico. Inimitabile.

Brani tratti da Impressioni italiane, Edizioni Robin

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Impressioni italiane di Charles Dickens – Prima parte

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Nel giugno 1844, Dickens si recò in Italia con la famiglia: in realtà si trattava di dodici persone in tutto, compresi i domestici più un cane. Si stabilì a Genova, prima ad Albaro, a Villa Bagnarello, e poi a  Palazzo Peschiere in centro, e da qui si recò nelle principali città della ridente penisola: Bologna, Venezia, Verona, Milano, Roma, Napoli (con il Vesuvio ancora molto attivo), Firenze.

Per trovare casa Dickens aveva chiesto informazioni ad amici e conoscenti e poi si era rivolto direttamente ad Angus Fletcher che si trovava a Carrara il quale aveva preso in affitto per loro una grande casa, Villa Bagnarello, ad Albaro, all’epoca un borgo alle porte della città di Genova. La villa era collocata sul fianco di una collina e vi si accedeva da un piccolo e stretto sentiero che si snodava dalla costa fino in cima alla strada: una grande casa, ma non grandiosa, affacciata sul golfo di Genova, che però non soddisfece Dickens il quale la soprannominò “prigione rosa”.

Sebbene il panorama sia dei più suggestivi, la casa è ritenuta decrepita, tetra, echeggiante e disadorna, perciò esauriti i tre mesi di affitto e aver esplorato a fondo i dintorni circostanti, Dickens pensa a trasferirsi.

Palazzo Peschiere (Genoa)

Riuscì a prendere in affitto un palazzo al centro città, Palazzo delle Peschiere così chiamata per via delle due grandi vasche ornamentali piene di pesci rosse antistanti alla casa. Costruita nel tardo XVI secolo la dimora scelta questa volta aveva dimensioni grandiose: dall’atrio al pianoterra, coperto di affreschi, ai vasti e numerosi ambienti e stanze in cui si dispiegava.

Per consegnare e far pubblicare il libro di Natale di quell’anno, che aveva composto proprio a Genova, intitolato Le campane, Dickens si recò a Londra; compie il primo tratto da solo con il fido Roche, da lui soprannonimato il Bravo Corriere, e dà appuntamento alla moglie a Milano il 2 dicembre. Nel frattempo, attraversa l’Emilia per giungere a vedere finalmente Venezia il cui primo impatto è violentissimo!

Passando per Verona, Mantova e Milano Dickens lascia il confine italiano attraverso il Passo del Sempione per sbrigare gli affari che lo richiamano a Londra.

Dopo questa breve parentesi in cui, Dickens fece ritorno a villa delle Peschiere per festeggiare il nuovo anno (1845) e il 20 gennaio erano di nuovo in viaggio in giro per l’Italia, questa volta diretti a Roma (con un viaggio di ben dieci giorni) e successivamente a Napoli.

Impressioni italiane - Wikipedia

 

Nelle sue Impressioni italiane mette subito in chiaro che non vuole soffermarsi sulle opere d’arte, pur essendone estimatore, ma sulla vita vera perché da quella è venuto a trarre ispirazione e nuova linfa vitale per i suoi romanzi. Di contro, rimaneva sempre molto interessato agli aneddoti e ai tipi caratteristici che incontrava piuttosto che alle opere d’arte inanimate. La sua presentazione dell’Italia complessivamente intesa, e già solo per questo, risulta però estremamente riduttiva e troppo semplicistica. Ma il suo stile è inconfondibile e i suoi giudizi assomigliano più a delle visioni che a dei resoconti di viaggio.  Ripercorriamoli con lui.

Genova è inizialmente stigmatizzata per lo sporco e le puzze, i vicoli strettissimi e il suo disordine anche se Dickens non manca di coglierne l’affascinante colpo d’occhio d’insieme:

Laggiù si stende Genova in bella confusione, con le sue molte chiese, i monasteri e i conventi che additano il cielo soleggiato…

Piacenza è definita come la scura, decadente, vecchia Piacenza”, piena di erbacce sporcizia e pigrizia.

Un luogo deserto, solitario e pieno di erbacce, con delle fortificazioni in rovina; con i fossati seminterrati, che offrono un magro pascolo agli sparuti bovini che si aggirano nei pressi; e strade di austere case, che guardano in cagnesco le case dirimpetto.

Parma riscuote un diverso apprezzamento:

Parma ha strade allegre ed animate, per una città italiana; e di conseguenza è meno caratteristica di molti posti di minor fama. Sempre però eccettuato la Piazza, appartata, dove la Cattedrale, il Battistero e il Campanile -antichi edifici anneriti dal tempo, adorni di innumerevoli mostri grotteschi di figure trasognate scolpite in marmo e pietra rossa – sono radunati in un grandioso e magnifico riposo.

Un tempo piacevolissimo li accoglie a Modena:

dove la penombra degli scuri portici sopra i marciapiedi… era resa gradevole e rinfrescante dal cielo luminoso, così meravigliosamente azzurro. Ed io passai da tutta la gloria della luce del giorno all’interno di una buia cattedrale dove si celebrava messa grande, deboli candele bruciavano, la gente era inginocchiata in tutte le direzioni davanti ogni sorta di altare e i preti officianti borbottavano il solito canto, nel solito basso, sordo, strascicato e melanconico tono.

Di Bologna gli rimane l’immagina di una seria e dotta città, con le due torri spendenti di mattoni, inclinate di traverso, “come se stessero rigidamente inchinandosi l’una all’altra”, piena di turisti, lasciata per la vecchia e tetra Ferrara, solitaria e spopolata, dove l’erba cresce talmente nelle strade silenziose che “chiunque potrebbe far fieno qui, letteralmente, mentre il sole brilla” e meritano una visita la casa dell’Ariosto, la prigione del Tasso e l’insolitamente antica cattedrale gotica.

Oltrepassato il Po, Dickens si imbarca in direzione di Venezia dove arriva direttamente in barca la sera dell’11 novembre 1844. Venezia lo affascina, con la sua insuperabile bellezza, la maestosità della Piazza e la grandiosità della cattedrale. Nondimeno Dickens rimane attratto dalla visita alle Prigioni, le strette viuzze, i canali e i ponti che li attraversavano come balconi in pietra.

Ritratti di Venezia

Verona come già prima Venezia fa parte delle reminiscenze shakespeariane:

Avevo un certo timore ad andare a Verona, per tema che potesse lasciarmi completamente insoddisfatto di Romeo e Giulietta. Ma non avevo fatto in tempo ad arrivare nella vecchia piazza del mercato che la mia apprensione svanì. È un posto così fantasmagorico, singolare e pittoresco, formato da una varietà così grande e straordinaria di edifici fantastici, che nulla di meglio potrebbe trovarsi nel centro di una città, anche romantica come questa: scenario di una delle più belle e delle più romantiche storie.

 

A Mantova si affida a un cicerone sui generis che, dopo sommarie spiegazioni della Basilica di Sant’Andrea, sotto la quale è conservato il Santo Graal degli antichi romanzi cavallereschi, la Piazza del Diavolo, costruita dal Diavolo in persona in una sola notte senza una particolare ragione, la Piazza Virgiliana con la statua del poeta, si dirigono verso Palazzo Te dove gli affreschi di Giulio Romano colpiscono per le figure dilatate ed esagerate. Nessun rimpianto quindi per la paludosa città nel dirigersi verso Milano fermandosi a dormire a Cremona, da ricordare per le sue scure chiese di mattoni e la torre immensamente alta, il Torrazzo, per non parlare dei suoi violini.

A Milano “la nebbia è così fitta che la guglia del famoso Duomo poteva anche essere a Bombay per quel che se ne vedeva in quel momento” ma la vista dell’Isola Bella sul Lago Maggiore ricompensa di tutte le visioni confuse della città.

Quando poi i Dickens ripartono da Genova verso Roma, passano per “Spezzia” che è un buon posto per sostarvi per il suo bellissimo golfo, il suo albergo abitato da fantasmi e l’acconciatura delle donne.

Carrara, tutta circondata da alte colline, è una città chiara e pittoresca; la torre pendente di Pisa  è meno alta  di quella vista sui libri scolastici; diversamente,

l’insieme degli edifici raggruppati sopra ed intorno a questo tappeto verdeggiante, compresi la Torre, il Battistero, la Cattedrale e la Chiesa del Camposanto, è forse il più bello ed il più notevole che ci sia al mondo.

 

Da Pisa si muovono per visitare i dintorni toscani; la bella e antica città di Siena è definita “come un pezzetto di Venezia senza l’acqua”, Bolsena avvolta nella malaria, Viterbo famosa per le sue fontane, l’arrivo nella Campagna Romana fa da anticamera quieta e desolante alla Città Eterna che avvolta in una densa nuvola, con innumerevoli torri, e campanili, e tetti di case, che si ergevano nel cielo e alta sopra tutti, una Cupola. somiglia incredibilmente a Londra.

 

Il viaggio in Italia di Charles Dickens rivela un acuto ...

 

 

Viaggio sentimentale di Laurence Sterne

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Viaggio sentimentale (A Sentimental Journey through France and Italy) è un’opera di Laurence Sterne, scritta e pubblicata nel 1768; lui morirà poche settimane dopo.

Anche a motivo del fatto che il Grand Tour era considerato il coronamento dell’educazione dei gentiluomini britannici, la travel literature (“letteratura di viaggio”) era, dopo i romanzi, il genere letterario di maggiore successo tra il pubblico.

Già l’idea di narrare un Grand Tour era venuta a Sterne a proposito del protagonista del Tristram Shandy, libro che aveva poi preso un indirizzo diverso, salvo poi rispolverarla per il vol. VII, con il racconto di un viaggio in Francia.

Il tentativo satirico del Viaggio sentimentale è duplice: esso è indirizzato sia nei confronti della moda del viaggio, sia nei confronti del genere letterario.

La continuità con il Tristram Shandy si realizza tanto sul tema del viaggio, quanto, in modo più nebuloso, con la presenza di uno Yorick che, almeno nominalmente, appare essere lo stesso personaggio del precedente libro.

Ugo Foscolo - Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick ...

 

Il Viaggio sentimentale vanta un illustre traduttore: Ugo Foscolo una prima volta, sotto lo pseudonimo di Yorick, nel 1792 (pubblicato a Venezia da Antonio Zatta), e poi tra il 1805 e il 1807 (in un periodo in cui il poeta risiede in Francia, come capitano, al seguito del generale Domenico Pino), con lo pseudonimo di Didimo Chierico e nei termini d’una “fedeltà religiosa” al testo, e una terza volta tra l’agosto e il settembre del 1812.

Un viaggio sentimentale attraverso la Francia e l'Italia di mr ...

 

L’edizione che ho letto è edita da Guaraldi ed è stata tradotta da Gian Luca Guerneri che consapevole di cotanto precedente: “Di fronte al ‘mostro sacro’ c’è poco da fare: o lo si chiosa o si cerca di andare per la propria strada con grande umiltà. Quest’ultima via mi è parsa più congeniale ed è stato piacevole, di tanto in tanto, occhieggiare di lontano quella sua bellissima traduzione che assomiglia a una strada larga ed alberata che, senza curve o asperità, scollina il testo sterniano. E’ stato bello vedere come a volte le strade abbiano trovato un incrocio magico e inaspettato così come altrettanto bello è stato faticare e sudare per costruire un’altra via”.

Protagonista di questo ahimè breve pamphlet non è il viaggio ma il narratore che racconta le sue avventure tragicomiche. Prova ne sia l’evidente sproporzione dello spazio dedicato al percorso in Francia e all’Italia, che pure veniva inclusa nel titolo.

Senza capo né coda, un viaggio estemporaneo e improvvisato, con una meta dichiarata ma costantemente e bellamente ignorata, questo racconto di viaggio tradisce subito il suo intento dissacrante e il clima surreale che lo accompagna, tra digressioni continue, incontri-scontri, deviazioni dall’itinerario principale, incidenti creati a bell’arte per deconcentrare e sviare il lettore da aspettative classiche e modalità narrative tradizionali e monotone.

Se  il tema del viaggio  attraversa tutta la letteratura del Settecento, Sterne vuole invece riportare l’attenzione sul viaggiatore. Il reverendo Yorick, già personaggio del Tristram Shandy, è il maturo protagonista dietro cui l’autore cela la sua identità di anomalo ecclesiastico. Eroe e narratore, tentato ora dalla virtù ora dalla trasgressione, più che descrivere luoghi e monumenti, elargisce impressioni, sottigliezze, umori, ricordi di incontri: il frate e la gentildonna, il locandiere e la sartina, il giovane valletto ed ex tamburino e il vecchio ufficiale. Episodi minuti, quadretti di vita e di costume venati di humour non meno che di malinconia, in cui il sentimento è l’unica regola alla quale il viaggiatore conformi andatura e linguaggio. In un perfetto gioco di specchi, il fittizio Yorick, maschera di Sterne, produce Didimo Chierico, l’immaginario traduttore foscoliano che traghetta da una lingua all’altra questo gioioso elogio delle fughe dell’io nel mondo.

Viaggio sentimentale' di Sterne. L'umorismo, chiave della realtà ...

 

La realtà del viaggio si sgretola in una somma di impressioni ritenute l’unica possibilità d’esperienza.

Sono ben consapevole del fatto che i miei viaggi e le mie osservazioni sono completamente diverse rispetto a quelle di coloro che mi hanno preceduto; al punto che avrei potuto reclamare come originale e interamente mia la classificazione di cui sopra (tra viaggiatori semplici: l’ozioso, il curioso, il bugiardo, l’orgoglioso, il vanitoso, il malinconico;  e i  viaggiatori per necessità, ndA) ma temo che avrei finito con l’invadere il territorio del viaggiatore vanitoso e io ho ben altri mezzi della semplice novità del veicolo. E’ sufficiente che il mio lettore, qualora anche lui fosse stato un viaggiatore, si confronti con studio e riflessione con quanto detto sopra in modo da trovare la propria collocazione nella graduatoria – ne ricaverà un passo in avanti nella conoscenza di se stesso, sempre che il viaggio gli abbia lasciato qualcosa, fosse solo anche un ricordo pallido e confuso.

 

Il racconto finisce per essere non un libro, ma un diario di viaggio, assolutamente inattendibile per indicazioni geografiche e informazioni pratiche, ma estremamente divertente per le sue avventure spassose.

 

 

Per il mio compleanno, uno sguardo indietro…

Sono quella che sono. Un caso inconcepibile come ogni caso.

 

Nelle nostre vite individuali, sebbene gli anni siano tristi, i giorni hanno la possibilità di essere radiosi. La vita è la cosa più triste che ci sia, quasi quanto la morte; ma ci sono sempre nuovi paesi da visitare, nuovi libri da leggere (e spero da scrivere); mille piccole meraviglie quotidiane di cui stupirsi e godere, e quei momenti magici…

Il mondo visibile è un miracolo quotidiano per coloro che hanno occhi e orecchie; e io mi riscaldo ancora le mani, con gratitudine, al vecchio fuoco, anche se ogni anno che passa è alimentato dalla legna secca di ricordi sempre più lontani.

(Edith Wharton, Uno sguardo indietro)

 

Uno sguardo indietro eBook: Wharton, Edith, Buitoni Duca, Maria ...

Camera con Vista

Abbracci e pop corn: Firenze nel cinema: Camera con vista (2)

 

Sotto di lei il terreno scendeva di colpo verso il paesaggio e le violette scorrevano giù a rivoli, torrenti e cateratte, allagando di blu il pendio, turbinando intorno ai fusti degli alberi, raccogliendosi in pozze nelle conche, coprendo l’erba di macchie di schiuma azzurra. Ma ma con tanta profusione come nel punto in cui lei si trovava: era quella radura la sorgente, la fonte primaria da cui sgorgava la bellezza a irrorare la terra.

 

Resplandecer de pasión: Habitación con vista, de James Ivory ...

George si era voltato sentendola arrivare. Per un attimo la contemplò come fosse caduta dal cielo. Colse la gioia che s’irradiava dal suo volto, vide i fiori lambire il suo vestito come onde azzurre. I cespugli sopra di loro si richiusero. Egli si avvicinò di corsa e la baciò.

 

Camera con vista: i tanti amori di James Ivory | JAMovie

Henry James, un americano a Roma

Amazon.it: Una vacanza romana e altri scritti - James, Henry ...

 

Henry James a Roma.

Dimorare in una città che, per quanto ve ne possiate lagnare, è senza dubbio una città moderna, con folle e negozi e teatri e caffè e feste da ballo e pranzi con invitati e tutta la moderna commistione di piaceri e dolori; avere fuori dalla porta di casa il buono e il cattivo di tutto ciò, eppure essere in grado nel giro di mezz’ora di galoppare via e lasciarla indietro di cento chilometri, di cento anni, e guardare ciuffi di ginestra che risplendono sulla cima di una torre solitaria nell’azzurra aria silenziosa, e gli asfodeli color rosa pallido che nondimeno fremono nella quiete, e i pastori con  le gambe fasciate che si appoggiano al loro bastone in una immota fratellanza con i cumuli di rovine, e le capre che si  arrampicano e i loro piccoli barcollanti che evocano selvaggi odori da deserto dalla cima di montagnole incavate; e poi tornare indietro attraverso un delle grandi porte e, un paio d’ore dopo, ritrovarsi nel “mondo”, vestito, presentato, intrattenuto, a fare domande, a parlare di Middlemarch, a una giovane signora inglese o ascoltando canzoni napoletane da un signore con una camicia di pessimo taglio; tutto ciò significa condurre in un certo senso una doppia vita e ricavare dalle ore frenetiche più impressioni di quante una mente di modesta capacità sappia gestire.

 

Il ritorno del cavaliere di Antonia Romagnoli

 

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In esclusiva per il mio blog ho una meravigliosa card di presentazione dell’ultimo romanzo storico di Antonia Romagnoli e un estratto affascinante.

Lasciatevi conquistare dalla penna di Antonia Romagnoli, dalla magia sprigionata da un uso sapiente di parole e visioni preludio a profumi attesi ed emozioni inaspettate.

Owen si lasciò condurre da lei, che aggirò la piccola cappella e lo accompagnò in un luogo che non si era proprio aspettato: c’era, nell’austera fortezza, ben protetto dalle mura possenti, un giardino, che sprigionava aromi sorprendenti. Erbe aromatiche crescevano ordinatamente in rettangoli di terra, ciascuno delimitato da sentieri di ghiaia, mentre lungo il muro del castello si alzava vigorosa una grande siepe di lavanda.
“Opera vostra?” domandò, mentre Edlyn con disinvoltura si accingeva a strappare qualche erbaccia.
“Sì: ho appreso al convento un poco sulle erbe e sui medicamenti. Ho voluto portare qui a Lulworth le sementi delle piante che ritengo più utili.”
Era quasi un chiostro e del chiostro aveva lo stesso profumo, del chiostro la stessa pace: un angolo di paradiso all’interno della cupa fortezza fatta per le armi e gli armigeri. D’altra parte, Edlyn, al contrario di lui, non era certo fatta per non lasciare traccia. Non poteva che essere foriera di vita e di bellezza anche in un luogo che pareva fatto per respingerle entrambe.
Owen aspirò a fondo l’aroma della lavanda, della menta e della salvia. Prese da una pianta di quest’ultima una foglia e la strofinò tra le mani, facendone sprigionare il fresco profumo.

 

Il ritorno del cavaliere: (Collana Literary Romance) eBook ...

IL RITORNO DEL CAVALIERE di ANTONIA ROMAGNOLI – ED. LITERARY ROMANCE

 

DETTAGLI LIBRO:

Titolo: Il ritorno del cavaliere

Autore: Antonia Romagnoli

Data di uscita: 4/05/2020

Editore: collana Literary Romance

Genere: Romance storico medioevale

Numero pagine del cartaceo: 247 formato tascabile

Costo del cartaceo: € 11.90

eBook kindle: offerta lancio a 1.99 (Disponibile su Kindle Unlimited)

Link Amazon: https://tinyurl.com/ycva32mg

 

TRAMA

Dorset, 1101

Un triste incarico attende Owen Lackname, cavaliere di ritorno dalla Terra Santa: sir Thomas, suo amico fraterno e compagno d’armi, è caduto in battaglia e con le sue ultime parole gli ha chiesto di portare la ferale notizia di persona alla famiglia che lo attende in patria.

Owen, accompagnato dagli altri cavalieri reduci dalla Crociata, si appresta a compiere il proprio dovere, ma a causa delle insegne che porta con sé viene scambiato per l’amico perduto.

La drammatica situazione in cui versa il piccolo feudo di Lulworth gli impedisce di chiarire l’errore, costringendolo a prendere il posto di Thomas per dare sostegno alla sorella di lui, Edlyn, che da mesi assiste un padre infermo e guida il feudo resistendo agli attacchi di misteriosi nemici.

A complicare tutto, però, sono i sentimenti tutt’altro che fraterni che Owen comincia a nutrire per la bella castellana e i segreti sempre più grevi che il cavaliere porta con sé, a partire dalla sua vera identità e dal vero motivo che lo ha ricondotto in Inghilterra…

 

Il ritorno del cavaliere: (Collana Literary Romance) eBook ...

BIOGRAFIA DI ANTONIA ROMAGNOLI

Antonia Romagnoli, copywriter, è un’autrice piacentina che si occupa di romance storici e di fantasy.

Finalista al Premio Galassia 2006, ha esordito con alcuni racconti fantastici in riviste e antologie. Ha pubblicato nel 2008 per le Edizioni l’Età dell’Acquario “Il segreto dell’Alchimista”, primo volume della Saga delle Terre, finalista al Premio Italia 2009. Il secondo episodio della saga, “I Signori delle Colline”, è uscito nel febbraio 2009.  “Triagrion”, il terzo episodio della saga, è uscito nel 2010 con Edizioni Domino.

I tre romanzi, seguiti nel 2016 dal prequel “Aerys – il potere del fuoco” sono stati riproposti da Delos Digital nella collana Fantasy. “Aerys” è arrivato in finale al Premio Italia 2017.

Con Domino ha pubblicato anche due fiabe per la prima infanzia.

Nel 2015 e 2016 ha pubblicato in modo autonomo i romance storici “La dama in grigio”, primo della serie “Le Dame Fantasma” e “Il libertino di Hidden Brook” regency romance, dedicandosi all’800, in particolare inglese, di cui scrive nel blog “il salotto di Miss Darcy”.

Negli anni successivi sono usciti “La dama in bianco” e “La dama in verde” regency ghost stories, il racconto breve “l’eredità degli Hemsworth”, sempre legati alle Dame Fantasma, la raccolta di articoli “Regency & Victorian – in viaggio tra usi e costumi dell’800 inglese”.

Nel 2020 ha pubblicato, presso la collana Literary Romance, il romanzo medieval romance “Il ritorno del cavaliere”. Collabora con il portale web Cultura Al Femminile, occupandosi della rubrica sulle “Donne che hanno fatto la Storia”.

Https://www.missdarcy.it

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Il Ritorno del Cavaliere

Antonia Romagnoli (@antoniaromagnol) | Twitter

 

La rosa di una donna di Olive Shreiner

La rosa di una donna ~ Caravaggio Editore

 

E’ un titolo che mi suscita una strana sensazione.

Senza conoscere affatto questa scrittrice mi arriva il profumo della rosa conservata nel cofanetto, occasione del racconto. Un profumo che arriva da paesi lontani e che dischiude una finestra aperta su un mondo lontano la cui eco giunge fino a noi.

Con ritmo impalpabile e crescente  il racconto arriva a mostrarci come la vera bellezza possa suscitare in un’altra donna non solo ammirazione ma tacita complicità, contravvenendo agli stereotipi sociali competitivi.

L’atmosfera sospesa introdotta dal ricordo e che la formula del racconto favorisce isola le due figure di donna, la narratrice non meno della narrata. L’autrice è solita ricorrere ad allegorie e anche se indefinibile avverto un metasignificato nascosto tra le pagine di questo cammeo. La rosa simboleggia forse la bellezza? Quel fiore, pegno d’amicizia, resistito all’usura del tempo, dimostra forse che la bellezza esteriore passa e sfiorisce mentre quella interiore rimane per sempre un valore?

Amazon.it: Dream Life and Real Life: A Little African Story ...

Il racconto appartiene alla raccolta Dream Life and Real Life ma la bibliografia di Olive Shreiner è abbastanza nutrita, e interessante, e ancor più originale, come del resto la sua stessa vita.

 

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Olive Emilie Albertina Schreiner (Wittebergen, 24 marzo 1855 – Città del Capo, 11 dicembre 1920) è stata una scrittrice sudafricana, fondamentale per lo sviluppo della letteratura anglofona nel suo Paese. Pacifista, fu molto attiva nella lotta contro il razzismo e nella lotta a favore dei diritti delle donne.

Nona dei dodici, Olive era figlia di Gottlob Schreiner, missionario metodista tedesco, e Rebecca Lyndall, inglese. Di famiglia povera, si educò da autodidatta leggendo la Bibbia, John Bunyan e gli scritti di autori quali R.W. Emerson, J.S. Mill, G. Eliot e J.W. Goethe. Fu attraverso queste letture che Schreiner sviluppò idee opposte a quelle che le erano state inculcate dalla famiglia e abbandonò qualsiasi pratica religiosa.

Tra il 1874 e il 1881 lavorò come governante di alcune famiglie che abitavano nel karoo (la grande distesa arida e semidesertica del Sudafrica occidentale che sarà lo sfondo di molti suoi romanzi); nel tempo libero leggeva Darwin, Spencer e Comte. Intanto la famiglia, provata dall’estrema povertà e dalla morte di una delle figlie, si era disgregata. Durante la New Rush, Schreiner si trovava proprio a Kimberley e fu testimone di quella febbrile e disperata corsa ai diamanti. In quello stesso periodo cominciò a scrivere diari e abbozzi di romanzi: Undine e From Man to Man, pubblicati postumi, furono scritti nella sua adolescenza.
Nel 1881 la volontà di continuare a studiare la portò a Londra per frequentare medicina, ma lo stato di salute cagionevole a causa dell’asma cronica di cui soffriva fin da bambina rese impossibile il progetto e così si dedicò interamente alla scrittura. The Story of an African Farm, il romanzo pubblicato nel 1883 con lo pseudonimo di Ralph Iron, le diede subito grande notorietà. Schreiner rivelò poi la sua vera identità con la seconda edizione del 1891. Il nome è un omaggio al filosofo ottocentesco Ralph Waldo Emerson, noto per le sue idee riguardanti l’etica individuale basata sulla fiducia in sé stessi; Iron, invece, è un riferimento alla gabbia di ferro contro la quale si infrangeranno i sogni e le aspirazioni dei due protagonisti, troppo moderni per il mondo in cui vivono.

A Londra frequentò l’ambiente intellettuale e divenne amica di Eleanor Marx, Edward Carpenter, Havelock Ellis. Ma l’asma peggiorava e Schreiner rientrò in Sudafrica per godere dell’aria secca del karoo e si stabilì a Matjiesfontein. William, suo fratello e futuro primo ministro della Colonia del Capo, le fece conoscere Cecil John Rhodes, figura di spicco durante la New Rush,  le cui convinzioni imperialistiche  si scontrarono con i principi di Schreiner e la loro amicizia terminò dopo un anno. In un’epoca che avrebbe visto il consolidarsi del razzismo con l’avvento dell’apartheid, Schreiner difese i diritti dei più poveri e degli oppressi anche attraverso due importanti scritti: Trooper Peter Halket of Mashonaland (1897), una denuncia di Rhodes e del razzismo bianco, e An English-South African View of the Situation (1899), contro la guerra anglo-boera.

Il 24 febbraio 1894 sposò Samuel Cronwright, che la incoraggiò sempre nella sua carriera di scrittrice. Sfortunatamente la loro prima figlia morì poche ore dopo essere venuta al mondo e Schreiner, che rivisse il dolore provato per la scomparsa della sorella, non si riebbe dalla perdita.
Nei primi anni del Novecento si batté per i diritti dei neri, degli ebrei e delle donne e lavorò a Letter on the Jews (1906) e Woman and Labour (1911), un testo fondamentale del femminismo. Nel 1913 partì sola per l’Inghilterra e trascorse gli anni della prima guerra mondiale a Londra. In condizioni di salute sempre più gravi rientrò a Città del Capo, dove morì l’11 dicembre 1920, lasciando molti scritti incompiuti. Chiese di essere sepolta accanto alla figlia nel karoo.

The Story of an African Farm by Schreiner, Olive: Near Fine Hard ...

 

La produzione letteraria di Schreiner è influenzata dall’ambiente coloniale. Nei suoi primi romanzi emerge il costante senso di emarginazione dell’autrice: si sente straniera in Africa ed emigrata in Inghilterra.

Il suo libro, The Story of an African Farm (Storia di una fattoria africana, 1883) è considerato dalla critica letteraria l’opera inaugurale della letteratura sudafricana in lingua inglese.
Il romanzo, che affronta il tema della condizione della donna nella società coloniale ottocentesca, fu salutato con entusiasmo non solo dalla critica femminista, ma anche dal resto della critica, che apprezzò la sua audacia compositiva e la sua modernità stilistica.

La rosa di una donna di [Olive Schreiner, Enrico De Luca]

La rosa di una donna (The Woman᾽s Rose) è il secondo di tre racconti inseriti nello smilzo libretto Dream Life and Real Life. A Little African Story, pubblicato con lo pseudonimo di Ralph Iron a Londra (T. Fisher Unwin, 1893).

Frammenti d’autore è una collana che propone brevi racconti di scrittori classici noti e meno noti della letteratura universale, offerti gratuitamente a tutti i lettori appassionati di classici che hanno apprezzato i titoli delle altre due collane a marchio Caravaggio editore (I Classici Ritrovati e le Gemme).

  • Schreiner O., La rosa di una donna, trad. e a cura di Enrico De Luca, Caravaggio Editore (“Frammenti d’autore”), Vasto, 2020.

C’è anche una versione in audiolibro:

 

 

Storie di Natale, l'audiolibro: THE WOMAN'S ROSE – LA ROSA DI UNA ...

Un incantevole aprile di Elizabeth von Arnim

Un incantevole aprile - Il giardino delle rose eBook: von Arnim ...

Lo splendore dell’aprile italiano era ai suoi piedi. Il sole la inondava di luce e il mare giaceva addormentato, muovendosi debolmente. Al di là della baia, anche le incantevoli montagne, dai colori squisitamente variegati, erano addormentate nella luce.

Un incantevole romanzo. Non dovrebbero esserci altre parole per descriverlo.

Scritto quando era ormai famosa, le fu di ispirazione il periodo di vacanza trascorso, nell’estate del 1921  nel delizioso Castello Brown di Portofino.

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Il soggiorno nel maniero affittato era stato allietato dalla compagnia di alcune amiche e arricchito dall’affetto dei numerosi vicini inglesi e ammiratori. Fornì evidentemente abbastanza materiale e visioni e stupore e incanto, per comporre il suo romanzo più celebre, Un incantevole aprile, visto che la trama ne ricalca molto da vicino le modalità. Quattro donne inglesi decidono di lasciarsi alle spalle i problemi, le preoccupazioni e il grigiore della vita quotidiana in Inghilterra per trascorrere una vacanza in Italia, nella località fittizia di San Salvatore, in Liguria, che rispecchia fedelmente i luoghi in cui la scrittrice aveva effettivamente soggiornato.

Tutto inizia  in un club femminile di Londra, in una giornata fredda e uggiosa di febbraio, quando la signora Wilkins legge il seguente annuncio economico sul Times:

«Per gli amanti del glicine e del sole. Piccolo castello medievale italiano sulle coste del Mediterraneo affittasi ammobiliato per il mese di aprile. Servitù inclusa. C.P. 1000, “The Times”»

Il richiamo non può restare inascoltato, quell’immagine di glicine fiorito al sole è troppo allettante.

Le visitatrici non potevano essere cieche: quello spettacolo faceva colpo dopo un marzo londinese particolarmente umido e melanconico. Essere trasportate all’improvviso in quel luogo dove l’aria era così ferma da trattenere il suo stesso respiro, la luce così dorata che l’oggetto più ordinario risultava trasfigurato; essere trasportate in quel tepore delicato, in quella fragranza carezzevole, e avere come scenario l’antico castello grigio e, in lontananza, le colline chiare e serene dei paesaggi del Perugino, era un contrasto sorprendente. … Quell’anno, la primavera fu particolarmente incantevole, e se il tempo era bello, aprile era il mese migliore a San Salvatore. Maggio scottava e inaridiva, marzo era irrequieto, e poteva essere freddo e rigido nel suo splendore, ma aprile arrivava dolce, come una benedizione, e se il tempo era favorevole, era così bello che diventava impossibile non sentirsi diversi, non sentirsi emozionati e commossi.

Un incantevole aprile – Elizabeth von Arnim – TRECUGINE

Oltre a descrivere con profusione la cascata di fiori che ornano il castello medievale e lo splendore accecante del paesaggio circostante, che non fa che lasciare a bocca aperta le improvvisate turiste inglesi, Elizabeth von Arnim si sofferma a cogliere le particolarità caratteristiche degli indigeni che assunti come personale di servizio: la loro parlantina incessante, le loro espressioni eloquenti, la mimica facciale, la gestualità teatrale e la premura invadente. Ed è curioso ritrovare i nostri connazionali con le loro caratteristiche immutate nel tempo.

Vedendolo, Francesca alzò al cielo tutto quello che riusciva, le sopracciglia, le palpebre e le mani e gli assicurò con un discorso prolisso che era tutto in perfetto ordine e che lei stava facendo il suo dovere.

“Certo, certo, – disse Mr Briggs, tagliando corto. – Nessuno ne dubita”.

L’Italia non è più un luogo pericoloso e fonte di ottundimento dei sensi ma benefica sensazione di libertà e benessere, ispirate da tanta bellezza. Più dei monumenti e dell’arte è qui il paesaggio a dare spettacolo e la natura a meravigliare, rinnovando il miracolo della vita giorno dopo giorno.

Quando il primo maggio, se ne andarono, anche dopo esser giunti in fondo alla collina e aver varcato il cancello di ferro verso il villaggio, sentivano ancora il profumo delle acacie.

Ipsa Legit: Un incantevole aprile

Rivedere il film adesso è d’obbligo.

Fonti:

Carmela Giustiniani, Chiamatemi Elizabeth, Vita e opere di Elizabeth von Arnim, Flower-ed, Roma, 2017

Chiamatemi Elizabeth. Vita e opere di Elizabeth von Arnim (Windy ...