Archivio | febbraio 2020

Biografie

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La scrittura per me ha un lato spensierato e leggero che ricerco e ritrovo scrivendo racconti ambientati in epoca Regency, ma è anche ricerca e approfondimento e questi aspetti li coltivo nelle biografie. Le ho pubblicate con la Case Editrice Flower-ed di Michela Alessandroni.

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Il mio primo saggio è stato una sorta di opera “magna” su Jane Austen e su tutto il materiale bibliografico e di derivati esistente su di lei in italiano. Eccone il piano:

 

Il volume si compone di quattro sezioni con le quali si vuole ricostruire il mondo di Jane Austen come donna, nei suoi interessi, legami, affetti, e come scrittrice, esaminando le tematiche e lo stile con cui ha lasciato un segno indelebile nella letteratura inglese di primo Ottocento. Lo sguardo si allarga poi a considerare i rapporti con gli altri scrittori e le loro opere, cercando di stabilire influenze, collegamenti e commenti. Si offre, infine, una panoramica sui derivati e gli inspired usciti in italiano e una rassegna bibliografica di tutti i contributi critici esistenti, dalle monografie agli articoli, frutto di un lungo lavoro di ricerca bibliografica. Jane Austen. Donna e scrittrice vuole essere un omaggio, maturato nel tempo attraverso le riletture e gli approfondimenti, a una scrittrice che si desidera far conoscere e amare con le sue emozioni, i suoi segreti taciuti, le sue battute, i momenti tristi e felici, come una donna qualsiasi e allo stesso tempo molto speciale.

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Poi, in un secondo tempo ho scritto una breve biografia di Louisa May Alcott intitolata Non ho paura delle tempeste che ben esprime il tumultuoso carattere dell’eterna ragazza americana. In questo ritratto la immagino così, finalmente un po’ serena, appagata dal suo successo e soprattutto dal raggiungimento del suo obiettivo, ma sola.

Ha scritto molto nella sua carriera e avrebbe scritto ancora tanto se il destino le avesse concesso altro tempo: l’esperienza come infermiera durante la guerra di secessione fu tragica anche per le conseguenze letali che ebbe sulla sua salute.

Ripercorrendo i suoi 55 anni, la possiamo vedere correre e saltare staccionate come un maschiaccio, promettere che provvederà alla sua famiglia, proteggere i più deboli e scagliarsi contro i prepotenti. Poi un giorno la vedremmo partire per Boston dove doveva incontrare il suo futuro da scrittrice e coltivare i suoi sogni masticando pane e amarezze tra i mille lavori e sacrifici da fare per sbarcare il lunario e mandare qualche soldo a casa. Qualche racconto pubblicato, qualche rivista disposta a pubblicare storie sensazionali e inizia a farsi conoscere.

Poi improvvisamente, nel 1868, la svolta. La proposta di scrivere un libro per giovanette, lei che si schermisce, non è sicura di farcela, l’editore insiste: “Vorrei che provaste”.

Chi avrebbe potuto immaginare che grazie a quei ricordi relativi all’infanzia e alla sua stessa famiglia Louisa May Alcott sarebbe diventata una delle scrittrici più famose al mondo? Pubblicata e letta in tutte le lingue!

 

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Tornando al 2019 e ricorrendo il bicentenario della nascita di George Eliot, il 22 novembre 2019 è uscita la biografia di questa profonda e grande scrittrice vittoriana, così poco conosciuta.

George Eliot non è una scrittrice facile e si porta dietro la scomoda nomea di dotta e impegnata, in realtà è una donna che ha attraversato grandi conflitti interiori, in principal modo ha sperimentato in prima persona la apparente contraddizione tra l’educazione e i principi secondo i quali è stata allevata e la vita che ha condotto. Per questo la sua stessa vita potrebbe costituire benissimo la trama di un romanzo.

Il fascino irresistibile esercitato da questa scrittrice è la combinazione speciale tra la sua superiore intelligenza e un profondo senso di empatia umana che l’ha portata a comporre pagine di autentica poesia sotto la vigile guida di una mente rigorosa.

Sinossi:

China sui libri, una giovane donna studia le lingue antiche e moderne, la religione e la filosofia. Mentre si interroga con fervido interesse sulle questioni sociali e morali, i capelli dorati le incorniciano il volto sgraziato e lo sguardo penetrante. Possiede un’intelligenza fuori dal comune e un profondo senso di empatia umana: è Mary Ann Evans, meglio nota con lo pseudonimo di George Eliot, la più colta, indipendente e raffinata delle scrittrici vittoriane. Il destino le riserverà una storia personale drammatica e complessa come la trama di un suo romanzo, ma proprio sperimentando e scandagliando a fondo emozioni, dilemmi interiori e conflittualità, riuscirà a scriverne e a restituirne una fedele rappresentazione nelle sue opere. In occasione del Bicentenario della nascita di George Eliot (Arbury, 22 novembre 1819-Londra, 22 dicembre 1880), Romina Angelici ha realizzato un ritratto della scrittrice interessante, profondo e ricco di sfumature, in cui raccontare non solo le sue vicissitudini personali, ma anche il modo in cui ella seppe esplorare la complessità umana, giungendo a creare alcuni dei più grandi capolavori della letteratura. Indice degli argomenti:I. I primi anni II. La giovinezza III. A Londra IV. George Henry Lewes V. George Eliot e la Regina VI. Redattrice alla “Westminster Review” VII. Un esperimento letterario VIII. Mr. Gilfil’s Love-Story IX. Janet’s Repentance X. Il primo romanzo XI. Il Velo dissolto XII. Il Mulino sulla Floss XIII. Echi gaskelliani XIV. La bella storia di Silas Marner XV. Viaggi in Italia XVI. Romola XVII. Jacob e suo fratello XVIII. Felix Holt, The Radical XIX. Un poema spagnolo XX. Il capolavoro. Middlemarch XXI. Uno studio di vita provinciale XXII. Daniel Deronda XXIII. Mrs. John W. Cross XXIV. La grande tradizione XXV. Pessimista o meliorista? XXVI. George Eliot e gli altri XXVII. Influenze francesi XXVIII. George Eliot va in America.

Se avete piacere, vi aspetto su facebook per saperne di più. Vi lascio il link dell’evento organizzato da Flower-ed:

https://www.facebook.com/events/860455891043442/

 

Romina Angelici autrice

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Vi parlo un po’ di me

Il 2019 è stato per me un anno molto pregno per me perché hanno visto la luce diversi miei lavori.

Innanzitutto ho scritto per la Literary Romance di Simona Friio, il Romanzo Regency La debuttante dell’Essex

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Sinossi:

Miss Gray è nata e cresciuta nell’Essex dove adora scorrazzare all’aria aperta con i suoi amati cavalli. Così come i passatempi, anche i suoi modi sono molto simili a quelli di un ragazzo tant’è che preferisce essere chiamata Alex, piuttosto che Alexandra come sua madre insiste ad appellarla specie in pubblico.

Lady Violet vuole mettere un freno all’indomita ragazza per la quale non esiste rimedio migliore che portarla in città per la stagione, facendola debuttare.

Ma Alex non perde la sua franchezza né il vizio di travestirsi da maschio per gironzolare indisturbata tra le strade di Londra: cosa che attirerà su di lei le attenzioni di un annoiato Lord Clerke. Il soggiorno in città si rivelerà allora un’emozionante avventura, soprattutto quando la raggiungerà l’amata zia Cyd, Lady Celandine Gray, sorella di Sir John, suo padre.

Quando la famiglia Gray fa ritorno in campagna, ciascuno di loro ha motivo di aspettarsi degli sviluppi dal debutto di Alex e soprattutto tanti ospiti a Graystone Manor. Al giovane e nutrito gruppo composto da Alex, zia Cyd, e Andrew, tornato dal college per le vacanze estive con il suo amico Mr Scott, si unisce presto Lord Clerke arrivato in visita nei panni di corteggiatore e affascinato dalla briosa compagnia.

Il suo saggio e discreto intervento sarà risolutivo nelle maldestre circostanze in cui va a cacciarsi la ribelle Alex dimostrando forse che il suo carattere impulsivo necessita di un compassato gentiluomo al fianco?

Lady Celandine osserva tutto in silenzio non volendo pregiudicare la felicità della nipote mentre Sir John non ha mai sostenuto tanti colloqui in vita sua come in questo frangente. Alla fine, a dispetto di tutti gli sforzi, completamente inutili, profusi da Lady Violet, ogni mistero verrà chiarito.

*****

Poi nel volgere di qualche mese ho trovato molto divertente tornare nell’Essex, e precisamente a Graystone Manor per trascorrere il Natale insieme ad Alex e alla sua famiglia, certa che non mi sarei annoiata. E infatti a dicembre è uscito Natale a Graystone Manor:

Sinossi:

Natale sta arrivando e, a casa di Alex, fervono i preparativi. Questa volta, Miss Gray ha deciso di fare le cose in grande accogliendo i suoi più cari amici sotto lo stesso tetto per festeggiare insieme la ricorrenza più speciale dell’anno. La zia Celandine e Lord Clerke, appena tornati dal viaggio di nozze decidono di trascorrere le vacanze insieme ai loro parenti dell’Essex mentre Frank è atteso da un momento all’altro. Non tutto va secondo i piani e la festa rischia di essere rovinata da alcuni contrattempi; inoltre Alex non sarebbe lei se non complicasse le cose mettendoci del suo con equivoci e incomprensioni, come al solito.


Nella confusione generale sarà in grado il fratello Andrew di darle il giusto consiglio? E Lord Clerke supererà le sue preoccupazioni? L’arrivo di un nuovo ospite porterà ulteriore scompiglio?
Un Natale, seppure secondo le tradizioni, molto movimentato quello festeggiato in casa Gray, del resto come sempre accade a Graystone Manor.

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La scrittura per me ha un lato spensierato e leggero che ricerco e ritrovo scrivendo racconti ambientati in epoca Regency, come questi, ai quali devo aggiungere il primo esperimento letterario in cui mi sono cimentata, ispirato a Jane Austen e a Georgette Heyer, Intrighi d’amore a Villa Roseburn

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Sinossi:

Nell’augusta dimora di Lady Olivia Roseburn, a Londra, l’arrivo di Miss Trouble, il cui nome è tutto un programma, rompe la monotonia di un’esistenza scandita da regole e piani precisi. L’arrivo di mazzo di tulipani screziati, di cui non si conosce il mandante né tanto meno la presunta destinataria, crea scompiglio tra i diversi corteggiamenti in atto. Miss Charlotte Roseburn comincia a domandarsi se non sia un omaggio di Lord Charming, vecchio amico di famiglia, a sua madre o se suo cugino Henry Stanhope non voglia invece indirizzarlo alla bella Susan Trouble, o se sia infine il timido tentativo di seduzione di Mr Patient, amico di Henry. L’allegra comitiva si sposterà poi a Bath per la stagione estiva dove, anche grazie all’arrivo di Mrs Stanhope, la rete di equivoci si infittisce sempre di più. Solo l’intervento di un formidabile cerimoniere riuscirà a sistemare ogni tessera al posto giusto. Un romanzo che intrattiene con leggerezza, ma in cui nulla è lasciato al caso, come nella migliore tradizione inglese. Si rivivono le atmosfere dei romanzi di Jane Austen e le situazioni descritte da Georgette Heyer, nella sua scintillante produzione ispirata all’Età Regency. Un omaggio a due grandi scrittrici e alle loro appassionate lettrici.

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Se non si fosse capito Jane Austen è la mia scrittrice preferita e a lei sono ispirati, dedicati, rivolti, questi piccoli omaggi. Il diario dei consigli d’amore di Jane Austen ha un titolo volutamente provocatorio perché “la zia” è conosciuta per tutto tranne che per essere una romanticona e in questo collage di citazioni in tema tratte dai romanzi e dalle lettere lo conferma ancora una volta, per chi non ne fosse ancora convinto.

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Acuta osservatrice della natura umana e appassionata di unioni matrimoniali, Jane Austen ha potuto esaminare i sentimenti e i comportamenti di uomini e donne messi in relazione tra loro. Nei suoi scritti ci ha abituato a tiepide manifestazioni d’affetto e a considerazioni opportunistiche e ragionevoli, ma ha saputo anche stupirci con dichiarazioni appassionate, come quella di Mr Darcy, e accorate richieste d’amore, come quella del cap. Wentworth: forse, sotto quella saggezza ammantata di buonsenso, bruciava un cuore rovente, pronto a farsi travolgere dalla passione. Presentati in una nuova traduzione curata da Romina Angelici, quelli raccolti qui sono i consigli e le opinioni di Jane Austen in materia sentimentale, tratti dalle lettere e dai suoi romanzi. Un diario dalla veste grafica elegante, da tenere accanto e consultare in ogni stagione della vita.

 

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Solstizio d’inverno è il seguito immaginario de I Watson, romanzo incompiuto di Jane Austen.

Emma, dopo aver rifiutato il nemmeno tanto cortese invito del fratello e della cognata a essere loro ospite a Croydon, decide di rimanere a Stanton con Elizabeth e il padre. Tornare a casa dopo anni di assenza, trascorsi presso la zia non è stato semplice, così come riambientarsi e recuperare il rapporto con i fratelli e con il padre. Alla sua prima uscita pubblica Emma non manca di fare scalpore: ammonita da Elizabeth a resistere al fascino di Tom Musgrove, durante il ballo degli Edwards, ha suo malgrado destato l’interesse di Lord Osborne. Ma ha anche fatto delle gradevoli conoscenze come gli stessi suoi anfitrioni e la loro figlia Mary, nonché, per averlo invitato a ballare, un piccolo gentiluomo chiamato Charles Blake, attirandosi quindi, in un colpo solo, l’ammirazione del ragazzino stesso, della madre e dello zio Mr. Howard. Anche Tom Musgrove comincia a frequentare di più le sorelle Watson e cerca ogni pretesto per ingraziarsi Emma in particolare.

Equinozio d’autunno, Un’avventura di Jane Austen è invece un immaginario diario segreto tenuto da Jane Austen nella tarda estate del 1805 sulle vicende che avrebbero fornito spunto per Sanditon, purtroppo anch’esso incompiuto.

17 settembre 1805. Jane Austen e la sorella Cassandra partono per Worthing. È la stessa Jane a raccontare il suo incontro con i Parker, i Denham e con Miss Charlotte Heywood, simpaticamente rinominata “Miss Guance-rosa”. La trentenne Jane si trova così ad approfondire la conoscenza di Mr. Sidney Parker, che, oltre a costituire un’inaspettata svolta in un soggiorno che rischiava di essere troppo monotono, si rivela un gentiluomo affascinante e divertente. I segni dell’interesse di lui sono chiari ma Jane teme che Sidney non sia del tutto libero, perché già legato a un’altra…

 

 

Esther Howland, la madre del biglietto di San Valentino Americano

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Esther Howland (1828–1904), conosciuta come la “Madre del biglietto di S. Valentino americano”, era un’artista e una donna d’affari e a lei si deve la divulgazione dei biglietti di auguri di San Valentino in America.
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Suo padre, Southworth Howland, gestiva SA Howland & Sons, il più grande negozio di libri e cartoleria di Worcester, nel Massachusetts e lei, che aveva ricevuto un biglietto di San Valentino da parte di un socio di affari di suo padre, convinse quest’ultimo a fare un grosso ordinativo di materiale dall’Inghilterra, dato che a New York questo tipo di biglietti era praticamente sconosciuto o comunque non alla portata di tutti.
Dopo essersi diplomata al Mount Holyoke College, lei stessa, all’età di 19 anni, si mise all’opera; provò a crearne uno, ritagliando alcune buste di San Valentino in rilievo e incollandoci sopra delle immagini colorate.  Poiché il risultato le piaceva, creò dieci prototipi che diede a suo fratello che era agente di commercio di articoli di cartoleria e che tornò dai  suoi giri nel New England, con ordini per un valore di oltre $ 5000. 
Esther allestì allora un laboratorio in una stanza al terzo piano della residenza  di famiglia, in Summer Street,  e assumendo alcune ragazze per aiutarla a realizzare biglietti di San Valentino in una vera e propria catena di montaggio. Utilizzava solo i migliori materiali fatti arrivare appositamente dall’Inghilterra: fogli e buste goffrati e perforati mentre a New York acquistava immagini colorate, pizzi di carta e nastri. 
 Ad ogni ragazza veniva assegnato un compito speciale; una ritagliava le immagini, le ordinava tenendole in scatole separate e assortite;  un’altra creava gli sfondi, come tralicci, foglie, paesaggi semplici o forme astratte,  che poi passava a un’altra lavoratrice ancora che aveva il compito di abbellire e adornare ancora di più il cartoncino incollando fiori o attaccando della seta o del raso al centro, anche dipingendoli o applicandovi un piccolo specchio per catturare il volto del grazioso destinatario.”.
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 Le sue prime carte contenevano brevi versi di quattro righe incollati all’interno di essi, per distinguere i suoi biglietti di S. Valentino, Esther iniziò a timbrare la lettera “H” sul retro delle sue carte con inchiostro rosso, insieme al prezzo e alle lettere “NEVCo”, ossia il nome della sua compagnia New England Valentine Company.
Un biglietto in carta semplice era venduto a cinque centesimi mentre quelli che erano realizzati con nastri, illustrazioni artistiche, porte nascoste, pizzi dorati, e buste interne che potevano contenere più messaggi segreti, ciocche di capelli o persino anelli di fidanzamento,  erano venduti  da un dollaro a cinquanta dollari (che a quell’epoca era un’enorme somma di denaro).
A proposito del fatto che qualcuno cominciò a lamentarsi che i biglietti più elaborati fossero troppo costosi, dato che $ 50, era il prezzo di un cavallo all’epoca,  si racconta che l’uomo che inviò il biglietto con una proposta di nozze venne respinto proprio per l’uso sconsiderato del denaro: la donna infatti motivò il suo diniego dicendo che non avrebbe mai sposato nessuno che era capace di sprecare i suoi soldi in quel modo!
La sua prima pubblicità apparve su The Worcester Daily Spy nel 1850.
Di fatto fu la prima a commercializzare i biglietti di San Valentino e a ricavarne un enorme successo e sebbene non si sposasse mai,  e anzi  ebbe un infortunio al ginocchio che nel 1866 che la costrinse a stare su una sedia a rotelle, Esther Howland unì innumerevoli amanti attraverso i suoi San Valentino.
Ella creò anche cartoline di Natale, auguri di Capodanno, biglietti d’auguri, opuscoli e cestini di maggio e nel 1870 pubblicò  il Valentine Verse Book che consisteva di trentuno pagine. Il libro era destinato a quei clienti che trovavano un biglietto di loro gradimento ma non i versi in esso contenuto.  Con il libro avrebbero potuto scegliere, tra un totale di 131 versi tutti stampati con inchiostro rosso, verde, blu e oro e in 3 diverse dimensioni, il testo che faceva più al caso loro, incollandolo all’interno del biglietto acquistato.
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La società newyorkese puritana non vedeva di buon occhio questa moda che andò diffondendosi sempre di più, considerandola un’usanza indecente e poco virtuosa tanto che il New York Times pubblicò aspre critiche in un articolo del 14 febbraio 1856:
In ogni caso, che siano decenti o indecenti, accontentano solo gli sciocchi e danno ai viziosi l’opportunità di sviluppare le loro propensioni e metterle, in modo anonimo, davanti ai relativamente virtuosi.
L’usanza con noi non ha alcuna funzione utile e prima viene abolita, meglio è.
Per gente di questa mentalità sarebbero andati bene i Vinegar Valentine, cioè i biglietti di San Valentino acidi o all’aceto, letteralmente, quelli cioè per coloro che non erano in buoni rapporti e che volevano respingere un nemico o un pretendente indesiderato. 

“Al mio Valentino / è un limone che ti consegno e ti offro ora” skidoo “, perché ne amo un altro, non c’è possibilità per te”.

A dispetto di tutti i pregiudizi del tempo, i biglietti di san Valentino presero ad aumentare sempre di più e a costituire un linguaggio d’amore anche cifrato, a partire dal testo in esso contenuto più o meno esplicito o addirittura dal significato allusivo del francobollo stesso!
Pare infatti che da come fosse posizionato il francobollo si potessero interpretare i sentimenti del mittente: sottosopra significava” Sono malato d’amore “; lateralmente,  verso destra, significava “amore e baci”; lateralmente, verso sinistra, significava “non ti lascerò mai”; in diagonale a destra, significava “Mi vuoi sposare?”; e in diagonale verso sinistra, significava “Sì, lo farò”.

 

 

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Intrighi d’amore a Villa Roseburn

 

 

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Intrighi d’amore a Villa Roseburn  è il mio primo tentativo di scrivere un racconto regency.

Certo non posso rivendicare alcuna originalità nel plot che sembra uscito dritto dritto da un romanzo di Georgette Heyer e dichiaro e confesso di aver deliberatamente ambientato la seconda parte del racconto a Bath nei luoghi menzionati da Jane Austen nelle lettere relative ai suoi soggiorni nella località termale.

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Sapendo l’importanza della botanica e del linguaggio dei fiori nell’Ottocento, ho scelto di imbastire il racconto attorno a un fiore come il tulipano, che forse pochi sanno che in realtà è proprio quello che rappresenta il vero amore; è il fiore perfetto per esprimere un’autentica dichiarazione d’amore. Poiché, come per le rose, il significato varia a seconda del colore, ho scelto la varietà screziata perché il suo messaggio è quello di indicare la bellezza degli occhi di chi li riceve in dono, creando attorno ad esso un alone di innocuo mistero per dare un pizzico di sale ad una storia semplice e leggera, nel suo genere.

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E così ha preso le mosse la storia con la discesa in campo man mano di diversi personaggi che non possono certo definirsi di ampio respiro, ma a loro modo caratteristici: ognuno ha infatti una sua peculiarità distintiva che comincia proprio con il nome stesso (nomen-omen) che indicato in inglese propone ogni volta un gioco di parole (una è Miss Trouble il cui nome è tutto un programma!).

Perché ho detto che avrei avuto piacere a presentare la mia Lady Olivia Roseburn alla padrona di casa, Lady Antonia? Perché penso che sia il personaggio meglio riuscito o almeno quello a me più simpatico. Del resto è sua l’ouverture:

 

Lady Olivia posò con una lieve pressione il ventaglio sul tavolino: “No, non può essere!”.  […] Sentiva che i guai sarebbero arrivati a Roseburn sotto forma di un incantevole visino squattrinato e il suo istinto infallibile e collaudato raramente si sbagliava […]

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Erano trascorse sessantacinque primavere senza che Lady Olivia vedesse oscurata la soave imperturbabilità del suo bianco incarnato; appena appena un rossore di compiacimento ne aveva soffuso le gote quando sir Geoffrey di Roseburn aveva dichiarato la resa, sul tappeto cremisi, ai suoi piedi. Non che il risultato non avesse richiesto un minimo sforzo, ma il guadagno era tutto dalla parte di lui, come presto avrebbe sperimentato.  

 

La prima parte del racconto si svolge a Londra, nei luoghi generalmente citati e frequentati dalle eroine di Georgette Heyer, mentre per la residenza di Lady Olivia, Roseburn House o Villa Roseburn, mi sono ispirata ad un’antica dimora trovata sul web.

 

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Nell’altra metà ci si sposta a Bath dove ho usato come coordinate spaziali i riferimenti contenuti nelle lettere scritte da Jane Austen a Cassandra durante i suoi soggiorni nel luogo di cure termali per eccellenza. Lady Olivia si è infatti trasferita con tutto il suo seguito a Bath ed ha mutuato alcune delle attività e delle occupazioni cui si dedicava Jane Austen quando era lì in vacanza.

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Quando Mrs Reinolds ebbe dato il suo benestare, tutto fu pronto per il trasferimento di Lady Olivia Roseburn e signorine, a Bath.

Era l’unica volta nell’anno in cui Milady varcava la soglia di casa sua e tutto era stato organizzato fin nei minimi particolari, per renderne il più confortevole possibile lo spostamento. Le altre due occupanti la carrozza approfittarono delle comodità allestite ingannando il tempo in chiacchiere e progetti.

La servitù inviata nel frattempo a Queen Square aveva provveduto a predisporre ogni cosa necessaria ad accogliere Milady mentre Miss Trouble fu prontamente accompagnata al n. 7 dei Green Park Buildings.

Il mattino seguente un’ansiosa Miss Smith un po’ scarmigliata, con qualche ricciolo grigio sfuggito alla cuffietta, si presentò molto in anticipo sull’usuale orario delle visite, a Lady Olivia, per ringraziarla della squisita ospitalità riservata alla sua amica, Miss Trouble. La sollecitudine che aveva di porgere i suoi ringraziamenti a Milady non le impedì di trattenersi a colazione e Charlotte individuò in lei la persona giusta ad accompagnare lei e Susan alle terme.

Ecco quindi che alle Janeites “doc” non potranno sfuggire i riferimenti al Crescent, ai Sidney Gardens, alle Assembly Rooms e, alle fedelissime, la gita in campagna a Beacon Hill raccontata a Cassandra nella lettera di domenica 2 giugno 1799.

Il testo comunque è pieno di riferimenti e citazioni austeniane che invito le lettrici più volenterose o curiose a rintracciare, e ciò si deve alla mia espressa volontà di rendere in qualche omaggio alla mia scrittrice preferita nel modo più indolore possibile.

 

Naturalmente devo rassicurare le più romantiche che dopo le prime pagine entrerà in scena anche un affascinante -appunto- Lord Charming che proveremo a sistemare con la dama giusta.

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Non posso anticipare troppo, anche perché il racconto di per sé è piuttosto breve e spoilererei il più bello. Che dire? Io mi sono divertita a scriverlo e spero che possiate divertirvi a leggerlo.

Da qualche parte ho appreso che Georgette iniziò a scrivere i suoi romanzi per divagare il fratello durante una lunga convalescenza; io ho dedicato il mio divertissment a mia madre che aveva terminato di leggere tutti i libri di Georgette Heyer e dava chiari segni di crisi d’astinenza. Gliel’ho sottoposto e quando lei mi ha detto che poteva andare, ho capito di aver superato il primo esame.

Ora tocca a voi. Fatemi sapere.

 

 

Titoli che parlano d’amore.

Sull’amore ci sono moltissimi luoghi comuni, uno dei quali è ad esempio che parli d’amore quel libro che lo menziona nel titolo.

Perché un libro a volte lo si giudica dal titolo o dalla copertina.

Non sempre è vero, e non necessariamente.

Ci sono molti modi di parlare d’amore.

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Si può farlo in modo scanzonato come Jane Austen che ci ha abituato a tiepide manifestazioni d’affetto e a considerazioni opportunistiche e ragionevoli, ma ha saputo anche stupirci con dichiarazioni appassionate, come quelle di Mr Darcy e  del cap. Wentworth: forse, sotto quella saggezza ammantata di buonsenso, bruciava un cuore rovente, pronto a farsi travolgere dalla passione.

I consigli usciti dalla sua penna raramente sono sentimentali ma non per questo meno romantici o avveduti di altri:

Credo che tutti debbano sposarsi, almeno una volta nella vita, per Amore. (L. 63)

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Sulla sua scia c’è il modo tiepido e prudente di parlare d’amore di Barbara Pym nel suo Amori non molto corrisposti che è decisamente tutto un programma già nel titolo e si rifà lontanamente alle caratteristiche di certi personaggi  austeniani come la propensione a combinare matrimoni di Emma o la volubilità di Edmund Bertram. 

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Decisamente più cinico è il modo di descrivere il mercato matrimoniale da parte di Nancy Mitford (prima in Inseguendo l’amore e poi con L’amore in un clima freddo) con manovre di accerchiamento e assedio, tecniche di conquista prese a prestito dalle strategie militari da madri senza scrupoli, cicisbei arrivisti e ragazze ostinate. Il risultato è quello di presentare il matrimonio per amore è un miraggio mentre quello senza sentimenti, una vera e propria trappola.

 

 

Si può raccontare la storia di un amore per travalicare i confini dello spazio e del tempo e renderla un’ esperienza totalizzante di due vite indissolubilmente unite.

La storia di Sigismondo e Isotta è la perfetta compenetrazione tra vita e arte, storia e romanzo in una intrigante alchimia.

Come nella miglior tradizione dell’amore cortese-cavalleresco assistiamo qui alla nobilitazione di un rude condottiero, stratega senza scrupoli e mercenario, che finisce per piegarsi sotto il giogo di Isotta che con la sua purezza d’animo e idealo lo costringe a ravvedersi e ad adottare una nuova morale. Purtroppo la ragion di stato impone scelte dolorose e difficilmente comprensibili, soprattutto in un’ottica moderna, e spesso deve sacrificare i sentimenti a una logica feroce di sopravvivenza. L’Italia del Quattrocento è lacerata da continue lotte, intervallate da mutevoli alleanze, tra la miriade di signorie locali in cui è frastagliato il potere politico mentre il Papa recita la sua parte da prepotente alla stessa stregua. Un mondo spietato, attraversato da guerre, tradimenti, crimini efferati  dove la vita degli esseri umani vale davvero poco.

Ma in mezzo a tanta crudeltà sboccia come perla rara la storia di Sigismondo e Isotta.  Questa è una storia vera, d’amore e di guerra, talmente bella e intensa che doveva essere raccontata e se ne è fatta cantore Maria Cristina Maselli

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Gli Intrighi d’amore sono protagonisti in questo breve romanzo in cui rivivono le atmosfere dei romanzi di Jane Austen e le situazioni descritte da Georgette Heyer. Nell’augusta dimora di Lady Olivia Roseburn, a Londra, l’arrivo di Miss Trouble, il cui nome è tutto un programma, rompe la monotonia di un’esistenza scandita da regole e piani precisi. L’arrivo di mazzo di tulipani screziati, di cui non si conosce il mandante né tanto meno la presunta destinataria, crea scompiglio tra i diversi corteggiamenti in atto. Miss Charlotte Roseburn comincia a domandarsi se non sia un omaggio di Lord Charming, vecchio amico di famiglia, a sua madre o se suo cugino Henry Stanhope non voglia invece indirizzarlo alla bella Susan Trouble, o se sia infine il timido tentativo di seduzione di Mr Patient, amico di Henry. L’allegra comitiva si sposterà poi a Bath per la stagione estiva dove, anche grazie all’arrivo di Mrs Stanhope, la rete di equivoci si infittisce sempre di più. Solo l’intervento di un formidabile cerimoniere riuscirà a sistemare ogni tessera al posto giusto.

Quando l’amore si confonde con il ricordo e la nostalgia diventa occasione per riflettere sul senso della vita e sull’irrinunciabilità di un sentimento, si raggiungono vette di poesia.

In una situazione molto simile a quella di Anne Elliot in Persuasione, la disparità di ceto (l’estrazione sociale, il grado di istruzione) tra due ragazzi che si innamorano fa ritenere i genitori di lei in diritto di convincerla dell’inopportunità di proseguire in una relazione del genere.

Un’inedita Beatrice Battaglia, conosciuta e famosa come saggista, studiosa e  si dimostra poetessa dell’amore, scrittrice di elegia pura:

E dopo ci fermiamo sul bordo del fosso a parlare, o meglio a cercare qualcosa da dire, a sorriderci con gli occhi, a desiderarci, senza poterci avvicinare troppo, perché qualcuno potrebbe spuntare dagli stradelli e vederci -e qui restiamo nell’odore dell’erbe fiorite mentre il sole va giù pian piano all’orizzonte, in attesa che il desiderio tracimi e superi la prudenza e lui, dando una rapida occhiata intorno, si avvicini e mi circondi con le braccia e mi baci.

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Se per Louisa May Alcott l’amore assume connotazioni gotiche perché si confonde con il possesso e la passione malata diventando perciò Un Lungo, Fatale Inseguimento d’amore 

“Ti dico che non lo sopporto! Farò un gesto disperato se la mia vita non cambierà presto. Peggiora sempre e sento spesso che venderei volentieri l’anima al Diavolo per un anno di libertà”. Aveva parlato una voce giovane e impetuosa e un intenso desiderio dava forza a quelle parole appassionate mentre la ragazza volgeva sconfortata lo sguardo intorno alla stanza tetra come una creatura in gabbia sul punto di liberarsi.

 

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Per William Somerset Maugham, nel suo Schiavo d’amore, diventa argomento di un romanzo di iniziazione alla maturità e ai sentimenti della vita. Romanzo fortemente autobiografico in tutta la sua prima parte riguardante gli anni di formazione di Philip, Schiavo d’amore riflette l’esperienza stessa di Maugham, rimasto orfano in casa dello zio, ma accoglie liberamente nello stesso tempo, le suggestioni e i simboli che circolano nella letteratura europea del Novecento come ad esempio la relazione segreta tra malattia e genialità.

 

Arrivati quindi alla fine di questa breve carrellata di libri che, presentando la parola amore nel titolo, sono adatti a essere consigliati come letture romantiche per l’imminente festa di San Valentino, possiamo concludere di aver verificato, almeno in questi indicati, che l’amore è spesso e volentieri il pretesto, fatte le dovute eccezioni,  per parlare d’altro.

 

La gente per bene

 

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Già molto avvezza a scrivere di costume e società, nel 1877 pubblicò con Il giornale delle donne un testo di grande successo che ebbe nel giro di una decina d’anni almeno venti ristampe, un piccolo innovativo galateo, La gente per bene: leggi di convenienza sociale (1877), antiretorico ritratto sociale nel quale il rispetto per la persona fa da principio guida di una società e di una nazione nascente, in cerca di un modello progressista di convivenza civile.

In questo galateo la Marchesa Colombi si finge un’anziana signora competente per età e titoli a dettare alcune regole della buona educazione che ritiene necessario ricordare e ribadire.

Uno spaccato interessante della vita dell’epoca, dei rapporti interpersonali, sociali e familiari, in particolare di quelli gravitanti entro l’universo femminile di bambine, giovinette, ragazze mature e signore della buona società.

Una lettura resa piacevole dalle battute di spirito sapientemente dosate dalla Marchesa che ogni tanto si lascia sfuggire qualche considerazione divertita e qualche aneddoto divertente.

Ma erano eroi di romanzo e dovevano passare di sconvenienza in sconvenienza… Il segreto fu così ben custodito che si seppe in anticamera ed anche in cucina (p- 98-99).

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Al di là di quanto strettamente attiene all’etichetta, è quando passa a parlare di matrimonio, usanze, proposte e convenienze, che si ravvisa il suo stile più ironico e che spesso la fa paragonare alla britannica Jane Austen che sul matrimonio lanciava strali simili.

Non a caso il matrimonio occupa la parte più corposa di questo mini trattato ed è evidente la consapevolezza che  esso può diventare un vero e proprio affare, e la donna ridotta alla stregua di una merce bell’e buona:

Ed ha veduto pure che gli occhi del signore accompagnante sembravano due unità di misura, intente a registrare quanto lei fosse lunga e larga… e se il peso specifico della sua dote fosse sufficiente a bilanciare le irregolarità risultanti dall’inventario (p. 96).

Parlando della signora appena maritata l’ironia si addolcisce:

I misteri che ha scoperti hanno sfrondate molte delle sue illusioni e le hanno insegnato verità dolci e tremende (p. 121).

Per poi tornare alle amare considerazioni della signora di mondo:

Ricevendo l’annuncio di un battesimo o d’una morte si risponde colle proprie carte di famiglia. In entrambi i casi, come pure per nozze, molti usano le lettere P.C.. Vuol dire ugualmente per condoglianza, e per congratulazione. Conosco un signore che le ha fatte incidere addirittura sulle sue carte. Dice che sono un tesoro quelle due iniziali, perché sanno interpretare tutti i sentimenti. … secondo lui gli sposi, che possono averle svoltando tornando dal viaggio, leggono quasi sempre per condoglianza (p. 165).

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Ma la Marchesa sa essere anche materna e comprensiva quando sa elargire piccole perle di saggezza a giovani spose o anche signore ingrigite:

In teatro una signora occupa sempre il posto d’onore… Qualunque sia l’entusiasmo che le ferve nel cuore, una signora non applaude mai (p. 154)

Se oggi questo contegno è molto cambiato, ci sono massime che non cambiano mai:

Sgraziatamente, le signore che sanno invecchiare decorosamente sono così poche (p. 193).

Preziosi quei consigli sull’apparecchiatura della tavola che ci dischiudono lo sguardo su una sala da pranzo dove brillano i servizi migliori tra cristalli e fiori in ossequio al sacro dovere dell’ospitalità.

Lo stesso Brillat-Savarin diceva che, perché un pranzo riesca bene, i commensali debbono essere non meno delle Grazie, e non più delle Muse. Per verità io credo che, senza uscire dalla mitologia, si possa salire fino al numero delle Ore… (ma) per tutti i santi del paradiso, che non sieno tredici!

Così come le raccomandazioni sui doveri di cortesia in fatto di visite da ricambiare, precedenze da rispettare, anzianità da riconoscere,  eleganza da non dimenticare, a prescindere dai mezzi.

Dopo aver assistito ad un pranzo, una signorina è tenuta ad accompagnare la madre nella visita che rende, entro gli otto giorni, alla famiglia da cui ebbe l’invito: e dovrà anche lei lodare la compagnia che vi ha trovata, la disposizione della tavola, i fiori, l’allegrezza che si è goduta, infine quel che c’era da lodare.. ed anche un pochino quel che non c’era (p. 72-73).  

Ad essere sempre raccomandati, in ogni circostanza, sono il rispetto e il decoro. La spontaneità dello humour e del buongusto dell’autrice invitano a ricercarli sempre.

Un mondo ordinato, regolato da norme non scritte ma basate su un sistema di valori condivisi e riconosciuti da tutti, di cui si sente già affiorare la nostalgia tra le pagine della Marchesa Colombi.

La gente per bene - Marchesa Colombi - ebook

Scheda libro:

La Marchesa Colombi si presenta come una vecchia signora che elargisce consigli sulle buone maniere da adottare in ogni circostanza, in famiglia e in società, nei diversi momenti della vita di una persona, da quando nasce a quando diventa vecchia. La gente per bene fu pubblicato la prima volta nel 1877. Questi gli argomenti trattati:

– Il bimbo

– I fanciulli (Coi parenti – Festa in famiglia – Colle sorelline – Colle persone di servizio – A pranzo – Visite – Inviti – Essendo ospiti in casa altrui – In iscuola – In serata – In chiesa)

– La signorina (In casa – Visite – Pranzi – Balli – Ospiti in casa altrui – Ai bagni ed in villa – Corrispondenza)

– La signorina matura

– La zitellona (Coraggio della sua situazione – Toletta – Divertimenti)

– La fidanzata (Domanda di matrimonio – Contegno coi parenti – Colle amiche – Col fidanzato)

– La sposa (Annuncio delle promesse – Visite – Corredo – Doni nuziali – La sera del contratto – Circolari ed inviti – Al municipio – Colazione – In chiesa – Viaggio di nozze)

– La signora (Ritorno dal viaggio – In famiglia – Visite – Pranzi in casa propria – Pranzi d’invito – Ricevimenti – Balli – Teatri – Ai balli – In campagna – Corrispondenza)

– La madre (Annuncio della nascita d’un bimbo – Battesimo – Ricevimento – Ai pranzi – Presentazione dei bimbi ai conoscenti – Presentazioni delle figliole in società – Civiltà verso i maestri dei figli –Verso i loro amici – Lutto – Casi riservati)

– La vecchia (Invecchiare – Toletta – Suocera – Divertimenti – Ospitalità)

– Gli uomini

Collana: Bon Ton

Volume: 2

Curatori: Michela e Giorgia Alessandroni

Formati: EPUB + MOBI

ISBN: 978-88-85628-07-6

Anno: 2016

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