Archivio | gennaio 2023

Una canaglia senza speranza di Stefania De Prai Sidoretti

Titolo: Una Canaglia senza speranza

Autore: Stefania De Prai Sidoretti

Editore: Self Publishing

Genere: Historical Romance

Editor: Amori al peperoncino

Disponibile su Kindle Unlimited

Trama

Senza onore. Costretto a lasciare l’Italia per sfuggire alla prigione. Filippo, sul piroscafo diretto verso il Canada, vuole solo dimenticare il passato tra le braccia di donne consenzienti e poco impegnative. Perché allora permette a quella zitella dalla battuta pronta e dal naso importante di insinuarsi nei suoi pensieri? Per Caterina ha provato odio a prima vista. Lei lo sfida, gli tiene testa, lo spinge a desiderare di essere diverso. Migliore… Un matrimonio di convenienza, utile a entrambi. Un’attrazione irrazionale e impossibile da soffocare. Ma vecchie colpe e nuovi nemici sono in agguato. Riusciranno Pippo e Rina ad avere la meglio contro avidi approfittatori e false accuse? Tra tempeste di neve, sciamani nativi e fughe rocambolesche, venite a scoprire una storia di rinascita ambientata nel selvaggio Canada di fine Ottocento

Second Chance

Hate to Love

Slow Burn

Matrimonio Combinato

RECENSIONE

Spin-off di Un gentiluomo imperfetto. Filippo Nenci è infatti uno dei personaggi secondari, a dire la verità l’antagonista di Gabriele e Giuditta verso i quali si macchiava di grandi crimini.

Lo ritroviamo che sta emigrando verso il Canada per sfuggire alle pene che sicuramente gli verrebbero comminate se non fosse per l’intercessione dello zio monsignore che non vuole scandali o macchie sul suo nome purpureo.

Anche sulla nave che lo sta conducendo al di là del mondo, Filippo si dà per vinto e non pensa minimamente a redimersi. Incontra Rina e sono subito scintille. Nessun colpo di fulmine scatta tra loro, almeno apparentemente ma si scontrano di continuo. Lui è un libertino impenitente, lei un tipetto fumantino, fuori dal comune, tutto pepe.

La traversata è di per sé un’espiazione da girone dell’inferno, specialmente nelle stive dove è stipata in condizioni disumane la povera gente, e il trattamento come immigrato all’arrivo negli Stati Uniti una punizione adeguata per le sue malefatte. Ma noi viviamo con lui un capitolo di Storia del Nostro Paese, riviviamo la drammatica esperienza che hanno affrontato tanti nostri connazionali che sono emigrati nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna e di lavoro o di un matrimonio combinato, per sfuggire alla miseria e alla povertà, ricevendo in cambio solo umiliazioni e discriminazioni. Assistiamo a un periodo difficile attraversato dall’Italia divisa tra ideologie politiche ancora in fase di definizione, un Monarca inefficace, una società percorsa da un diffuso malcontento. L’autrice spiega di essersi ispirata a racconti di conoscenti ed episodi che hanno avuto per protagonisti direttamente i suoi nonni e la testimonianza è ancor più sentita. Ho apprezzato tantissimo l’emozionante nota ai lettori:

Davvero quegli uomini e quelle donne buttavano il cuore al di là dell’ostacolo, in un azzardo che a noi farebbe tremare le vene. Fosse anche in parte dovuto alla disperazione o alla solitudine, però sempre coraggio rimaneva. Noi, che siamo spesso bloccati e ingessati con i nostri se e ma, dovremmo ricordarlo.

Questo primo impatto ha insegnato a Filippo a ravvedersi, ad imparare a lottare per conquistare ciò che vuole e non a prenderselo con la forza.

Ma l’inserimento in una realtà sociale come quella del Canada diventa una sorta di contrappasso per lui. Sconta su di sé l’uso della violenza più efferata e scopre di avere nell’animo un sentimento ancor più prepotente che

Una canaglia senza speranza, Filippo Nenci, in fondo una persona buona ma sicuramente non il classico eroe da romanzo, la cui riabilitazione tanto faticosamente guadagnata, noi -con un pizzico di distaccata simpatia- stiamo a guardare.

Stefania De Prai scrive i romanzi storici con disinvoltura e umanità, con una narrazione precisa e puntuale che non è mai pedante e uno stile a volte talmente realistico da risultare crudo ma sicuramente efficace e come sempre, di grande insegnamento.

Il mio regalo inaspettato di Felicia Kingsley

Il mio regalo inaspettato

Felicia Kingsley

N&C

Kindle Unlimited

Sinossi

È la Vigilia di Natale e anche a Dunfermline, in Scozia, fervono gli ultimi preparativi. Per Freya, responsabile delle consegne per il sito di e-commerce Amazing, è stata la settimana più faticosa dell’anno, ma finalmente anche questa giornata di lavoro può dirsi conclusa e lei può sognare un bagno rilassante. Solo che, al momento di tirare giù la saracinesca del magazzino, Freya si accorge che uno dei carichi non è mai partito: i membri del suo staff hanno riempito per errore il baule di un furgone guasto. Come potrà giustificare il fatto che decine di persone in città non riceveranno in tempo i loro preziosi regali di Natale? Impossibile. Così Freya si mette subito all’opera, sposta i pacchi su un altro furgone e si improvvisa un Babbo Natale-corriere d’eccezione. E forse potrebbe anche farcela, se non fosse che, rimasta senza benzina in mezzo alla neve, è costretta a chiamare un Uber per portare a termine la sua missione. Tutto si aspetterebbe meno che di ritrovarsi davanti come autista la sua vecchia fiamma del liceo, Kyle, proprio colui che tredici anni prima l’aveva bidonata la sera prima del ballo. Poche storie, lui deve farsi perdonare e questa è l’occasione giusta, così partono insieme con l’obiettivo di consegnare tutti i regali entro lo scoccare della mezzanotte. Peccato che gli imprevisti non siano finiti…

Recensione

Il mio regalo inaspettato è una lettura inaspettata che riserva un divertimento assicurato.

È un romanzo breve natalizio basato sulla originale trovata di stravolgere la consegna dei pacchi-dono. Infatti, non si tratta dei tradizionali pacchi di Babbo Natale che evidentemente deve fare i conti con il mondo moderno dell’e-commerce e adeguarsi anche lui. In questo caso abbiamo una simpatica ragazza, Freya, che entro la sera della Vigilia di Natale deve assolutamente consegnare ai clienti Amazon i prodotti da loro acquistati sul sito e che per un errore sono stati dimenticati in un furgoncino.

Narra la leggenda che il magico villaggio di Babbo Natale si trovi a Rovaniemi, in Finlandia, dove, in una baita di profumato legno di abete, gli elfi confezionano i regali che il vecchio barbuto dalla casacca rossa consegnerà la notte della Vigilia, sulla sua slitta trainata da otto fidate renne.

Chi si aspettava un dolce fiaba natalizia rimarrà deluso, ma solo per poco, perché questo romanzo anche se moderno, giovane e scattante, trasmette atmosfera e calore natalizio a più non posso. Arriva anche a surriscaldarsi con l’ingresso in campo di un vecchio compagno di scuola, antipatico ma aitante, che si rivela un aiutante molto speciale.

Spassoso e originale, anche questo racconto di Felicia Kingsley si legge tutto d’un fiato, incollati alle pagine, per non farsi sfuggire nessuna delle consegne, più o meno acrobatiche, nei luoghi più improbabili e ai tizi meno raccomandabili.

È proprio lì il bello: i regali non si devono aspettare. I veri regali sorprendono.

Alla fine, anche i lettori avranno ricevuto in regalo simpatia e buonumore!

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O&P compie 210 anni!

Ebbene sì, Orgoglio e Pregiudizio festeggia oggi, 28 gennaio 2023 il 210^ compleanno e può ben spegnere con soddisfazione le sue altrettante candeline!

Tante le edizioni che hanno lastricato il percorso di stampa fino a oggi, tante le copertine che hanno cercato di catturare l’essenza del romanzo.

E’ il romanzo a cui sono affezionata, che ha fatto scoccare il colpo di fulmine con Jane Austen, che ha orientato i miei gusti letterari e ha deciso il mio futuro da lettrice.

Per me, tutto iniziò con questa copia, affrontata nel 1985 come compito delle vacanze estive e nonostante i nomi improponibili, Giovanna, Guglielmo, ma anche Carlo, la storia mi piacque sin da subito.

Poi lo rilessi tante e tante volte, con traduzioni diverse, in edizioni più o meno commentate, e l’amore è cresciuto a dismisura. Posso confermare che è tutto vero quel che Calvino dice dei classici.

Perché questo, Signore e Signori, è il Classico per eccellenza.

Non solo ha tutte le caratteristiche per essere intramontabile, ma ha una modernità e una verve che non passeranno mai di moda e saranno sempre di un’attualità disarmante.

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

Se c”è un libro a cui calza alla perfezione questa massima è Orgoglio e Pregiudizio.

Che non mi stancherei mai di rileggere, all’infinito, che porterei con me su un ‘isola deserta e che a ogni rilettura mi riserva sempre un piacere sempre nuovo.

Jane Austen, nella lettera del 29 gennaio 1813 scrive a Cassandra dell’arrivo della sua copia personale:

Voglio dirti che ho avuto il mio adorato Bambino da Londra.

Nella lettera si racconta anche dello scherzo giocato ai danni di Miss Benn che ospite al cottage, non sa di avere davanti l’autrice del libro che stanno leggendo in salotto:

Miss Benn era a pranzo da noi proprio il giorno dell’arrivo del Libro, e nel pomeriggio ci siamo completamente dedicate a esso e le abbiamo letto la metà del 1° volume – premettendo che essendo state informate da Henry che quest’opera sarebbe stata presto pubblicata gli avevamo chiesto di mandarcela non appena uscita – e credo che ci abbia creduto senza sospettare nulla. – Si è divertita, povera anima! che non potesse che essere così lo sai bene, con due persone del genere a condurre il gioco; ma sembra davvero ammirare Elizabeth.

Fu sempre in questa lettera che Jane Austen dichiarò la sua passione per Elizabeth:

Devo confessare che io la ritengo la creatura più deliziosa mai apparsa a stampa, e come farò a tollerare quelli a cui non piacerà almeno lei, non lo so proprio.

Orgoglio e Pregiudizio ha avuto tanti figli, derivati di tuti i tipi: seguiti, spin off, riscritture, mash up, adattamenti, di tutto di più; e in questo senso continua a proliferare più che mai.

Un derivato particolarmente originale e frutto dei nostri tempi è stato quello dei The Lizzie Bennet Diaries: una riscrittura recitata moderna pubblicate a puntate su youtube.

Se non c’è un collegamento diretto, allora c’è un riferimento o una citazione o un omaggio implicito.

Da ultimo, per citare un esempio, il successo di Felicia Kingsley, Non è un paese per single che è una sorta di Orgoglio e Pregiudizio rivisitato in chiave moderna e trasportato sulle colline del Chianti.

Le sue versioni televisive hanno fatto sognare spettatrici di tutte le generazioni convincendo anche gli spettatori e se quella cinematografica accontenta meglio chi predilige la storia romantica, nella serie BBC le Janeites doc hanno riscontrato maggiore aderenza e rispetto al testo scritto.

La trasposizione filmica ha fatto sì che Mr Darcy diventasse nell’immaginario collettivo l’incarnazione dell’uomo ideale, affascinante e irraggiungibile ma anche un po’ rude; poi anche in questo caso ci sono stati dei riadattamenti.

Una cosa è certa: auguriamo a Orgoglio e Pregiudizio la fama indiscussa e imperitura di cui già gode, mantenendo sempre la sua eterna giovinezza e freschezza!

E come si dice in questi casi: 210 anni e non sentirli!

Fonti:

https://www.jausten.it/jalett071-080.html#l79

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Inganno d’onore di Linda Bertasi

Titolo: Inganno d’Onore

Autore: Linda Bertasi

Editore: Self Publishing

Serie: La Confraternita dei Leoni #4

Genere: Regency

Data di pubblicazione: 9 gennaio 2023

Trama

Li chiamano Uomini d’Onore, ma quanto pesa quell’onere su pelle e cuore.

GIUGNO – 1815 Ana O’Connor – una cascata di boccoli rossi come il fuoco, occhi verdi come le praterie d’Irlanda e una croce celtica al collo – è la figlia di Lord Galway. Fiera e ribelle, aborrisce tutto ciò che è convenzione e non vuole trovare marito. Non è dello stesso avviso il suo aitante fratello che la sta conducendo al ballo della duchessa di Richmond. Pesanti debiti gravano sulle spalle degli O’Connor, e l’unico modo per risollevarsi è accasarsi. Al ricevimento, Ana conosce l’ufficiale Mark Fraser: occhi e capelli neri come le piume di un corvo, un sorriso strafottente e lo sguardo malinconico di un uomo che non ha nulla da perdere. La battaglia di Waterloo alita loro sulle spalle e il fugace incontro sembra destinato a scolorire nell’oblio, ma il fato sceglie sempre percorsi inaspettati. Tra viaggi in Europa e misteriose imprese, segreti inconfessati e un passato che sembra riecheggiare di promesse inespresse, la storia di un uomo d’onore e di un’indomita irlandese, dove niente è come sembra, e la verità si nasconde sotto le pietre di una terra battuta dal vento ribelle.

RECENSIONE

Un romanzo elegante e raffinato, con inserti storici di pregio. Prosegue la saga de La Confraternita dei Leoni, questa volta spostandoci in Irlanda, sferzata dal vento del Mare del Nord. Tra le mura di imponenti castelli, residenze nobili antichissime, si nascondono segreti e misteri intricati e indicibili.  

Anche Ana O’Connor serba un potere fuori dal comune nella profondità dei suoi occhi verdi che vedono molto più di ciò che hanno davanti e l’incontro con Mark Fraser, oltre a scatenare un turbinio di emozioni incontrollabili, viene costellato di visioni e premonizioni sconvolgenti.  

La magia e la realtà si incontrano e scontrano in un gioco pericoloso.

Interessantissimo l’omaggio al nostro Paese tappa fondamentale del Grand Tour a cui Lady Spencer invita la sua giovane amica alla ricerca di un tesoro nascosto. Sono sempre precise e puntuali le testimonianze storiche di cui il romanzo è ricco: dai luoghi ai personaggi famosi dell’epoca, letterari e non, le opere d’arte, il vestiario, persino le tradizioni culinarie (di cui fare tesoro in appendice).

Uno spaccato di grande fascino la cui intelaiatura articolata riserva sorprese e colpi di scena continui. Le descrizioni sono così realistiche da rendere vivide le immagini in ogni particolare, senza perdere il loro fascino romantico.

Fuori, le stelle sembravano diamanti appuntati sul velluto della notte. Ana ammirava quello spettacolo dalla terrazza, avvolta in una calda coperta. Sorrise, pensando all’ironia della scena: ancora vestita di tutto punto, come a ritardare la fine di una serata atipica, di un compleanno dalle mille sfumature.

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Roses di George Eliot

Roses

You love the roses – so do I. I wish
The sky would rain down roses, as they rain
From off the shaken bush. Why will it not?
Then all the valley would be pink and white
And soft to tread on. They would fall as light
As feathers, smelling sweet; and it would be
Like sleeping and like waking, all at once!

Tu ami le rose, e anche io. Vorrei

che dal cielo piovessero rose

Come da un cespuglio scosso dal vento. Perché no?

Allora tutta l a valle sarebbe rosa e bianca

E soffice da calpestare. Cadrebbero come luce,

come piume, profumate di dolcezza; e sarebbe

un dormire e svegliarsi, tutto in una volta!


[1] https://www.poemhunter.com/poem/roses/

Un amore di Visconte di Fabiana Redivo

Titolo: Un Amore di Visconte

Autore: Fabiana Redivo

Editore: Dri Editore

Genere: Regency

Collana: Historical Romance

Pagine: 262

Data di uscita: 10 gennaio 2023

Trama

Ho mentito per proteggerla. L’ho ferita più di chiunque altro al mondo. E ora l’ho persa per sempre. Lady Daphne Felton non avrebbe mai immaginato che il suo debutto in società si sarebbe trasformato in un incubo. Il suo destino è segnato: è costretta ad accettare la corte di un baronetto vecchio e rozzo per salvare sua la famiglia. Il libertino Ian Burnett ha un’unica convinzione: non si vincolerà a una donna. Nessuna potrà fargli cambiare idea, mai. O forse sì? Daphne ha stuzzicato il suo interesse ed è disposto a tutto pur di salvarla dal matrimonio combinato. Lei però non sa che la sua felicità dipende da una scommessa… Una scommessa che ora è nelle mani del libertino.

RECENSIONE

A una lettura superficiale potrebbe richiamare Bridgerton per alcune assonanze ma poi Un Amoree di Visconte, di ambientazione Regency, prende una storia del tutto autonoma, senza dover si prestare a inutili paragoni.

Lungi dall’essere un sogno romantico, per Daphne, la protagonista del romanzo di Fabiana Redivo, il matrimonio è un pessimo affare che altri vogliono concludere per lei immolandola sull’altare dell’onorabilità familiare. La madre e il fratello sono decisi a darla in sposa a un losco personaggio -che si spaccia come sir- che cancellerà i debiti e salverà la proprietà dilapidata da un irresponsabile capofamiglia.

La storia di Daphne si scontra e si incontra con quella di Ian, un Visconte scozzese navigato, che non vuole saperne di mettere la testa a posto e le loro voci si alterneranno in un racconto costellato da colpi di scena, segreti, sfide e immancabili incomprensioni e dissidi.

Nonostante quindi i piani del fratello per lei, gli eventi decidono di prendere un’altra piega, aiutati anche da una fiera e ribelle Daphne che non vuole assolutamente diventare una merce di scambio né tanto meno un trofeo.

«Volete prendervi gioco di me, Lord Burnett?» «Dopo avervi salvata dalle attenzioni di un vecchio caprone? Non mi permetterei mai.»

Ben presto Daphne e Ian scoprono di sentirsi irresistibilmente attratti e se per entrambi urgenti sono le ragioni familiari e i doveri a esse connessi, l’Amore decide di mettersi di traverso e colpire dritto al cuore

«Credete nel colpo di fulmine?» No, ma non è stato sufficiente a fermarlo.

Spesso però tutto l’amore e le buone intenzioni non bastano a garantire la felicità, specialmente se rimangono insolute alcune gravi questioni.

Per fortuna la rete familiare e amicale intrecciata da Ian e Daphne con Arabel e Anthony e lo stesso Edward, saprà realizzare un’astuta trappola per il cattivo della situazione.

Il finale non è poi così scontato e con abilità narrativa Fabiana Redivo costruisce un’intelaiatura molto più complessa e realista del finalmente sposi.

Come ho fatto a credere che un libertino potesse sposarmi per amore? Ha scommesso e io ero la posta in gioco, ecco la verità.

La sensibilità moderna aiuta a scandagliare la psicologia dei personaggi.

È una giornata splendida, il giardino è un trionfo di fiori. Passando accanto all’ingresso del labirinto, non riesco a trattenere un sorriso. In fondo la via per arrivare al cuore di Ian è stata un vero e proprio labirinto. Quando ormai ero convinta di essermi persa lui è venuto a salvarmi.

La chiosa shakespeariana è perfetta:

Se non ricordi che amore t’abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato.

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Grazie

I Watson

Il manoscritto è una prima stesura senza data, priva di titolo e con numerose cancellature e correzioni: non reca nessuna indicazione di eventuali suddivisioni (capoversi, capitoli). Il titolo The Watson è presumibilmente una invenzione del nipote J. E. Austen-Leigh, il quale pubblicò il romanzo in appendice alla seconda edizione del suo Memoir nel 1871.

L’edizione autonoma a cura di A. B. Walkley, Leonard Parsons, London, 1923, si limita a ristampare tale testo; la prima edizione ad adoperare il manoscritto della Austen è a cura di R. W. Chapman, The Watsons, a fragment by Jane Austen, now reprinted from the manuscript, Clarendon Press, Oxford, 1927 che poté consultarlo perché fino a 1978 era di proprietà degli eredi di William Austen-Leigh.

Il manoscritto è diviso in due parti: sei fogli dell’originale sono custoditi alla Pierpoint Morgan Library di New York: la parte rimanente alla Bodleian Library dell’Università di Oxford[1].

I Watson con l’eroina che si chiama Emma e il padre malato è stato alle volte interpretato come un prototipo del successivo Emma. Ma sarebbe più esatto dire che ha aspetti di somiglianza piuttosto evidenti con tutti i romanzi di Jane Austen al punto che se fosse semplicemente spuntato fuori dal nulla, non ci sarebbero stati dubbi sull’autore. A parte il nome, le due protagoniste vivono condizioni un po’ diverse: Emma Watson, dopo quattordici anni di assenza, fa ritorno nella sua famiglia d’origine e si ritrova a dover assistere il padre, ormai vecchio e molto malato, e farsi accettare dai fratelli, tra i quali i rapporti sono inquinati da piccole gelosie e invidie meschine.

Mr. Watson ricorda molto il rev. Austen e poiché la morte di lui, avvenuta a Bath il 21.1.1805, segna un brusco silenzio letterario o comunque un vuoto di notizie su Jane Austen in quel periodo, si è ipotizzato che fosse il doloroso ricordo provocatole dall’analoga condizione tratteggiata nel padre di Emma Watson a impedirle di portare a compimento il frammento abbozzato nel periodo intorno alla morte del proprio.

Jane non dovette essere sempre d’accordo con le decisioni prese dal rev. Austen, come quando decise il trasferimento a Bath per lasciare la parrocchia di Steventon a James o morendo lasciò moglie e sorelle in balia della generosità dei fratelli maschi. Verso di lui esprime sentimenti di rispettoso affetto ma non autentico slancio: lascia pensare la duplice versione della lettera con cui annuncia la morte del genitore e allo stesso tempo cerca di consolare il fratello minore Frank:

Dobbiamo sentire il peso della perdita di un tale Genitore, altrimenti saremmo dei Bruti[2].

Della sua tenerezza di Padre chi potrà renderne giustizia… Conserva il sorriso dolce e benevolo che l’ha sempre contraddistinto[3].

In seguito ne accennerà in una lettera, sempre con termini di stima e tradendo un po’ di nostalgia quando le viene richiamato alla mente l’interesse di lui per gli studi umanistici e l’ambiente universitario, caratteristiche che ritroviamo anche in Mr. Watson:

Mr. W. è stata un’utile aggiunta, dato che è un Giovanotto disinvolto e un piacevole conversatore – è molto giovane, forse a malapena ventenne. È del St John  di Cambridge, e ha parlato molto bene di H. Walter come studioso; – ha detto che era considerato come il miglior classicista dell’università – Quanto sarebbe stato interessato il Babbo a una descrizione del genere![4].

Non dobbiamo pensare però che la scrittura de I Watson sia malinconica perché comunque il guizzo allegro di Jane Austen trova comunque il modo di fiorire qua e là come margherite in un prato.

Non mancano infatti battute di spirito come quella contenuta nella conversazione con Lord Osborne a proposito dell’economia domestica:

L’economia femminile può fare moltissimo, milord, ma non può trasformare un’entrata piccola in una grande.  

Come anche quell’annotazione divertita sul percorso della vecchia cavalla evidentemente abituata a fermarsi davanti alla modista:

La vecchia cavalla continuava col suo trotto pesante, senza bisogno di guidarla con le redini per farla girare nei punti giusti, e fece un solo errore, fermandosi davanti alla modista, prima di accostarsi all’ingresso della casa di Mr. Edwards[5].

 Per non parlare del tenero episodio con il signorino Blake che sembra uscito direttamente da una delle tante serate di ballo a cui Jane Austen stessa partecipava.

Cassandra Austen raccontò ai nipoti qualcosa della progettata conclusione de I Watson: Emma avrebbe “declinato una proposta di matrimonio da parte di Lord Osborne, e gran parte dell’interesse del racconto sarebbe ruotato intorno all’amore di Lady Osborne per il signor Howard, per contro innamorato di Emma che avrebbe comunque finito per sposare”. I lettori hanno spesso ritenuto per scontato che “Lady Osborne” equivalga in questo caso a Miss Osborne, il che risponderebbe benissimo alla tipica struttura delle trame di Jane Austen, lasciando alla matura Lady Osborne forse un ruolo di ostacolo come quello di Lady Catherine de Bourgh in Orgoglio e pregiudizio. Ma è possibile che non vi sia confusione di nomi e che la bellissima Lady Osborne si sarebbe servita di tutta la dignità del rango nel tentativo di accalappiare il semi-dipendente signor Howard.

Nello stile, come nella trama e nella caratterizzazione sembra probabile che I Watson avrebbe retto il confronto con gli altri romanzi di Jane Austen, se lo avesse finito[6].

Virginia Woolf ci invita proprio a rilevare il valore de I Watson  in quanto opera incompiuta:

Le opere secondarie sono sempre interessanti perché mostrano il metodo con cui procede lo scrittore: l’aria scarna e dura dei primi capitoli ci dimostra che Jane Austen era uno di quegli scrittori che nella prima stesura espongono sommariamente la vicenda, ma poi ripetutamente vi ritornano finché questa acquisti rilievo e atmosfera. [… ] doveva prima creare l’atmosfera in cui avrebbe poi fruttificato il suo genio peculiare […] non c’è tragedia, non c’è eroismo, eppure chissà perché la piccola scena è molto più commovente di quanto non possa far supporre la sua superficiale solennità […] Ci incita a suggerire ciò che manca. Ciò che lei ci offre è apparentemente una trivialità, tuttavia composta di elementi che si espandono nell’immaginazione del lettore e investono di durevole vita quelle scene[7].

Sicuramente quelle pagine abbozzate sarebbero state ampliate e sviluppate, o per meglio dire cesellate, per diventare un altro grande romanzo dei suoi e questo ci fa dolere per l’ennesima volta della sua prematura scomparsa. Una vita più lunga e soprattutto più serena, in quelle condizioni ideali che aveva trovato in Chawton, le avrebbero permesso di rimaneggiare il lavoro interrotto e dargli una forma completa.

La sorella minore di Catherine Austen Hubback

Titolo: La sorella minore 

Autore: Catherine Austen Hubback 

Editore: Vintage Edizioni 

Volume Primo – Volume II 

Traduzione a cura di Maria Elena Salvatore 

Trama

Volume I

Cresciuta dai suoi ricchi zii, Emma Watson ha vissuto una vita molto diversa dalle sue sorelle e dai suoi fratelli. Ma dopo la morte dell’amato zio e le seconde nozze della sconsiderata zia, si troverà costretta a far ritorno nella più modesta casa paterna, dove avrà modo di conoscere la propria famiglia e confrontarsi con uno stile di vita e una mentalità completamente diverse dalle sue. In una famiglia di umili condizioni, in cui il matrimonio sembra essere l’unica speranza di salvezza per le sorelle, l’orgoglio di Emma non mancherà di creare stupore e ammirazione. La sua bellezza e il suo carattere deciso la metteranno fin da subito sotto gli occhi attenti dei giovanotti del circondario, arrivando a stuzzicare l’interesse anche dei membri della society. Ma se gli occhi possono essere accecati dal bagliore dello sfarzo, al cuore a volte basta un sussurro sincero per cedere definitivamente…

Volume II

Anche nel secondo volume di questa storia sarà la morte di un personaggio a rimescolare le carte e definire la sorte degli altri. La morte del vecchio Mr Watson, infatti, oltre a spezzare il cuore dei propri cari, porterà inevitabilmente a rivoluzionare il destino già incerto dei figli, in particolare quello delle quattro figlie ancora senza marito. Con la morte del padre, Emma rivive lo stesso dolore della perdita dell’amato zio e ne subisce le identiche drammatiche conseguenze. Ancora una volta tutto è destinato a cambiare e di nuovo nulla può essere certo per una fanciulla in età da marito che non è disposta a cedere al dovere e che reclama la propria indipendenza. In una società rinomata per le proprie rigide e insindacabili regole, però, potrà mai una giovane donna decidere del proprio destino con uno spirito d’indipendenza completamente sconosciuto all’universo femminile del tempo?

RECENSIONE

La sorella minore è la prosecuzione del frammento incompiuto I Watson di Jane Austen, da parte della nipote della stessa autrice. Come ben sottolineato nell’introduzione è esso stesso un pezzo di storia perché l’opera è stata scritta nel 1850 ancora prima che venisse alla luce il manoscritto tramite il pronipote James Austen-Leigh curatore del Ricordo di Jane Austen. 

La Casa Editrice Vintage dedica giustamente di rispettare la consueta suddivisione in tre tomi del romanzo, come già era avvenuto per le altre opere di zia Jane. Si tratta di una prosecuzione dell’incompiuto di Jane Austen, ma Catherine Hubback, proprio perché non ne esisteva ancora copia pubblicata, non riscrive i capitoli abbozzati, anzi, basandosi su quanto ha conosciuto e ascoltato in famiglia a proposito del romanzo iniziato dalla zia, li rielabora dando loro la propria impronta, il proprio stile e creando un unicum assolutamente prezioso. Perché anche se non ritroviamo esattamente le parole, la forma, di Jane Austen, il senso generale della storia è pienamente rispettato e la narrazione acquista un’uniformità e un ritmo ininterrotto godibilissimi e che ne ricordano molto lo stile. 

Guardato a se stante, il romanzo può essere considerato un prezioso documento storiografico perché registra e rendiconta abitudini, alimentazione, vestiario, giochi di società in modo molto dettagliato: laddove zia Jane sorvola, la nipote fornisce descrizioni precise e accurate dei capi di abbigliamento indossati, degli orari, delle pietanze, delle usanze e dello stile di vita dell’epoca. 

Dire che la lettera e lo spirito e finanche lo humour di Jane Austen sono stati rispettati, è poco. Lo si percepisce benissimo da questa osservazione ironica riferita all’atteggiarsi vanesio di Tom Musgrove: 

Era evidente che il suo non aver cenato gli dava una felice consapevolezza di superiorità mentale sui suoi compagni (Volume I) 

Sembra di leggere uno dei suoi romanzi, di riconoscere i suoi inconfondibili personaggi, tanto le sue tipiche atmosfere e situazioni sono state ben ricreate. Non solo Emma è tale e quale alla protagonista originale, ma gli altri personaggi sono assolutamente coerenti e riconoscibili nel loro sviluppo naturale e logico, senza stravolgimenti o colpi di testa da parte di alcuno. 

Bisogna dare atto a Mrs Hubback che man mano che prosegue la narrazione si rende più visibile la sua mano sia per alcune dichiarazioni più indipendenti e “moderne”, sia per precisi riferimenti all’età vittoriana in corso (come ad esempio l’accenno alla frenologia, nel volume II). Così Emma non viene lasciata a crogiolarsi nei suoi pensieri contemplanti solo il matrimonio ma oi suoi progetti possono riguardare anche altro:  

Il suo piano per il futuro era di cercare un posto come insegnante in un collegio o come istitutrice privata. Qualsiasi cosa che le permettesse di sentire che si stava guadagnando da vivere, piuttosto che diventare, come diceva suo fratello, un peso per la sua famiglia (Volume II) 

Questo brano in particolare, riferito alla nostra eroina, la dice lunga sul temperamento della sua autrice che sembra volerle infondere la sua tenacia e la sua forza d’animo: 

Stava imparando a vedere la vita, i suoi doveri e le sue prove , sotto una nuova luce: aveva scoperto che la sofferenza non era una circostanza accidentale, come una malattia passeggera, da curare e dimenticare al più presto, ma era la condizione della vita stessa, la pace era l’eccezione, e lei aveva già goduto della sua parte. Da quel momento in poi avrebbe dovuto guardare avanti verso prove e resistenze, lottare, come milioni di persone avevano fatto prima di lei, e imparare a trarre soddisfazione non dalle circostanze ma dal temperamento della mente (Volume II) 

La scelta editoriale di riproporre la suddivisione in tre volumi tipica dell’epoca, da parte della Vintage Editore,  mi ha piacevolmente sorpreso e pur recando entrambi i primi due libri segni evidenti di appartenenza a un medesimo progetto grafico, ho apprezzato maggiormente, ai fini della lettura, il formato maneggevole e il nitido carattere tipografico del secondo.

Fiocchi di neve e una tazza di tè

Titolo: Fiocchi di neve e una tazza di tè

Autore: Ellen Berry

Editore: N&C

Pag. 363

Kindle Unlimited

Trama


Lucy ha sempre adorato il Rosemary Cottage, fin da quando era bambina. Nonostante l’aspetto fatiscente, la incantavano le mura antiche e la quieta atmosfera che percepiva lì attorno. Non avrebbe mai potuto immaginare che trent’anni dopo ne sarebbe diventata la proprietaria… Quando ha perso il lavoro, l’annuncio di vendita del cottage le è sembrato un segno. Uno di quelli che non si possono ignorare. E così si è trasferita insieme al marito e ai figli nella ridente località di Burley Bridge, decisa a trasformare il casale in un delizioso B&B e a dare una svolta alla propria vita. Ma le cose non sono andate esattamente come aveva immaginato e, dopo aver visto naufragare il suo matrimonio, Lucy si ritrova a fare i conti da sola con due bambini e gli ospiti della struttura. Forse comprare il Rosemary Cottage non è stata la migliore delle idee… Ma proprio quando sta per gettare la spugna, il destino mette sulla sua strada qualcuno che potrebbe sconvolgere di nuovo i suoi piani.

Rassegna stampa

«Leggendo questa storia incredibile non riuscirete a smettere di sorridere.»
Lucy Coleman

Preparatevi a innamorarvi del villaggio di Burley Bridge
«Delicato, emozionante e divertente.»
The Daily Mail
«Una lettura davvero emozionante.»
Chick Lit Reviews
«Un romanzo che vi scalderà il cuore come una bella tazza di tè.»
«Ho amato questo libro. Anche dopo averlo finito ho continuato a pensare ai personaggi per giorni!»

Recensione

Lucy è una giovane donna che perso il lavoro, decide di cambiare vita acquistando un vecchio cottage legato ai suoi ricordi di infanzia per trasformarlo in B&B. Si porta dietro la famiglia facendo trasferire il marito e i due figli in un tranquillo paesino sperduto nella campagna del West Yorkshire.

Com’era cambiato il posto da quando era piccola. Pora c’erano tanti negozietti invitanti… Le facciate sbiadite dei suoi ricordi erano state ridipinte in colori allegri, e le fioriere e i vasi sospesi nelle vetrine dei negozi erano colmi di gerani tardivi e viole del pensiero…

Piaceri semplici, rifletté lei, assaporando quel moto di nostalgia.

Per tutto il tempo in cui sono rimasta in compagnia di Lucy non vedevo l’ora di tornare a trovarla al suo Rosemary Cottage per vedere i suoi progressi e i suoi progetti, immaginandomi deliziata i profumi e i colori del suo giardino intricato di fiori e cespugli, le colazioni imbandite su tavolini colorati dai fiori appena raccolti.

Tutto sembra andare bene, Lucy assapora l’entusiasmo di un sogno realizzato ma come sempre accadde, qualcosa va storto e il sogno si infrange in mille pezzi.

Ognuno di noi, a un certo punto, dobbiamo fare i conti con la morte, ma se il suo impatto è tremendo, la vita riesce a essere ancor più inesorabile e l’istinto di sopravvivenza prepotente per continuare il suo corso.

Lucy non vuole farsi trascinare dalla corrente e decide di governare la sua barca, almeno di indirizzarla verso acque tranquille, per ricominciare a stare bene.

A dire il vero, era stata felice per tutta la giornata. Una persona normale non ci avrebbe fatto caso…

Chi lo ha detto che dal dolore e dai sensi di colpa non si può guarire? Anzi, la medicina giusta a volte può essere proprio volersi ancora più bene e non dare mai niente per scontato.

Un libro emozionante.


L’autrice

Ellen Berry è giornalista e scrittrice. Originaria della campagna del West Yorkshire, vive a Glasgow con il marito e tre figli. Quando non scrive, adora cucinare una delle ricette dei suoi innumerevoli libri di cucina, che sono l’ispirazione per i suoi romanzi. La Newton Compton ha pubblicato Una piccola libreria molto specialeLa piccola pasticceria in fondo alla strada Fiocchi di neve e una tazza di tè.

La mia lista in caso di bisogno*

Dopo aver letto La Biblioteca dei Giusti Consigli, la mia lista di libri da leggere in caso di bisogno, potrebbe essere:

Orgoglio e Pregiudizio

Piccole Donne

Mogli e figlie

Anne di Tetti Verdi

Il giardino di Elizabeth

Gita al faro

Villette

Cranford

Camera con Vista

Papà Gambalunga