Archivio | settembre 2016

Jane Austen ed Elizabeth Gaskell

Elizabeth Gaskell:

Assolutamente spontaneo, e frutto probabilmente solo di sensazioni, è il parallelismo con Jane Austen suscitato dalla lettura di due romanzi in particolare, scritti da Elizabeth Gaskell (1810-1865): Cranford e Nord e Sud.

Quando infatti si inizia a fare la conoscenza delle comari di Cranford, pittoresco paesino inglese in cui il tempo sembra essersi fermato e le usanze fossilizzate in riti solenni e inviolabili, non ci si può impedire di ripensare alla pettegole di Meryton, il villaggio vicino a Longbourn, dove vivono i Bennet di Orgoglio e Pregiudizio.

L’iniziale impressione potrebbe rafforzarsi continuando la lettura e imbattendosi in una singolare coincidenza: le stesse paure immobilizzano le comari di Crawford e le signore del cottage. Se Jane scrive alla sorella Cassandra dei mostri sotto al letto:

Immaginavo che  Martha fosse a Barton da sabato scorso […] Dille che ogni sera scaccio i mostri da sotto il suo letto[1];

anche le comari della Gaskell sono alle prese con gli stessi spauracchi notturni:

Vidi Matty che cercava di trovare il coraggio per la sua confessione […] Ammise che fin da quand’era ragazza aveva il terrore di sentirsi afferrare la gamba, che ancora poggiava in terra al momento di infilarsi nel letto, da qualcuno che ci stava nascosto sotto. Disse che quand’era più giovane e agile aveva l’abitudine di saltarci dentro da una certa distanza[…] ora[…] le era venuta un’idea –forse mi ero accorta che aveva mandato Martha a comprarle una pallina da un penny, di quelle con cui giocano i bambini- e adesso la faceva rotolare sotto il letto ogni sera; se sbucava dall’altra parte, tutto bene; se no, era sua cura avere sempre la mano sulla corda del campanello, pronta a chiamare[2].

Tutti gli avvenimenti quotidiani entrano nelle fitte maglie della conversazione delle signore che formano la “società bene” di Cranford e che la Gaskell tratta con bonaria ironia, senza preoccuparsi di togliere quelli più tragici o che potrebbero turbare o togliere il divertimento al lettore. Il registro è quindi altalenante nel passaggio improvviso dai grandi eventi della vita, dai sacrifici umani e gli atti eroici alla paura per i ladri, alle prosaiche debolezze per il copricapo a turbante, al fascino del mago ambulante, alla purga del gatto che ha inghiottito il merletto messo a bagno nel latte.

Ed è lo stesso passaggio a risultare esilarante e a svelare le intime contraddizioni della natura umana che salta repentinamente dal riso al pianto, dalla tristezza alla gioia, in un panorama cangiante di stati d’animo. Un po’ come il beneamato Vicinato delle Lettere di Jane Austen, chiamato a fare da cassa di risonanza agli avvenimenti belli e brutti, allegri o spiacevoli che interessano i vari membri della comunità, più o meno sfortunati. Vicinato che sembra assomigliare (ma si sa: tutto il mondo – reale e letterario a questo punto – è paese!) a quello di Orgoglio e Pregiudizio, molto incuriosito dalla vicenda di Lydia:

La buona notizia si diffuse rapidamente in casa, e con adeguata velocità nel vicinato. In quest’ultimo fu accolta con filosofica rassegnazione. Di certo, sarebbe stato più a vantaggio della conversazione, se Miss Lydia Bennet si fosse data a una vita dissoluta, oppure, nella migliore delle ipotesi, fosse stata segregata in qualche lontana fattoria. Ma c’era comunque molta materia per le chiacchiere, nel suo matrimonio, e i benevoli auspici per il suo bene, che in precedenza si erano susseguiti da parte di tutte le vecchie signore maligne di Meryton, persero ben poco della loro natura al mutare della situazione, poiché con un marito del genere la sua infelicità era data per certa[3].

 

Se in Cranford è l’ambientazione a rievocare le atmosfere in cui Jane Austen ha avvolto i suoi romanzi (con una predilezione per il Dr. Johnson che accomuna la signorina Jenkyns a Miss Austen), in Nord e Sud è l’intreccio a presentare forti analogie con quello di Orgoglio e Pregiudizio.

In entrambi la protagonista è una ragazza (tant’è che la Gaskell avrebbe voluto intitolarlo Margaret Hale) con una buona dose di pregiudizi (Elizabeth Bennet sulla boria di Mr. Darcy, Margaret sull’industriale Mr. Thornton), entrambe risultano antipatiche inizialmente, ma poi conquistano senza volerlo e ricevono una prima proposta di matrimonio che rifiutano sdegnosamente. La parabola dell’intreccio vede il ravvedimento da parte delle fanciulle sulla  risposta troppo precipitosa e il miglioramento del personaggio maschile che aspira a diventare degno di essere ricambiato.

A congiungere i due romanzi sono tante analogie, comprese le fortunate circostanze che favoriscono il  ricongiungimento finale dei due personaggi come l’incontro a Pemberley di Lizzie e Darcy e il ritorno a Milton di Margaret, dove rivede Mr. Thornton. Altrettante sono  le differenze che ne fanno due opere -e due scrittrici- molto diverse e distanti tra loro, non solo temporalmente. L’attenzione riservata dalla Gaskell alla contrapposizione sociale operai-industriali, la denuncia delle condizioni di sfruttamento, l’utopistica idea di un possibile sodalizio tra capitale e lavoro, costituiscono lo sfondo inquietante e assai poco rassicurante della storia d’amore tra Margaret Hale e Mr. Thornton. Mentre in Jane Austen ci si sforza quasi di rendere tutto piacevole e allegro, di smorzare ogni accenno di tragedia e minimizzare quelle che potrebbero essere situazioni scandalistiche. Il principale intento di Jane Austen non era la denuncia ma il divertimento e il codice linguistico usato -osserva George Steiner-, derivato dalla tradizione Settecentesca, si ripromette di astenersi da commenti e riferimenti alla contemporaneità con giri di frasi, omissioni, parole-chiave generiche che conferiscano al discorso una qualità atemporale[4]. “Omettere” non mi risulta invece fosse nel registro linguistico della signora Gaskell piuttosto chiara e diretta.

Se qualche analogia va colta dunque nelle due scrittrici, essa sta nell’appartenenza ad uno stesso contesto e ad un genere di donne che hanno finalmente impugnato la penna.

 Romina Angelici

[1] Jane Austen, Lettere, cit., L. 78 di domenica 24 gennaio 1813, p. 292.

[2] Elizabeth Gaskell, Cranford, Giunti, Firenze, 1995, cap. X,  p. 103.

[3] Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, trad. Giuseppe Ierolli, jausten.it, sez. “romanzi canonici”, cap. 50.

[4] George Steiner, Dopo Babele. Il linguaggio e la tradizione, Sansoni Editore, Firenze, 1984, pp. 9-10.

Le ragazze di Jane Austen

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 Quattro sono i titoli usciti finora dalla penna di Cinzia Giorgio e raccolti sotto l’egida della serie: “Le ragazze di Jane Austen”: Prime catastrofiche impressioni, Cosa farebbe Jane, Il bello della diretta, L’amore è una formula matematica, tutti disponibili solo in formato ebook., collana You Feel.

Essi si ispirano, neanche tanto indirettamente, ai romanzi canonici di Jane Austen e per l’esattezza, nell’ordine, a Orgoglio e Pregiudizio (come il primo titolo faceva indovinare), Ragione e Sentimento, Persuasione ed Emma.

Sono quindi delle riscritture di quei classici in chiave moderna e la ragione del loro successo risiede nella disinvoltura e nel brio con cui l’esperimento è stato condotto, con competenza sia della materia che della scrittura. Non solo; le caratteristiche dei personaggi e i temi vengono declinati secondo la sensibilità e l’epoca odierna risultando al tempo stesso credibili e piacevoli.

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Sarà che il modo di Jane Austen di raccontare i rapporti affettivi e le relazioni interpersonali è sempre così attuale che l’adattamento ad una situazione tipica del giorno d’oggi appare del tutto naturale. Certo, con i dovuti e doverosi aggiustamenti. Le eroine della Giorgio si assomigliano un po’ tutte, nel senso che sono non patinate modelle irraggiungibili ma ragazze normali, anche imbranate e incasinate, “simil-Bridget Jones” e questo ce le rende, oltre che più simpatiche, più familiari. Perciò accade che naturalmente ci ritroviamo a fare il tifo per Isabella (di Prime catastrofiche impressioni) che accetta lavori improbabili e incontra un “bello e impossibile e ricco” che inizialmente la snobba e poi comincia a corteggiarla in una cornice da sogno. Stessa simpatia scatta per Valentina (di Il Bello della diretta) la quale, quando meno se lo aspetta, si imbatte nel suo ex e deve gestire tutte le complicazioni che si ripercuotono nella sua vita che credeva sistemata.

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In Cosa farebbe Jane, il dualismo impersonato dalle sorelle Dashwood viene adattato a due ragazze dei giorni nostri alle prese con gli eterni problemi d’amore affrontati con attitudini caratteriali diverse.

Un tantino più antipatica rimane Carlotta, che si ispira a Emma (e quindi tutto torna): viziata e impicciona, si ritiene infallibile nelle questioni d’amore altrui e trascura le proprie. Anche Carlotta pretende di sapere tutto e di gestire la vita sentimentale degli altri tanto da aver scritto un manuale dal titolo, appunto, “L’amore è una formula matematica”. Ebbene, dovrà suo malgrado vedere smentite tutte le sue regole e le sue formule perché sarà la realtà della sua esperienza ad insegnarle che in amore tutto può accadere, e infatti puntualmente accade.

Denominatore comune di queste ragazze è un carattere indomito e impulsivo che imprime alla narrazione delle loro storie un ritmo concitato e accattivante. Lo stile con cui sono raccontate, essenziale e immediato, induce ad un coinvolgimento pieno nonché al divertimento assicurato.

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Ci sono dei libri contagiosi, gradevoli e divertenti, in cui si viene coinvolti e conquistati dalla personalità dello scrittore. E questo è il caso. Cinzia Giorgio non delude mai le aspettative e orchestra sempre una bella storia, brillante e positiva, senza dimenticare l’omaggio dovuto all’originale, con tocco più o meno impercettibile. Nell’ultimo libro, L’amore è una formula matematica, ambientato nell’incantevole cornice di Orvieto, il personaggio della signora Jane, di origini inglesi, che gestisce una libreria e intuisce ogni segreto con un’occhiata, suggerisce una affascinante coincidenza con la nostra autrice per eccellenza.

Mancano due romanzi all’appello dei sei canonici. E noi li aspettiamo!

 

Romina Angelici

Intervista a Cinzia Giorgio

 

Carissima Cinzia,

il tuo ultimo romanzo è stata una lettura davvero emozionante e interessante. Emozionante perché ha trasmesso senza filtri le sensazioni e le energie positive che alimentavano le pagine scritte; interessante perché ha fornito più di un argomento meritevole di studio e di approfondimento.

Ora mi piacerebbe rivolgerti alcune domande perché vorrei conoscere meglio sia te sia il tuo libro, nel quale credo buona parte delle tue doti sia confluita.

 

Scorrendo il tuo curriculum bibliografico noto subito una nutrita e diversificata produzione. C’è un romanzo o un genere al quale sei particolarmente legata?

Sono una lettrice onnivora. Leggo romanzi, saggi, biografie sia per lavoro sia per amore della lettura. Devo dire che ci sono, tuttavia, dei romanzi che hanno contribuito alla mia formazione. Tra questi Persuasione e Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen e Cime Tempestose di Emily Brontë. Capolavori assoluti.

Nonostante quindi una avviata carriera in campo editoriale e letterario, mi sembra di capire che il tuo amore per l’Arte non è affatto una passione secondaria, mi sbaglio? Come è nata?

No, non è un amore di serie B, anzi! La mia prima laurea è in Storia del Rinascimento. Avevo come relatore un luminare della materia, noto per le sue tesi rivoluzionarie. Per lui la contaminazione tra le arti è fondamentale per comprendere a fondo gli esseri umani e la storia. La letteratura non può prescindere dall’arte e viceversa. Lo stesso discorso vale anche per le altre discipline.

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La prima impressione che si ha leggendo Doppio Ritratto è quella di percepire innanzitutto il fascino insito in un’opera d’arte non esteticamente fine a se stessa ma veicolo di esperienza umana, artistica e storica. Che cosa ti ha fatto scegliere questo soggetto e perché?

È proprio ciò che vorrei trasmettere: l’arte non è solo un bel dipinto o una statua dalle forme perfette. L’arte va al di là, è la vita stessa: non solo perché un artista l’ha creata ma anche perché è il prodotto di una società ed è figlia della storia. Per quanto riguarda il soggetto, amo il Doppio Ritratto di Raffaello conservato al Louvre. È stato un amore a prima vista: i volti dei due amici, le loro unicità… tutto mi affascinava. È il ritratto di due menti brillanti che trasudano arte e passione. Perché l’altro soggetto è l’amico e collaboratore di Raffaello: Giulio Romano, un altro grandissimo della pittura rinascimentale non solo italiana.

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Che cosa ti lega al personaggio Raffaello, uomo e pittore?

Di Raffaello io amo ogni cosa: la sua arte, la sua personalità, la sua gioia di vivere. Era bello come un Apollo, amava le donne e aveva un talento straordinario. Nonostante ciò era umile e aveva un bel carattere: gli volevano tutti bene, perché era un’anima gentile, un vero signore.

 

 

download-20La storia nascosta dietro alla Fornarina è veramente toccante, chissà quante esistenze sono state sacrificate in nome dell’Arte…

I pittori sono un po’ come i musicisti: la loro arte viene prima di ogni cosa. Un’unione indissolubile che non si spezza mai, nemmeno dopo la morte. Le loro opere continuano a vivere e noi ne possiamo godere. Botticelli, per esempio, era innamorato di una donna che non solo non poteva essere sua, ma che era destinata a una tragica fine (morirà giovanissima). Lui aveva un solo modo per vivere quell’amore: ritrarla e renderla in tal modo immortale. Per Raffaello è stato diverso, perché lui con Margherita Luti (la Fornarina) ha avuto una relazione, ha assaporato la gioia dell’amore ricambiato. È durato tutto troppo poco, per entrambi.

È particolarmente interessante poi il parallelismo stabilito tra il passato e il presente in fatto di rapporti personali e relazioni affettive: complicate, irregolari, allargate, oggi come ieri. Chiara Santiluti non ha una vita sentimentale semplice e così Margherita. C’è un significato sociologico che vuoi far passare o presenti solo una fotografia molto obiettiva?

 

Le relazioni sono sempre complicate. È difficile interagire, perché ognuno porta con sé un bagaglio fatto di passato, presente, aspettative e delusioni. Siamo creature bizzarre e meravigliose.

 

Sarà una domanda sciocca questa, ma quanto influisce nella tua vita e nel tuo lavoro respirare l’aria rinascimentale di Roma? Avere il privilegio di essere quotidianamente immersi nella bellezza dell’Arte?

Non è affatto sciocca, anzi mi dà modo di confessare pubblicamente il mio amore Roma. Ancora oggi, nonostante questa splendida città mi abbia adottato ormai da tanti anni, mi stupisco di quanto sia bella. Un condensato di storia, arte, cultura che non ha eguali al mondo. Essendo storica del Rinascimento non posso fare a meno di amare senza freni anche Firenze e Venezia. Devo dire che in Italia gli amanti dell’arte hanno seri problemi a eleggere una città preferita. Ovunque si trovano borghi stupendi, come la mia città natale, Venosa, al confine tra la Lucania e la Puglia. Un vero gioiello.

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Da alcuni particolari estremamente specifici si capisce che sei andata personalmente al Louvre di Parigi; è questo il tuo metodo? Preferisci sempre fare sopralluoghi per circostanziare quanto scrivi il più precisamente possibile?

Sì, non posso scrivere di luoghi o situazioni che non conosco. La ricerca su internet è una manna per i dettagli soggetti a cambiamenti (orari, regolamenti, etc.) ma certe cose le puoi descrivere – ed essere credibile – solo se le vivi. Ricordo di aver letto un best seller americano da milioni di copie nel quale vi era un grossolano errore dovuto al fatto che lo scrittore era stato a Roma ma solo per una breve vacanza. Il suo protagonista nuota nella fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona (profonda sì e no mezzo metro) ed entra nel Pantheon alle dieci di sera… Ecco, si tratta sempre di finzione e tutto è lecito, ma vorrei evitare questi errori che fanno disamorare il lettore, a mio avviso.

Non vorrei essere troppo curiosa, ma quando scrivi un romanzo, ti capita di pensare a infiniti altri che potrebbero seguire o sei esclusivamente concentrata su quello del momento?

Sì, eccome se mi capita! Praticamente sempre. A volte perché mi innamoro di un personaggio secondario, altre perché vorrei raccontare di più sui protagonisti.

Puoi svelare a quali e quanti progetti stai lavorando in questo momento?

Sta per uscire il mio nuovo romanzo per la Newton Compton, La collezionista di libri proibiti ambientato in due città che amo: Venezia e Parigi; la data prevista è il 6 ottobre.  Inoltre sto lavorando a un saggio su Roma e ovviamente mi dedico alla selezione dei romanzi per la collana Love di Aliberti, che ho l’onore di dirigere.

 

Raccontaci qualcosa del tuo nuovo romanzo: chi ne è protagonista?

Il vero protagonista è il mio amore per l’arte, in tutte le sue forme, in questo caso l’antiquariato di libri e manoscritti d’epoca. Nel caso specifico il personaggio principale si chiama Olimpia che conosciamo nella prima parte del romanzo ambientata nella Venezia del 1975, mentre frequenta la bottega di un antiquario. Giovanissima ma già appassionata lettrice, Olimpia comincia a lavorare lì e a collezionare preziosi libri messi all’indice dalla Chiesa. Mentre cresce la sua passione per quei volumi antichi, anche quella per Davide, il nipote dell’antiquario Anselmo, brucia l’animo della ragazza. Ventiquattro anni più tardi la ritroviamo a Parigi, dove ha aperto una casa d’aste e ogni anno riceve uno strano regalo da quel Davide che un tempo ha amato: un pacchetto che contiene lettere un tempo censurate, insieme a un libro considerato in passato “proibito”, di cui Olimpia riconosce il grande valore e sul cui mistero avvertirà un richiamo irresistibile a indagare.

 

Per chi volesse approfondire il link: http://www.newtoncompton.com/libro/la-collezionista-di-libri-proibiti

 

Sono sicura che sarà un altro grande successo, te lo auguro, Cinzia!

 

Romina Angelici

Nota biblio-biografica sull’Autrice: Cinzia Giorgio
Cinzia Giorgio è nata a Venosa nel 1975. È laureata in Lettere Moderne e in Lingue, si è specializzata in Women’s Studies e Storia, compiendo studi anche all’estero. Nel 2002 ha vinto una borsa di studio con la Fondazione Bellonci per il progetto di ricerca: “Narrare la storia: dal documento al racconto”. Vive a Roma, è dottore di ricerca in Culture e Letterature Comparate. Pubblica regolarmente articoli di storia e arte su riviste specializzate. Scrive saggi, romanzi, pièce teatrali e recensioni, organizza i salotti letterari dell’Associazione Leussô di Roma (www.salottiletterari.it). Dal giugno del 2015 è Art Director della rivista Pink Magazine Italia (www.pinkmagitalia.com) e dall’autunno del 2015 è direttore editoriale della collana LOVE – la prima collana digital interamente dedicata all’amore – per la Compagnia editoriale Aliberti (www.cealiberti.it). I suoi libri sono pubblicati da prestigiose case editrici come la Newton Compton (www.newtoncompton.com) e la Rizzoli (www.rcs.it). Viene spesso chiamata in Italia e all’estero per tenere lezioni e seminari su svariati argomenti e corsi di scrittura creativa.
Pubblicazioni maggiori:
Saggi
Storia Pettegola d’Italia, Newton Compton Editori, Roma novembre 2015 (ISBN 978-8854181977)
Storia Erotica d’ItaliaNewton Compton Editori, Roma novembre 2014 (ISBN 978-8854171534)
Orgoglio senza Pregiudizio. Le ragazze di Jane AustenOpposto Edizioni, Roma, 2013 (ISBN 978-88-97565-16-1)
L’immagine del Rinascimento italiano nel fumetto” in Narrare la Storia: dal Documento al Racconto a cura della Fondazione Bellonci, Mondadori, Milano ottobre 2006 (ISBN 88-04-56232-3)
Narrativa
Doppio Ritratto, CE Aliberti LOVE, Reggio Emilia 2015 (ISBN 978-88-932-3000-1)
L’amore è una formula matematica, Rizzoli You Feel, Milano 2015 (ISBN 978-88-586-8232-6)
Il Bello della Diretta, Rizzoli You Feel, Milano 2015 (ISBN 978-88-586-7820-6)
Cosa Farebbe Jane? Rizzoli You feel, Milano ottobre 2014 (ISBN 978-88-586-7527-4)
Prime Catastrofiche Impressioni, Rizzoli You Feel, Milano luglio 2014 (ISBN 978-88-586-7150-4)
L’Enigma Botticelli, Melino Nerella Edizioni, Siracusa marzo 2013 (ISBN 978-88-96311-15-8) Finalista al premio letterario Tedeschi per il Giallo Mondadori
  
Teatro 
“S. Holmes e il mistero della mummia” in scena al Teatro Stabile del Giallo, via al VI Miglio 78, Roma, marzo 2011- maggio 2013. Regia: Anna Masullo.
“Il Raduno dei Pirati”, giallo interattivo per ragazzi in scena al Teatro Stabile del Giallo, via al VI Miglio 78, Roma, marzo 2012 – febbraio 2013. Regia: Anna Masullo.
“Sotto il Fiume” in scena al Teatro In Portico, circonvallazione Ostiense 195, Roma 2007. Regia: Flavia Ricci.
Per maggiori e più dettagliate informazioni, anche sulle sue pubblicazioni su riviste specializzate, consultate il sito dell’autrice: http://www.cinziagiorgio.com/wp/

 

  

 

Primizie autunnali

Adoro l’Autunno, con le sue terse giornate spazzate dal vento che rimette tutto in ordine, sollevando quel velo inibente della calura estiva.

Adoro l’Autunno, foriero di promesse e di attività, inizio di ripresa e di fermento, traguardo dei progetti che hanno richiesto lunghe e accurate valutazioni e che ora a menti e cieli sgombri possono finalmente spiccare il volo da un confortevole nido.

Questo, che potrebbe sembrare il compitino stagionale assegnato sui banchi di scuola, in realtà è il preambolo per introdurre importanti novità che si profilano all’orizzonte, un orizzonte ormai davvero prossimo, e che renderà felici, non solo gli estimatori dell’Autrice di cui a breve tratteremo, ma di tutta la letteratura moderna.

La casa editrice Edizioni Croce ha deciso di pubblicare per la prima volta in italiano, La Casa nella Brughiera, The Moorland Cottage, di Elizabeth Gaskell, scritto nel 1850. La traduzione della novella è stata affidata a Flavia Barbera, mentre introduzione e cura sono di Raffaella Antinucci.

Questo volume -così come I fratellastri, e prima ancora Mary Barton, pubblicati in precedenza- appartiene alla collana Participio Passato, un progetto editoriale di grande pregio che include grandi classici della letteratura internazionale difficilmente reperibili ad oggi nel mercato librario italiano.

Lo scopo di questo progetto accademico-scientifico è alto e ambizioso: “Riscoprire i classici significa recuperare le radici, rintracciare le matrici originarie della storia del nostro pensiero e del nostro sapere tecnico. Significa recuperare ispirazioni in un´epoca in cui la letteratura è troppo spesso ingabbiata in schematismi meccanici e di maniera, e l´arte, in genere, difetta di originalità e di voglia di sperimentazione.

Una collana quindi destinata a riempire un vuoto del mercato editoriale, a ridar voce ad autori e a opere di tutti i tempi che abbiano rappresentato una tappa significativa della storia letteraria mondiale e che devono essere restituiti alla conoscenza degli studiosi di settore o semplicemente degli appassionati di letteratura.

Il progetto, diretto da Monica Cristina Storini, docente di Letteratura italiana presso La Sapienza di Roma, ha destato l´interesse di editor, traduttori, professionisti del mondo accademico, i quali hanno prestato le loro riconosciute competenze a questa operazione che si distingue, pertanto, per un alto livello di scientificità e di sicurezza critico-esegetica.

La veste grafica, appositamente progettata, arricchisce il valore culturale delle opere, facendo del libro un oggetto di pregio nella convinzione risoluta che la cultura debba ancora vivere del supporto imprescindibile della carta stampata[1]”.

Obiettivo perfettamente centrato, perché La Casa nella Brughiera mancava vistosamente all’appello delle opere di Gaskell tradotte in italiano[2] (insieme purtroppo a tanti altri titoli).

Preparatevi dunque a sfogliare le 245 pagine del volume delle Edizioni Croce, a deliziarvi delle illustrazioni originali di Foster, da cui è impreziosita questa edizione, e a gioire nell’immancabile sorpresa che vi attende alle ultime pagine del libro (e che non sveleremo, altrimenti che sorpresa è?!).

Disponetevi a trascorrere quest’autunno tra le pareti del cottage e a perdervi nel selvaggio paesaggio della brughiera, come nelle intenzioni della stessa scrittrice:

 

“Gaskell disse anche a William Whewell che ‹‹Ho scritto The Moorland Cottage a Silverdale, e ho cercato di convogliare le impressioni esercitate su di me da quello scenario selvaggio della brughiera con il Lago e le colline dello Yorkshire che lo cingono tutt’intorno[3]››”. (Further Letters, p. 53).

 

Intanto immergiamoci nell’atmosfera creata da questa suggestiva copertina, che grazie alle Edizioni Croce possiamo mostrarvi in anteprima, e sbirciamo a quella finestra che spunta dagli alberi:

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Sembra un quadro pronto a ridestarsi da un momento all’altro, animato dalla potenza narrativa di Elizabeth Gaskell. Penso proprio che nemmeno stavolta le risulterà difficile farci affezionare alla sua Maggie, così come molti di noi hanno già accolto nel loro cuore Mary, Molly, Sylvia, Ruth, Margaret…

 

Romina Angelici

[1] http://www.edizionicroce.com/interno.asp?id=32

[2] Come verificato dall’elenco compilato nel sito dedicato a Elizabeth Gaskell, curato da Mara Barbuni: http://elizabethgaskell.jimdo.com/opere/

[3] S. Foster, Elizabeth Gaskell, A Literary Life, p. 47 (traduzione di chi scrive)

 

Vanità di Potenza di Giulia Esse

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Nonostante il romanzo si apra con una gelida mansarda che si affaccia sui tetti di Vienna, la vera protagonista è Venezia, capitale naturale della musica.

Essa non solo respira grazie alla descrizione per immagini suggestive e plastiche ma diventa vera e propria personificazione della città ideale.

La storia ivi ambientata è molto bella e pare vada assorbendone il fascino intrecciandosi tra le sue calli.

La protagonista è Anna, una giovane di famiglia viennese dal carattere irriducibile, che incontriamo all’indomani delle sue nozze sfortunate con un musicista veneziano di talento ma povero di mezzi, oltretutto assillato dai debiti. Non è alla ricerca dell’amore ma del sostentamento per vivere che Anna e suo marito Lorenzo dovranno trasferirsi a Venezia cercando aiuto presso lo zio di lui, il famoso compositore Fosco Candiani.

Anna è dunque una protagonista singolare sia perché desiderosa di studiare musica, cosa che sin da bambina le è stata preclusa dal padre (che pure ne impartiva lezioni) e che nel piccolo mondo veneziano pare appannaggio di soli uomini; sia perché la sua storia non parte come ricerca romantica dell’amore ma della propria libertà, di essere e di espressione.

L’averla caratterizzata con una forte consapevolezza e dignità di sé ne fanno un’eroina oltremodo originale e particolarmente vicina alla sensibilità contemporanea. I dialoghi che instaura con il suo principale contraddittore sono “importanti” e non meri scambi di battute.

I temi umani trattati presentano risvolti sorprendentemente attuali, pur essendo credibili e realistici così come collocati nel loro contesto di appartenenza. Si percepisce la componente autobiografica nell’amore e nella conoscenza profondi della musica, che è stata incastonata nella cornice storico-geografica perfetta.

L’originalità è anche del finale, di cui non svelo nulla, se non la logicità e la coerenza con l’impostazione dell’opera.

Romina Angelici

 

Un firmamento di stelle

(di Rosaria Andrisani, Ed. Flower-ed, Collana Pegaso, Roma, 2015)

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17 settembre 2016 – Diario di una sera trascorsa sotto Un firmamento di stelle: sono le parole di Rosaria Andrisani che vanno ad accendersi una ad una in un abbraccio che piano piano mi include e mi rischiara.

Sfoglio come petali di una margherita, una raccolta intensa di poesie che disegnano, con immediatezza disarmante, immagini attraverso le quali concetti ed emozioni diventano tangibili. Potrei perdermi in:

Mente

Nido di pensieri.

Continuo richiamo

 di ricordi

che mi trascina via con sé.

Al contempo, prorompe, dai versi, la precisa connotazione femminile: ciascuna concorre a definire un Io-Donna composito, “Fiore sbocciato”; fatto di mille sfaccettature, oltre che di età della vita. Ed è una donna di cui si coglie ed esprime la fragilità e la forza, il desiderio di libertà e di amore.

La mia preferita?

Le ali della felicità

Vorrei indossarle

Nei miei inverni,

mentre scolorano

le stagioni dei miei umori…

 

Per tutto questo è impossibile non ritrovarcisi e non avere la sensazione di conoscere Rosaria Andrisani da sempre.

Romina Angelici

In promozione l’ebook  fino al 30 settembre, sia sul sito della casa editrice, sia su amazon e su ibs

http://www.flower-ed.it/index.php?route=product/product&product_id=135

https://www.amazon.it/Un-firmamento-stelle-Pegaso-Vol-ebook/dp/B015BBIXGK/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1474131109&sr=8-1&keywords=rosaria+andrisani

http://www.ibs.it/ebook/Andrisani-Rosaria/Un-firmamento-di/9788897815556.html

Il diario segreto di Lizzie Bennet

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Avendo premesso la visione dei The Lizzie Bennet Diaries su youtube, ho saltato la fase di sorpresa iniziale dinanzi ad una riscrittura così originale. Il diario è una sorta di guida di accompagnamento, esplicativa a volte, del lavoro che precede o comunque sta dietro l’ideazione e la realizzazione del video di turno. Mi sembra di essere trasportati nel dietro le quinte delle riprese.

E’ senza dubbio la versione più moderna e al passo coi tempi, però aderente al testo originale; le espressioni gergali, i continui riferimenti tecnologici, la declinazione di situazioni e temi di Orgoglio e Pregiudizio in un contesto completamente diverso: basti pensare all’acquartieramento delle milizie a Meryton sostituito da un campionato di nuoto. Dove non è possibile, nessuna forzatura viene fatta perché sono aggiustati -situazioni e temi- con riadattamenti.

Non starò qui a sindacare sull’ennesima riscrittura di Orgoglio e Pregiudizio ma più procedevo con la lettura, perché i video li ho visti un paio d’anni fa, credo, più mi rendevo conto che non è la solita rielaborazione  ambientata ai giorni nostri, o comunque non solo.

È l’approccio al classico di Jane Austen a essere diverso, perché diverso è evidentemente il taglio sociologico che si è voluto darne. Penso che l’intento fosse quello di raccontare la storia tra due ragazzi, Lizzie e Darcy, del XXI secolo con le stesse caratteristiche psicologiche, ma nel contesto sociale e culturale di questa epoca.

Il gruppo autoriale quindi si è trovato a dover sostituire concetti e morale ottocenteschi secondo una visione moderna, dove la rovina di una ragazza non può essere più la fuga d’amore con il playboy di turno, ma è rappresentata dal rischio di diffusione sul web di un video porno.

È certamente diverso e più fisico ed esplicito tutto ciò che riguarda il corteggiamento e la descrizione delle relazioni sentimentali, che oggi sono tutt’altro che platoniche. Perciò non deve stupire se Jane non ha fatto capire i suoi sentimenti per Bing Lee (anagramma fonetico?) ma vive le sue quarantott’ore di preoccupazione per un ritardo.

I temi sono rielaborati e reinterpretati in chiave attuale: per sistemarsi una ragazza non deve necessariamente sposarsi e il “famoso” compromesso a cui è disposta a scendere Charlotte (salvo poi essere confermato da un brillante successo professionale) è di smettere gli studi per accettare una proposta lavorativa.

La disparità di classe tra Lizzie Bennet e William Darcy si concretizza in una differente condizione socioeconomica espressa in campo professionale: la superiorità di Darcy non è simboleggiata da Permbeley House bensì da Pemberley Digital che è la società ultratecnologica che il giovane gestisce.

Non so se sia retaggio culturale tipico americano ricondurre tutto all’equazione successo personale= affermazione professionale; sta di fatto che in questo “Orgoglio e Pregiudizio personale di Lizzie Bennet” il lieto fine arriva dopo la dichiarazione, finalmente accettata, di Darcy: il lieto fine è l’orizzonte aperto delle allettanti prospettive professionali che le si sono aperte individualmente. E questa prospettiva, in quanto janeite romantica, mi fa soffrire. Forse invece Jane Austen, che era molto più pratica e consapevole di tutti i vantaggi offerti dalla “grana”, avrebbe apprezzato.

Del resto, se ci penso bene, l’intero progetto nasce come supporto al corso di studi di Lizzie.  E sia la realizzazione dei video, che le esperienze di stage presso le aziende, ruotano attorno alla sua crescita individuale e professionale: nella sua vita l’aspetto sentimentale è importante, ma non preponderante.

Mi dispiace soltanto che prodotti del genere, che dimostrano una certa cura e attenzione editoriale, siano poi affidati a piratesche opere di traduzione. Gli errori e i refusi arrivano a essere imbarazzanti! Addirittura la stessa cronologia delle pagine di diario è sbagliata!

Dovrebbe far riflettere la scelta di affiancare a una modalità pubblica e tecnologica quale quella dei video postati su youtube, una dimensione intimistica e una forma letteraria antica quale quella diaristica. Queste due forme espressive in cui si è concretizzato il progetto di The Lizzie Diaries, indubbiamente si completano, risultano complementari, ma allo stesso tempo ciascuna potrebbe esistere anche di per sé sola, essendo benissimo sufficienti a se stesse e non necessariamente dipendenti l’una dall’altra.

Secondo un’ottica moderna non è più una “verità universalmente riconosciuta” che uno scapolo in possesso di un’ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie né tantomeno il contrario. Ecco perché la nuova Lizzie Bennet assomiglia anche alla sua conterranea Jo March nel volersi affrancare dalla famiglia per realizzarsi da sé e allo stesso tempo nella paura di voler lasciare il nido e di vederlo lasciare alle sue sorelle, che piano piano sfaldano l’unità familiare (fortunatamente ricreata durante le occasioni di festa e nelle emergenze) ma che ha bisogno di un compagno che la sostenga e le sia a fianco nel suo percorso individuale finalmente individuato.

Diamo spazio quindi alle nuove generazioni e alle loro personali riletture. Zia Jane avrebbe lasciato fare, così come lasciava che i nipoti si cimentassero con i loro improvvisati progetti letterari. Forse sarebbe comparsa anche lei in video con la pronipote americana, con tanto di cuffietta.

 

Romina Angelici