Archivio | dicembre 2018

Racconti di Natale di Louisa May Alcott

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La raccolta, edita da Garzanti, contiene 7 racconti firmati da Colei che potremmo definire “la specialista del Natale”.

Essi sono:

“La notte di Natale” (tratto da Piccole Donne)

“La scelta di Kate”

“Una ragazza tranquilla”

“Il Natale di Tilly” (contenuto anche in Un sogno di Natale e come si avverò, Edizioni Mattioli)

“Che cosa può fare l’amore”

“Il racconto di Rosa” (contenuto anche in Mamma Natale delle Edizioni Croce)

“La teiera di Mrs Podgers”

Questi racconti sono un concentrato di spirito natalizio in forma cartacea, una spremuta di bontà, un appello accorato ai sentimenti di carità cristiana e sani principi. È sempre molto forte  e presente il contrasto tra le diverse classi sociali nelle finestre aperte sul mondo di Louisa Alcott, ma fermo è anche il suo intento di dimostrare che non sono la ricchezza o la povertà a rendere migliori, bensì ciò che alberga nei cuori di ognuno.

Le situazioni più disparate servono alla scrittrice per mettere alla prova la natura umana di per sé non malvagia, ma pronta a far vibrare le corde più nascoste della sua sensibilità, anche nei casi in cui un’apparenza coriacea e severa possa indurre in errore.

Se Piccole Donne è considerato un must del Natale, una rilettura obbligatoria che si deve onorare come un rito propiziatorio, le altre novelle sono più o meno note. A parte Kate che è una ragazza benestante rimasta orfana dei genitori e che nonostante le offerte dei numerosi cugini e zii sceglie di andare a vivere in un paesino sperduto e semplice con l’anziana nonna materna che tutti hanno dimenticato, le bambine elette a protagoniste sono povere, costrette ad accontentarsi di poco e a fare molti sacrifici, ma che nella notte di Natale vedono esauditi i loro desideri per mezzo di benefattori insospettabili o misteriosi.

A volte, quando meno ce lo aspettiamo, una piccola croce si trasforma in una superba corona, un avvenimento privo di importanza diventa un’esperienza fondamentale. Oppure un estraneo diventa un amico.

In mezzo agli altri si distingue per singolarità quello che ha per soggetto una cavalla, Rosa, ed è un racconto nel racconto che sottolinea un tema molto sentito oggi: il rapporto tra uomini e animali dev’essere improntato agli stessi valori di rispetto e conforto perché gratifica e appaga entrambi.

Molto, molto carino ho trovato “La teiera di Mrs Podgers”, divenuto il mio preferito, che si discosta dalla linearità dei precedenti ed è più strutturato, meno scontato, vicino alla sensibilità moderna nel far sì che un vecchio pretendente e una vedova legata al ricordo del marito, tramite “la teiera”, trovino il modo per proseguire il loro cammino insieme. Essi non hanno nulla di eroico e di prestante nell’aspetto ma conquistano il loro premio con le uniche virtù di un buon cuore:

Ci si aspetta che gli eroi siano sempre giovani e attraenti, e anche fieri, malinconici o almeno quel che i lettori chiamano “interessanti”; ma sono costretta a concedere che Mrs Podgers non aveva nessuna di queste doti. La metà della bellezza, della virtù e del romanticismo più veri del mondo si concentra in anime umili, nascoste in corpi insignificanti.

Ma era perfettamente chiaro che il brav’uomo dai capelli grigi e la matura matrona avevano dimenticato del tutto la loro età ed erano tornati adolescenti, perché il vero amore è ricco di una giovinezza immortale.

Pieni di speranza, di fiduciosa considerazione nel prossimo e di convinta fede in una giustizia superiore che ripiana sempre la bilancia, questi racconti, teneri e commoventi insieme, propongono esempi di come possa compiersi e manifestarsi nelle sue molteplici forme, il miracolo del Natale.  Sono la lettura giusta per interiorizzare l’atmosfera natalizia e un insegnamento valido tutto l’anno.

 

 

 

Strenne & Cannella di Jane Rose Caruso

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Strenne & Cannella è il libro perfetto da leggere durante le vacanze di Natale. Diffonde l’aroma del Natale insieme ai suoi tè profumati e al potere benefico delle sue spezie.

Avevo già avuto modo di assaporare il gustoso e sorprendente tè alla zucca di Miss Garnette Catharine Book e di entrare nel suo mondo magico e romantico (inaugurato in verità dal primo volume della serie: Spezie & Desideri).

Miss Book non si perde mai d’animo, sa sempre cosa fare, sia nelle piccole che nelle più gravi situazioni. Si appella al cuore e alle emozioni in esso nascoste per risolvere litigi, controversie o malanimi pericolosi e l’atmosfera natalizia esalta al meglio la sua capacità empatica di altruismo e generosità sprigionate nell’aria  dagli effluvi dei suoi biscotti fragranti e di una bevanda calda corroborante. Il suo mondo strizza l’occhio a vecchie conoscenze e nomi familiari che fanno sentire a casa.

“Il mondo è così malvagio, ma per fortuna ci sono persone come te, zia” fece Prudence, accoccolandosi accanto a Miss Book. “Per ogni dolore c’è un sapore. Per ogni problema una spezia a lenirlo”.

 

Se Jane Rose Caruso voleva condividere con noi la sua idea del Natale facendo rivivere i suoi ricordi legati a esso, la sua magia si è realizzata.

La sua edizione curata nei particolari, arricchita da curiose ricette e impreziosita da illustrazioni silhouette in stile vittoriano, è una delizia per gli occhi e per l’anima.

IL NATALE DI TILLY

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Il Natale di Tilly è un racconto contenuto sia nella raccolta intitolata Racconti di Natale (Garzanti), sia nel volumetto Un Sogno di Natale, e come si avverò (Mattioli).

Ci siamo, manca poco a Natale. Gli accenti si fanno più teneri così come delicato è questo quadretto familiare in cui la povertà materiale è grande tanto quanto la purezza di cuore. Un augurio di Buon Natale, come il sorriso, non si nega a nessuno; deponiamo le armi, accantoniamo le antipatie e depenniamo i conti in sospeso. Natale è rinascita, diamoci un’altra possibilità. Di essere migliori. Non costa né si perde nulla.

Questo racconto sembra uscito, per analogia con personaggi e situazioni, direttamente dal romanzo maggiore, Piccole Donne, forse una prova embrionale, forse un bozzetto poi sviluppato magistralmente. Tilly è molto povera, non avrà alcun regalo per Natale se non l’uccellino ferito trovato per strada: le amiche la scherniscono, le dicono di lasciarlo stare, che tanto morirà o comunque non le ripagherà mai le cure ricevute. Ma Tilly, forte dell’insegnamento materno di derivazione evangelica “di fare agli altri ciò che vorresti loro facessero per te”, raccoglie il passerotto tra le sue mani e lo porta a casa. Tra lei e la mamma è una gara a chi rinuncia a qualcosa in favore dell’altra nel consumare la cena frugale della vigilia: la mamma ha versato tutto il latte nella scodella della sua bimba ma lei risoluta apparecchia per la genitrice un misero pasto a base di un po’ del suo latte, una fetta di pane secco tostato e un panino all’uvetta che le hanno regalato a scuola.

Toccato dalla loro generosa e dignitosa povertà il ricco vicino, signor King, ha in serbo una bellissima sorpresa di Natale: la mattina seguente, al risveglio, Tilly trova davanti alla porta di casa un mucchio di legna per  , un grosso fagotto di panni caldi e un cestino pieno di vivande, e un bel mazzo di fiori. La bimba applaude convinta che il suo uccellino sia magico perché le ha procurato tutte quelle cose belle; non sa che una magia l’uccellino in realtà l’ha operata aprendo il cuore del signor King che ha imparato la lezione da quelle brave persone diventandone il benefattore.

Un Natale in mussola

di Virginia Cammarata e Jennifer Lombardi, Lazy Book, 2014, ebook.

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Una storia molto frizzante, come una coppa di champagne: tale è l’effervescenza con cui Jane e Anne, sfortunate in amore e in cerca della loro degna metà, organizzano un evento Regency in una locanda inglese per festeggiare il Natale e un matrimonio in costume.

Salve. Io sono Jane e lei è Anne. Insieme abbiamo dato vita a tutto questo, armate di santa pazienza e di uno sconfinato amore per Jane Austen. 

Jane Austen è l’ispirazione di tutto questo, oltre che dei sogni romantici della protagonista, sua devota seguace. Molto, molto piacevole il risultato finale grazie a stile e ritmo scorrevoli, senza particolari pretese, ma gradevole nella riproposizione di temi e citazioni familiari alle lettrici di Jane Austen.

 

Io ed Anne siamo amiche sin dai tempi delle elementari e, tra le molte cose che ci accomunano, cioè anche un amore incondizionato per Jane Austen ed il mondo da lei creato.Cosa dire poi dei nostri nomi? Io porto il nome dell’Autrice ed Anne quello di un’eroina austeniana. Il nostro destino da Janeites era già scritto sin dalla nostra nascita! In quanto migliore amica, spettava a me tirarla su di morale ed aiutarla a cestinare definitivamente la sua storia… L’illuminazione è arrivata mentre me ne stavo un pomeriggio a sorseggiare distrattamente un tè: organizzare una festa di Natale alla quale avrebbero partecipato tutti i Janeites provenienti da ogni parte dell’Inghilterra.

 

E ora ditemi se non vi è venuta voglia di leggere subito questo racconto natalizio!

Uno sguardo indietro, autobiografia di Edith Wharton

 

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Per il tipo di vita che ha condotto e per l’epoca storica che ha attraversato, Edith Wharton annovera molte esperienze interessanti che meritavano di essere condivise.

Più che un ritratto intimo e personale Uno sguardo indietro (titolo tratto da un verso di Walt Whitman) è una testimonianza storica partecipata di come era la società newyorkese e bostoniana e la cara vecchia Europa, affresco dei tempi e delle usanze di fine ottocento-primi novecento.

Sin dalla tenerissima età la piccola Edith è stata abituata a viaggiare oltre Atlantico e a trascorrere gli inverni in particolare nella verde e assolata Roma del Pincio e di Galleria Borghese.

Una famiglia vecchio stampo e benestante ha protetto i primi anni di vita della sua crescita e la fornita biblioteca del padre ne ha nutrito le prime aspirazioni letterarie. Solo tardi ella ha scoperto la propria vocazione alla scrittura, essendo rimasta a lungo inconsapevole delle potenzialità della incessante vena narrativa.

La ricchezza di mezzi, conoscenze e viaggi ha fornito la materia da plasmare, sulla base della quale inventare situazioni e introdurre personaggi.

I viaggi sono sempre stati la passione di Edith Wharton, anche spericolati per l’epoca, come quelli con l’inseparabile automobile o in crociera nel Mediterraneo leggendariamente bollato come poco raccomandabile.

A suo agio nella casa di villeggiatura così come nell’appartamento di New York, disinvolta straniera anche nei salotti esclusivi francesi e ai ricevimenti londinesi, amabile conversatrice, amica discreta e ammirata di moltissime personalità del mondo letterario e artistico in genere, ma anche politico, diplomatico, o accademico.

Ricorrente è la figura di Henry James che ritorna in diversi capitoli, il cui ritratto è curioso, inedito, dettato da un punto di vista ravvicinato e privilegiato sul grande romanziere che la stimola e la affianca, nella scrittura e nelle loro gite alla scoperta di nuove sensazioni.

Poi su un entusiasmo carico di idee e progetti scintillanti, cala l’ombra greve della prima guerra mondiale: ogni altra attività deve essere sospesa, congelata e l’unico pensiero dev’essere la sopravvivenza. L’orrore e l’angoscia della guerra attanaglia i cuori ma Edith Wharton non rimane a guardare: si prodiga in attività umanitarie e di sussistenza, raccogliendo fondi e aiuti concreti.

Dopo la devastazione e la morte quello che rimane è un animo prostrato e triste, privato di molti affetti cari, che però non resiste a lasciarci uno spassionato messaggio di speranza:

Il mondo è un accavallarsi tumultuoso di onde… non cessa mai, e la generazione presente sente sotto di sé il brontolio del vulcano sul quale la nostra generazione ha danzato così a lungo; ma nelle nostre vite individuali, sebbene gli anni siano tristi, i giorni hanno la possibilità di essere radiosi. La vita è la cosa più triste che ci sia, quasi quanto la morte; ma ci sono sempre nuovi paesi da visitare, nuovi libri da leggere (e spero, da scrivere); mille piccole meraviglie quotidiane di cui stupirsi e godere…

Questa volta leggo – Recensione: “Solstizio d’inverno: I Watson” di Romina Angelici – Ed. Pink

grazie mille ❤

Romance e altri rimedi

questa volta leggo

Buongiorno a tutti! Oggi partecipo alla rubrica Questa volta leggo ideata da Chiara (la lettrice sulle nuvole) e Dolci (Le mie ossessioni librose). Il tema di questo mese è “un libro con la neve nel titolo o sulla copertina”. Per l’occasione ho scelto il romanzo di Romina Angelici Solstizio d’inverno: I Watson.

Sinossi

Emma, dopo aver rifiutato il nemmeno tanto cortese invito del fratello e della cognata a essere loro ospite a Croydon, decide di rimanere a Stanton con Elizabeth e il padre. Tornare a casa dopo anni di assenza, trascorsi presso la zia non è stato semplice, così come riambientarsi e recuperare il rapporto con i fratelli e con il padre. Alla sua prima uscita pubblica Emma non manca di fare scalpore: ammonita da Elizabeth a resistere al fascino di Tom Musgrove, durante il ballo degli Edwards, ha suo malgrado destato l’interesse di Lord…

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UN NATALE IN CAMPAGNA

 

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Un Natale in campagna è un racconto contenuto sia nella raccolta intitolata Un Natale tutto per sè, sia in quella intitolata Un Sogno di Natale, e come si avverò.

Manca meno di due settimane a Natale; avete fatto l’albero? La tradizione vuole che sia addobbato l’8 dicembre, ma la frenesia degli impegni quotidiani costringe a qualche strappo alla regola. Vuoi perché il Natale tarda a farsi sentire, vuoi perché la prematura parata di luminarie e articoli natalizi nei negozi hanno l’effetto controproducente di saturare il bisogno spirituale mostrandone solo il lato commerciale. In provincia come in città è corsa allo shopping: le vetrine parate a festa invitano ad acquistare di tutto, da regalare e da regalarsi. Per i commercianti è una boccata d’ossigeno, per le tasche un salasso, ma per l’anima? Cosa rimane se non si appaga la sua sete d’amore, di serenità, di semplicità?

Sono questi i temi toccati nel secondo racconto di Louisa May Alcott che andiamo a sfogliare.

Un Natale in campagna è quello proposto dall’annoiata Sophie Vaughan ai suoi altrettanto annoiati amici di città, l’amica Emily e lo scrittore di successo Randal, a casa della zia e dei suoi cugini. Sembra un vecchio film americano che ripropone l’antico dilemma tra la genuinità dei paesi di provincia e la superficialità degli ambienti di città. I protagonisti si muovono come attori di un copione già noto: la bella Sophie, corteggiata e indecisa se contrarre un matrimonio d’interesse, Emily, l’amica consumata frequentatrice dei salotti mondani, Leonard Randal, lo scrittore vanitoso di successo.

Il racconto si apre con il distico: “Vale la pena imparare molto/per un po’ di tempo vissuto bene” che subito prepara alle insite finalità didascaliche.

Coinvolti dalla benigna ospitalità della zia Plumy, emozionati dai racconti di guerra di Saul, affascinati dalla fresca ingenuità della piccola Ruth, Randal ed Emily si lasciano ammaliare -e almeno un po’ scalfire- dalla serena atmosfera che regna in quell’ambiente rimasto legato a solide tradizioni e valori.

I racconti di Saul quando era al fronte, la premura di zia Plumy per la giovane figlia –l’unica rimasta in vita- in età da marito, l’allegra serata davanti al camino e poi una corroborante levata al mattino fresco, una gustosa colazione, i lavori domestici e della campagna (come dare da mangiare agli animali o raccogliere la legna): sono queste le occupazioni a cui attendono Sophie e i suoi due amici riscoprendo il piacere dell’operosità e della semplicità. Non che questo significhi dover rinunciare al divertimento e all’eleganza perché eccoli tutti agghindarsi, scherzare e apparire al meglio al ballo in costume organizzato per la sera della Vigilia. Sarà l’autenticità dei sentimenti per il coraggioso quanto devoto Maggiore Saul ad imporsi alla bella cugina quando lo crederà vittima di un incidente nel bosco. Quello che doveva essere un piacevole diversivo diventa scelta di vita e Sophie si ritrova “arruolata nel grande esercito delle donne devote”, dove si milita per sempre, senza chiedere altra paga che l’amore. Emily cercherà di dissuaderla in tutti i modi convincendola a tornare con loro in città alle care indolenti abitudini, mentre Randal, che credeva di aver conquistato la timida Ruth, si trova a doverle fare le congratulazioni per il suo fidanzamento con un ragazzo del posto.

Quel dolce e felice Natale rimarrà indelebilmente impresso a tutti quanti loro.

UN SOGNO DI NATALE, E COME SI AVVERO’

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Perché rimpiangere quell’epoca scomoda e buia in cui non c’erano televisioni e pc per avere la scusa di immergersi nella sana lettura di un libro, magari d’altri tempi? Quello a cui ho attinto è un piccolo scrigno, di dimensioni tascabili, da leggere davanti al camino in queste sere fredde scaldate dal fuoco crepitante che a fine giornata dissolve tutte le tensioni.

Un sogno di Natale e come si avverò è una novella dal sapore dickensiano che ha per protagonista una bambina che ha perso il suo spirito natalizio.

Dubito che un bambino o una bambina di oggi farebbero mai sogni del genere o si priverebbero di qualcosa di proprio per fare felici chi è meno fortunato.  Sono sicura invece che qualcuno di loro ha smarrito il senso del Natale nella montagna di balocchi e prodotti tecnologici che soffocano gli alberi fastosamente addobbati.

Effie, come lo scorbutico Scrooge, detesta il Natale che comporta per lei, ragazzina ricca e viziata, da dieci anni, la stessa incetta noiosa di regali e dolciumi. Arrivando a desiderare di essere povera per rompere la monotonia delle sue giornate benestanti, raccoglie il suggerimento materno di leggere il Canto di Natale di Dickens. Lo divora tutto durante il pomeriggio e la sera quando si corica anche lei sogna che uno spirito del Natale giunga a trovarla facendole vedere la bellezza di diffondere il bene ovunque, soprattutto ai meno fortunati.

Quando Effie domanda sconcertata allo spirito che le mostra il paese del Natale e ben quattro Babbi Natale pronti a partire con le loro slitte verso altrettante direzioni per la consegna dei doni: “Pensavo che esistesse un solo Babbo Natale e che anche lui fosse un imbroglio”, lui le suggerisce un ottimo consiglio: “Non bisogna mai smettere di credere alle vecchie buone storie, anche dopo che si è scoperto che sono solo una piacevole ombra di qualche dolce verità”.

Al risveglio, raccontando il suo strano sogno alla madre, offre a questa lo spunto di rendere il loro indimenticabile. Sarà Effie ad impersonare l’angelo del Natale per le bambine sole dell’orfanatrofio dove, da un albero riccamente addobbato dispenserà giocattoli, caramelle, biscotti a tante manine impazienti, ricavandone una lezione di vita preziosa. Katy, una bambina sfortunata con la gambetta zoppa, si priva della sua bambola per fargliene dono educandola per sempre a fare del bene.

Ricetta -trifasica- della Pizza di Natale marchigiana

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(per l’immagine ringrazio http://www.smartraveltoitaly.com/natale-marche/)

Per i più coraggiosi ma anche per i più nostalgici che ricercano i sapori di una volta, di quel dolce di Natale che li riporta alla loro infanzia, pubblichiamo la ricetta della cosiddetta  Pizza di fichi da non confondersi con il Fristringo, altro dolce tipico ma a base di soli fichi secchi e di consistenza molliccia.

Questa è una vera e propria torta che si realizza con pazienza e tempo, molto tempo, suddivisa in tre fasi (per questo è stata ribattezzata trifasica): è consigliabile imbarcarsi in questa impresa durante le vacanze di Natale, magari col camino acceso; era qui accanto che si metteva la terrina infarinata a lievitare, coperta da uno strofinaccio.  Ovviamente le dosi non sono precisissime perché prima le nostre nonne facevano “a occhio” , cioè mettevano gli ingredienti a seconda della necessità (maggiore o minore consistenza, più o meno dolce), e che tradotto in gergo culinario moderno sarebbe il famoso q.b. e comunque cavar loro una ricetta che fosse un minimo comprensibile era già un’impresa.

I fase

Preparare il composto di frutta secca (meglio se fatto la sera prima):

2 kg di fichi secchi

200 gr di mandorle

200 gr di noci

200 gr di uvetta

1 bustina di Cacao

1 caffettiera da sei di caffè

1 bicchiere scarso di rhum

Scorza d’arancia grattugiata

Un pizzico di cannella/noce moscata/sale

Zucchero q.b. (un paio d’etti minimo, per contrastare l’amaro del cacao e del caffè, quindi doveroso assaggiare!)

Amalgamare il tutto e far riposare.

II fase

L’impasto:

2 Kg di farina

¼ litro di olio di semi

¼ litro acqua

¼ litro latte

6-7 uova

450 gr zucchero

200 gr. massa del pane oppure 70 gr. di lievito di birra

Anici (a piacere)

Impastare e lasciar lievitare in ambiente caldo finché il volume raddoppia.

III fase

Riunire e lavorare insieme la massa e il composto di frutta aggiungendo 180 gr di lievito di birra sciolto in latte tiepido.

Dividere l’impasto in più stampi foderati con carta forno. Decorare ciascuna “pizza”  con canditi, mandorle e noci disposte a forma di fiori. Far lievitare ancora le torte.

Cuocere a 180°-200° per 40 min. ma controllare con la prova dello stecchino.

E buon Natale!

Per qualsiasi emergenza -domande e chiarimenti- siamo qui ma non veniamo a casa!!!

 

p.s. In genere si usa mettere il calcolo delle calorie a porzione; qui la calcolatrice ci ha lasciati a metà somma. Quindi chi sta attento alla linea o non fa la pizza o non fa la dieta.