Archivio | Maggio 2018

Il Castello dei Conti Pallotta a Caldarola (MC)

Immagine correlata

Se  vi capitasse di passare per caso all’interno delle colline maceratesi, poco dopo Tolentino, potrebbe succedervi di venire attirati da una strana malia esercitata dal Castello di Caldarola. 

Risultati immagini per castello pallotta rievocazione castrum sarnani

 

Uno dei pochi castelli privati visitabili, edificato nella seconda metà del IX sec. è stato trasformato in residenza estiva in stile rinascimentale nel ‘500 dal Cardinale Evangelista Pallotta: conserva intatti ambienti e arredi che risalgono  ad epoca medievale.

Potreste trovare ad accogliervi addirittura messere Jacopo Pallotta, signore del castello nel ‘400, della cui compagnia avreste l’onore di avvalervi nella visita guidata del Castrum Caldarolae.
In virtù di qualche licenza spazio-temporale (permessa dalla collaborazione tra associazioni culturali dei Comuni limitrofi) vedreste schierati i Tamburini del Serafino (del Castrum Sarnani), e assistereste a duelli di scherma ricreati grazie all’Associazione del Grifone della Scala di S. Severino,  lungo i cortili interni, all’ombra delle mura merlate e degli alberi secolari che svettano nello spiazzo antistante  il ponte levatoio.
Scalpitano i cavalli ai colpi scanditi dai tamburi, i bimbi si cimentano  con rudimentali giochi medievali: fantasia e manualità rubano il posto ai videogiochi. La giornata volge all’imbrunire, si accendono i falò mentre c’è ancora del tempo per visitare le stanze del castello. Si susseguono ambienti arredati sontuosamente, carichi di oggetti che si sono accumulati nei secoli, espressione di potere e ricchezza dei Signori Castello.  I locali adibiti a cucina sono piccoli e stretti –dovevano essere molto più bassi prima-; sul piano del caminetto  qualche trappola per topi serviva a tenere lontani i malintenzionati roditori a caccia di avanzi e alla faccia dell’igiene, un girarrosto per cuocere carciofi è stato lasciato lì vicino; la lavagnetta in legno aspetta di segnare  le quantità di bucato da consegnare alle lavandaie. La vecchia madia custodiva sotto chiave il prezioso pane.
La sala da pranzo è rettangolare, lunga e stretta, conseguenza di una riorganizzazione successiva degli ambienti: è stata modellata attorno al grande tavolo in legno sovrastato da un candeliere in ferro battuto, che rimane apparecchiato solo alle sue estremità per evitare ustionanti colate di cera sugli sfortunati commensali.  Il servizio di piatti in porcellana bianca conservatosi intatto fa bella mostra di sé nella credenza di noce scura,  e a spolverarlo provvede personalmente la attuale contessa Maria Elena.
Attraversando le sale che si susseguono l’una nell’altra si scopre la storia di questo castello e di coloro che vi hanno legato i loro nomi anche se solo di passaggio:  famosi prelati marchigiani che la dinastia Pallotta per generazioni ha offerto alla carriera ecclesiastica, gli sfortunati conti che hanno abitato per ultimi il castello, privati di discendenza come indicano tristemente i due ovali con i ritratti lasciati vuoti nella Sala degli Stemmi.
Accanto ad oggetti sorprendentemente moderni -una cassettiera orientaleggiante che ha fatto pensare a qualche influsso da Macerata dove partirono le spedizioni in Cina di Padre Matteo Ricci, realizzata con la tecnica del decoùpage, la stessa stanza da bagno ed il bidet- altri meravigliano per la sontuosità (il boudoir interamente rivestito di seta) e la fattura di pregio (lampadari di murano, una consolle del 1700, un forziere da viaggio del 1400, una stufa di maiolica).
La sala d’armi e la sala delle  carrozze rivelano i passatempi preferiti dei padroni di casa e si scopre che i modelli di quegli antiquati mezzi di trasporto (coupè, berlina, spyder) hanno prestato i loro nomi alle moderne automobili superaccessoriate.
Un percorso suggestivo per gli amanti della storia, istruttivo per i ragazzi, fiabesco per i bambini e gli adulti sensibili al fascino da storie di cavalieri e principesse senza tempo.

Thomas Hardy versione natalizia

Under the Greenwood Tree - Thomas Hardy | Feedbooks

La vigilia di Natale

Per gli abitanti del bosco ogni specie di albero ha una sua voce e un suo aspetto. Al passare del vento gli abeti singhiozzano e gemono non meno di quanto ondeggino, l’agrifoglio fischia e lotta contro se stesso, il frassino sibila e freme, il faggio fruscia mentre i suoi rami piatti si alzano e si abbassano. E l’inverno, che modifica i suoni di questi alberi col disperderne le foglie, non può privarli della loro individualità.

La vigilia di Natale fredda e stellata di un anno ancora vivo nel ricordo di qualcuno, un uomo percorreva un sentiero diretto al Crocicchio di Mellstock nel buio di un boschetto che mormorava in una lingua a lui ben nota.

Ai suoi occhi, occasionalmente rivolti verso l’alto, le betulle con i loro rami neri e argentati e le loro ciocche di foglie, i pallidi rami grigi dei faggi, gli olmi solcati da crepe oscure, erano tutti profili neri e piatti contro il cielo, dove le stelle bianche crepitavano tanto che il loro baluginare ricordava un battito d’ali. Nel bosco ogni cosa al di sotto dell’orizzonte era nera come la notte.

Sotto gli alberi di Thomas Hardy | I piaceri della lettura

Un gruppo di cantori si sta dirigendo verso la casa di Dick il carrettiere per trascorrere là la Vigilia.

 Era là che si dirigevano mentre nella brezza si sentiva galleggiare un lontano rumore di campane che suonavano un accordo natalizio.

A uno a uno i membri del coro pestarono i piedi sulla pietra dell’ingresso liberando le scarpe dai frammenti di terra e foglie, per poi entrare in casa guardandosi intorno in modo da farsi un’idea della situazione…

La stanza principale, sulla sinistra, era decorata con rami di agrifoglio e di altre piante sempreverdi, mentre a metà della trave che divideva il soffitto in due pendeva un ramo di vischio di dimensioni del tutto sproporzionate a quelle della stanza, arrivando tanto in basso che una persona normalmente sviluppata che ci dovesse passare sotto era costretta ad aggirarlo per non rischiare di rimanere impigliata.

Mrs Devy sedeva su una panca marrone vicino al fuoco scoppiettante, tanto scoppiettane che lei, comprimendo attenta le labbra, ogni tanto si alzava e metteva la mano sui prosciutti e sui pezzi di lardo appesi sul caminetto ad affumicare, per assicurarsi che si stessero effettivamente affumicando e non invece abbrustolendo com’era capitato in altre vigilie di Natale.

Sotto gli alberi | Thomas Hardy | Fazi Editore

Little Women sceneggiato BBC

1526020198_Piccole-Donne

Sta andando in onda su Sky lo sceneggiato made in BBC, in tre episodi, di Little Women, Piccole Donne edizione 2017.

In questa recentissima versione, che coscientemente sceglie un taglio più alleggerito ma non prescinde, anzi dà per scontato il testo scritto, può cogliersi una maggiore coralità d’insieme e una nota di freschezza dovuta alle giovanissime attrici emergenti (Jo è la figlia di Uma Thurman ed Ethan Hawke) che impersonano le quattro sorelle March, ai costumi e alla scenografia accattivante. I grandi nomi che sono stati loro affiancati, oltre ad arricchire il cast e impreziosire la caratterizzazione dei personaggi più adulti, hanno il pregio secondo me di non oscurare gli altri. Il film è stato interamente girato in Irlanda nel mese di agosto, lontanissimo quindi da luoghi e condizioni ambientali originali ma gli interni curatissimi e gli ambienti ricreati sapientemente confermano la famosa attenzione per i particolari e la ricostruzione storica della produzione inglese.

La sceneggiatura non ha apportato novità significative, anzi piuttosto il contrario visto che, operando qualche taglio o salto temporale, si rivela a volte troppo sbrigativa o criptica. Ci guadagna in compenso la narrazione per immagini che invece sono molto evocative. Rispetto alle precedenti versioni cinematografiche, con le quali non ritengo opportuno stabilire paragoni, trattandosi di prodotti e fatture troppo diversi, alcuni personaggi sono stati meglio approfonditi (Mrs March per esempio ha i suoi momenti di debolezza che la rendono meno perfetta e più umana, e molto più somigliante alla vera Marmee), mentre altri, come Laurie, risultano penalizzati.

Il risultato finale è indubbiamente più vicino e rispondente al gusto moderno,  e tutt’altro che deludente nella sua visione complessiva, e anche se si tratta di una storia cara, più volte raccontata, beneficia di un’aurea di tenerezza e calore umano che circondano da sempre i valori familiari propugnati da Louisa May Alcott.