Fiori tra i libri di Rachele Crema

Titolo: Fiori tra i libri

Autrice: Rachele Crema

Genere: Contemporary Romance

Tipologia: Autoconclusivo

Uscita: 18 aprile 2024

Casa Editrice: Blueberry Edizioni

Pagine: 150 circa

Trama

Claudia è una ragazza di venticinque anni, è cresciuta a Poggio Impruneto, un paesino toscano abitato da poche anime, e ama la semplicità. Mentre molti dei suoi coetanei lasciano la campagna per cercare fortuna in città, lei continua a preferire la sua vita tranquilla, lavorando nel negozio di fiori del signor Nico e dedicandosi alla scrittura di un romanzo. Tuttavia, la sua routine viene sconvolta dall’inaspettato ritorno di Massimiliano, una vecchia conoscenza, un dongiovanni dal fascino magnetico e il carattere scontroso, che la coinvolge nella ricerca dei fiori per il funerale di sua nonna, l’ultima parente rimastagli.

Due personalità ed esistenze, quelle di Claudia e Massimiliano, all’apparenza opposte, ma in qualche modo destinate a intrecciarsi. Un giardino di sogni, emozioni e misteri in un romance ricco di colpi di scena, in cui niente è come sembra, soprattutto se l’ingrediente principale della storia è l’orgoglio.

RECENSIONE

La simpatia di Rachele Crema si trasmette senz’altro ai suoi personaggi. Gli abitanti di Poggio Impruneto sono una divertentissima banda di tipi caratteristici e bontemponi toscani. E anche in mezzo a battute e sorrisi questa lettura ci scappa una bella morale.

Ancora una volta, la vecchia contrapposizione città vs campagna riscuote vittorie a favore della seconda per genuinità e valori conservati e preservati.

La perdita di entrambi i genitori e con essi, i punti di riferimento, può far perdere la testa e Massimiliano a Milano ha intrapreso una vita del tutto fuori controllo. Sua nonna Gloria, con metodi poco ortodossi -bisogna riconoscere- vuole aiutarlo a ritrovare la giusta direzione.

Anche se so di averlo ferito, dentro di lui ho comunque scatenato delle emozioni che lo hanno fatto ragionare. Sicuramente adesso sarà in conflitto, ma i conflitti con noi stessi sono battaglie che, comunque vadano a finire, vinceremo. La vera vittoria sta nel mettersi sempre in discussione, porsi delle domande, migliorarsi.

Complice, ignara, è Claudia con la sua spontaneità travolgente, commessa in un negozio di fiori.

Massimiliano e Claudia appaiono sulle prime due persone diversissime, ma in realtà molto simili. Scoprono che a unirli non è soltanto l’attrazione, ma anche interessi e aspetti in comune, primo fra tutti i libri.

Il titolo scelto, Fiori tra i libri, non poteva essere più evocativo e al tempo stesso risolutivo, contenendo in sè la chiave di volta del libro.

Dopo i doverosi alti e bassi, impedimenti e risoluzioni, il lieto fine li aspetta dietro l’angolo, nemmeno poi tanto nascosto, basta solo andarlo a cercare tra bouquet di fiori e scaffalature piene di libri.

Perché una cosa deve escludere l’altra, non sarebbe meraviglioso entrare in un negozio e avere la possibilità di scegliere un libro e un mazzo di fiori freschi? Cosa c’è di meglio nella vita?!”

Salvia e Peperoncino: una serie speziata

Titolo: Sᴀʟᴠɪᴀ ᴇ Pᴇᴘᴇʀᴏɴᴄɪɴᴏ

Autore: Vɪᴛᴀ Fɪʀᴇɴᴢᴇ

Editore: BᴏᴏᴋTʀɪʙᴜ

Serie: Sᴀʟᴠɪᴀ ᴇ Pᴇᴘᴇʀᴏɴᴄɪɴᴏ Sᴇʀɪᴇs

Genere: Cᴏɴᴛᴇᴍᴘᴏʀᴀʀʏ ʀᴏᴍᴀɴᴄᴇ

Trope: Fᴏᴏᴅɪᴇ Rᴏᴍᴀɴᴄᴇ, Bʀᴏᴛʜᴇʀs Tᴇᴀᴍ, Fᴀᴍɪʟʏ Bᴜsɪɴᴇss, Oᴘᴇɴɪɴɢ Sᴇʀɪᴇs

Data pubblicazione: 22 ᴀᴘʀɪʟᴇ 2024

Trama

1998 – Un’utilitaria percorre il ponte di Brooklyn in una mattina assolata, al suo interno Antonio e Rosetta Esposito si stringono la mano, raggianti, in attesa di giungere nel quartiere di Little Italy per iniziare una nuova vita. Accolti dai tricolori e dal clima festante di una Manhattan mai vista, sono pronti per costruire il loro futuro lontani dall’Italia; dietro di loro, i figli dormono suoi sedili posteriori e, dinanzi, il sogno di un ristorante tutto italiano.

2023 – Sono trascorsi venticinque anni, e il Salvia e Peperoncino è diventato una realtà per il quartiere di Little Italy. Ad aiutare Antonio e Rosetta, ora ci sono i figli ormai grandi, tra i quali spiccano Jo, Phil e Alfie. Diversi anni di differenza dividono i tre fratelli, così come le diverse esperienze di vita.

Jo vive di ricette e cucina, solo con i suoi demoni che non vogliono saperne di lasciarlo in pace; Phil conquista le donne con un battito di ciglia, ma nasconde un grande tormento, e il timido Alfie cerca di sopravvivere in un mondo dove la sensibilità è un difetto.

Vita Firenze è pronta ad aprire le porte del Salvia e Peperoncino per narrarti di amori, passioni, delusioni, e vendette in questo speciale assaggio che introduce una entusiasmante e imprevedibile trilogia.

RECENSIONE

Una fotografia scattata a una famiglia di emigrati italiani.

Come un’immagine che cattura insieme ai visi, le espressioni e le tracce di un passato che ha lasciato segni indelebili nella vita di ognuno.

Quello che era il sogno di Rosy e Tony, una giovane coppia di italiani che sogna il suo ristorante a Manhattan, ma anche quello di dare un futuro alla sua famiglia che sta crescendo, diventa, a 25 anni di distanza, uno spaccato di vita moderna e un saggio della drammaticità delle esperienze umane.

E proprio da Salvia e Peperoncino, dall’unione di due spezie dal sapore e dal profumo stridente, forte, intenso, che prendono le mosse le vicende di Jo, Phil ed Alfie (i figli maschi di Rosy e Tony, insieme alle sorelle Maria e Francesca), rami dello stesso albero -li definisce Linda Bertasi nella prefazione- con un’unica certezza per bagaglio, data dalla solidità della famiglia in mezzo a traumi irrisolti e problematicità quotidiane.

La vita non è semplice oggi come allora, ma l’incrollabilità di certi valori che risiedono nella famiglia, puntella l’esistenza di ognuno di loro e fa sperare in nuovi inizi.

Voglio sperare allora che dalle inesauribili risorse di Salvia e Peperoncino, insieme alla protettiva Rosetta e al rassicurante Antonio, arrivi la ricetta giusta per proseguire la storia d’amore della loro famiglia.

Vieni con me, entriamo nella Little Italy accolte dai suoi tricolori, percorriamo insieme la Mulberry Street. Ed eccolo qui, il Salvia e Peperoncino, con l’insegna argentea sulla quale si alternano le sfumature del verde e del rosso. Alfie è già sulla porta col suo fare dinoccolato e là, tra i tavoli, Tony e Rosy ti accolgono, riservandoti un posto speciale.

Romina

Astrid Lindgren e Pippi Calzelunghe

  1. Astrid Anna Emilia Ericsson coniugata Lindgren nota semplicemente come Astrid Lindgren (Vimmerby, 14 novembre 1907 – Stoccolma, 28 gennaio 2002) è stata una scrittrice svedese.

Pippi Calzelunghe ed Emil sono i suoi libri più noti ma Astrid Lindgren scrisse più di 115 altri racconti, inclusi gialli, racconti di avventura, fantasy e lavori per la televisione svedese e il cinema. Ai suoi personaggi è dedicato un parco tematico a Vimmerby, “il mondo di Astrid Lindgren”.

2.

Astrid Anna Emilia Ericsson detta “Bee” dal nome del suo cavallo preferito alla fattoria, nasce a Näs il 14 novembre 1907. Seconda di quattro figli, trascorre la sua infanzia nella fattoria di famiglia, una vita semplice, senza troppi agi. Il clima familiare è molto sereno e la sua infanzia felice, spensierata e circondata da affetti, è stata la principale fonte d’ispirazione per i suoi libri, come più volte ha raccontato lei stessa. I suoi romanzi non sono autobiografici in senso stretto, ma la casa, la libertà, i giochi, l’atmosfera allegra e la grande attenzione a ogni piccolo fatto della natura si ritrovano in quasi tutti i suoi racconti. Fin da piccolissima Astrid ama ascoltare storie e inizia a scrivere molto presto.

https://www.samantakmiltonknowles.eu/…/04/astrid-lindgren/

3.

Nel 1941, la figlia Karin è costretta a letto per una brutta polmonite. Ogni sera la madre per distrarla le si siede accanto e inventa storie e fiabe. Una sera Karin le chiede: «Mamma, raccontami la storia di Pippi Calzelunghe», un nome che si era inventata al momento: vista la stranezza del nome, la mamma decide che anche la storia della bambina dovesse essere fuori dal comune. A Karin piace così tanto che Pippi diventa l’eroina dei racconti di casa. Una bambina tanto forte da poter sollevare un cavallo, che viveva tutta sola in una grande casa, Villa Villacolle.

Nel 1944 a Stoccolma, a causa di una brutta caduta sul ghiaccio, Astrid Lindgren è costretta a letto. Per far passare il tempo stenografa le storie di Pippi, che successivamente trascrive in un manoscritto, da lei anche illustrato, che dona alla figlia per il suo decimo compleanno. A fine novembre del 1945 Lindgren pubblica il romanzo presso la casa editrice Rabén&Sjögren con le straordinarie illustrazioni di Ingrid Vang Nyman. Il successo di lettori è immediato: in due settimane il libro vende circa 20.000 copie!

Alla Lindgren sono stati assegnati numerosi premi e numerose altre onorificenze e lauree honoris causa di numerose università. Nel 1997 fu nominata personaggio svedese dell’anno ed in risposta disse:

«Non capisco come possiate nominarmi personaggio dell’anno, io che sono cieca, sorda e mezza pazza. Faremo meglio a non dirlo troppo in giro, se no penseranno che tutti in Svezia siano come me.»

Nel novembre 2001, quando le fu chiesto cosa desiderasse per il suo 94º compleanno, disse:

«Pace nel mondo e vestiti carini.»

Muore il 28 gennaio 2002 all’età di 94 anni a Stoccolma per cause naturali.

Sempre nel 2002 il governo svedese ha istituito un premio letterario per la letteratura infantile e per ragazzi dedicato alla scrittrice, l’Astrid Lindgren Memorial Award. Il premio ha un valore di 5 milioni di corone svedesi (circa 480.000 euro), attualmente il premio di maggior valore per questo tipo di arte.

Nel 2002 è stato pubblicato in Svezia il libro C’era una volta una fattoria (non tradotto in italiano) della sorella minore di Astrid Lindgren, Stina Hergin (1911–2002) che racconta l’infanzia delle due sorelle nella tenuta del padre.

4.

Astrid Lindgren ha dato vita ad almeno due altri personaggi femminili animati da un grande senso di indipendenza: Martina di Poggio di Giugno e la piccola Lotta; ma i suoi personaggi sono numerosissimi: da Emil di Lönneberga, – una sorta di alter ego maschile di Pippi, di cui il papà di Astrid, Samuel August (morto nel 1969) aveva fatto in tempo ad ascoltare tutte le avventure, che in parte ricordavano le sue – a Karlsson sul tetto (che “prende il volo” nel 1955, con un séguito di altre due avventure: Karlsson vola ancora, del 1962, e Karlsson sul tetto si nasconde un’altra volta del 1968); dai monelli di via dei Monelli (i libri di Bullerby), ai bambini protagonisti di albi illustrati, racconti e fiabe, da cui negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta sono stati tratti film e cortometraggi. Si è cimentata in generi anche molto diversi, come il giallo per ragazzi, con le avventure del giovane detective Kalle Blomkvist.

L’attività di Astrid Lindgren prosegue con i romanzi fantastici Mio piccolo Mio, (1954), I fratelli Cuordileone (1973) e l’ultimo Ronja (1981), ambientato in un medioevo di briganti, castelli e foreste incantate. Molte le sceneggiature per il grande e piccolo schermo, come Rasmus e il vagabondo (1955, regia di Rolf Husberg) e Vacanze all’Isola dei Gabbiani (1964, la regia di Olle Hellbom), di cui in séguito scriverà i romanzi.

Contemporaneamente diventa responsabile della sezione infanzia della casa editrice Rabén&Sjögren, e per quasi trent’anni, fino al 1970, si occuperà di libri per bambini. Fa tradurre e pubblicare libri di grande successo, come le storie di Homer Price dello scrittore e illustratore Robert McCloskey e La tela di Carlotta di Elwyn Brooks White. Redige l’adattamento in svedese di albi e piccoli volumi e sotto vari pseudonimi, traduce lei stessa numerosi volumi, come Il matrimonio dei conigli di Garth Williams, Dov’è il mio bambino? e Vedere il circo di Hans Augusto Rey. I suoi libri preferiti sono le storie di Winnie the Pooh di Alan Alexander Milne e la serie dei Mumin della scrittrice e pittrice finlandese Tove Jansson. E’ lei che cerca e vuole “a tutti i costi” per le illustrazioni dell’edizione svedese de Lo Hobbit di Tolkien.

5.

Astrid Lindgren è una delle scrittrici per l’infanzia più conosciute al mondo, ma il suo impegno si è speso anche nella difesa dei diritti dei bambini, degli animali, della pace e della convivenza, contro ogni forma di sopraffazione.

Non meno importante della scrittura è per Astrid Lindgren l’impegno civile. Si è scagliata contro la guerra in Vietnam, si è battuta per i diritti dei neri in America (come per esempio nel romanzo Kati in America), contro le armi nucleari (1980), e ha lucidamente analizzato il nazionalsocialismo e il comunismo

In tutti i romanzi di Astrid Lindgren il tema della natura occupa un posto privilegiato

E questo mondo è popolato di animali di ogni genere: accanto a cani e gatti ci sono vermi, conigli, cavalli, foche, maiali. Non stupisce allora che nel 1985, sollecitata da Kristina Forslund, veterinaria e professore associato presso il Dipartimento di Scienze cliniche dell’Università Svedese di Scienze Agricole (Slu) di Uppsala, Svezia cominci la sua protesta contro i maltrattamenti inflitti agli animali da macello. Nel 1988 viene infine approvata una legge riguardante la protezione degli animali, chiamata “legge Lindgren” .

Link del sito dedicato a Astrid Lindgren:
https://www.astridlindgren.com/it
Il parco a tema :
http://www.junibacken.se

Johanna Spiry e la sua Heidi

Johanna Louise Heusser, coniugata Spyri, è stata una scrittrice la cui fama in tutto il mondo è dovuta soprattutto alla creazione del personaggio letterario di Heidi.

Pensate che dal 1979 gli scienziati hanno dato il nome Heidi all’asteroide 2521.

2. Johanna nasce nel paese di contadini sulla riva sinistra del lago di Zurigo, Hirzel, nel 1827. Suo padre Johann Jakob Heusser di famiglia contadina, si iscrisse all’istituto cantonale medico chirugico, grazie ai proventi di una modesta eredità e pur non ottenendo il titolo come dottore, fu abilitato alla pratica come chirurgo e neurologo. Meta (Anna Margaretha Barbara), sua madre, era figlia del pastore di paese, fu istruita in modo approfondito in Teologia e Letteratura, come le sue quattro sorelle, entrò in contatto con il movimento religioso del Risveglio, intriso di pietismo, che ispirò la sua opera poetica, molto conosciuta nel territorio germanofono e tradotta in inglese.

L’influenza dei genitori e dell’ambiente circostante fu decisiva per Johanna.

Sin da bambini i piccoli Heusser, Theodor (1822), Anna Elisabeth Dorothea (1825), Jakob Christian (1826), Wihlelm (anno di nascita e della morte prematura 1829), Regula Sophie, detta Ega (1830), Meta Louise (1836) e Johanna vissero immersi nella natura e furono educati alla propensione all’ascolto e all’intrattenimento dei pazienti in cura presso il padre, i quali venivano ospitati in casa. L’atmosfera era ravvivata dalla presenza della nonna materna, delle due zie (Regula fu la sua zia preferita) e di due prozie.

Nel 1833 Johanna frequentò la scuola primaria a Hirzel (assieme ad altri 79 bambini); venne anche affidata al pastore Salomon Tobler, successore in chiesa del nonno, che le permise di sviluppare delle conoscenze in Geografia, Storia, Letteratura tedesca e Disegno. Nel 1842 raggiunse Zurigo per proseguire la sua formazione in Musica e nelle lingue ospitata dalla zia.

3.

Nel 1844 trascorse un anno a Yverdon presso un pensionato, per dedicarsi allo studio della lingua francese. Lì strinse un’amicizia con Anna Hoessli (Salis dopo il matrimonio), che perdurerà negli anni (gli incontri futuri avverranno a Jenins presso Maienfeld, dove si suppone siano ambientate le vicende di Heidi). Nel 1845 fece ritorno a Hirzel e si preoccupò di offrire una solida preparazione alle sorelle Meta e Regula. Per sette anni sostenne la famiglia nel disbrigo dei lavori quotidiani. i fratelli si sposarono e lei

Il 20 gennaio 1851 a un concerto di Richard Wagner, (rifugiatosi a Zurigo dopo il 1848), conobbe Johann Bernhard Spyri, giurista, amico dei fratelli. Nel 1852 si fidanzò con lui, che aveva sei anni più di lei. Le nozze furono celebrate lo stesso anno nella chiesa di Wollishofen e la coppia si trasferì a Zurigo presso il quartiere Stadelhofen. Il 17 agosto 1855 venne alla luce Bernhard Diethelm, suo unico figlio.

Durante la maternità Johanna attraversò una fase depressiva, che durò per alcuni anni.

Johanna cominciò a scrivere casualmente, a 44 anni. Il pastore Rudulf Vietor della Liebfrauenkirche di Brema le propose di scrivere dei testi da pubblicare sul bollettino di chiesa e cominciò a comporre dei racconti.

Nel 1878, grazie ad una richiesta di una casa editrice di Gotha, diretta da Emil Perthes, creò delle storie per bambini dal titolo Heimatlos (Senza patria). Dal 1879 al 1884 la sua attività letteraria raccolse i frutti migliori. Venti racconti vennero stampati grazie ai quali si affermò come scrittrice per i suoi contemporanei. In Germania uscì Verschollen, nicht vergessen (Scomparso, non dimenticato) ed in seguito il primo volume sulla mitica Heidi con il titolo Heidi Lehr -u. Wanderjahre (Heidi anni di scuola e viaggio) con il sottotitolo “per i bambini e per chi li ama”. Nel 1881 diede alle stampe il secondo volume su Heidi e per la prima volta apparve come autrice con il suo vero nome. Nello stesso anno apparve Heidi kann brauchen, was es gelernt hat (Heidi può usare, ciò che ha imparato), con illustrazioni.

4.

Johanna Spiry nel 1884 perde figlio e marito; a quest’ultimo dedica il racconto Aus dem Leben eines Advocaten, che vuole essere, secondo la sua biografa, la Schindler, “un ritorno al passato, per fare dell’uomo che ha poco amato un monumento…per porre ogni momento malinconico del precedente matrimonio nella luce migliore»

Cambia spesso casa e effettua numerosi viaggi anche in Italia, verso Montreux, la riviera italiana, la montagna, il Ticino.

Un articolo la definì «la Signora Gottfried Keller (è il massimo scrittore e poeta svizzero) per i giovani, in grado di toccare i cuori dei bambini, di incantare, di ricreare, di ingentilire con il suo giusto tono». Dal 1871 al 1901 riuscì a pubblicare 31 libri, 27 volumi di racconti e 4 brochure, grazie ai quali godette di una notevole popolarità.

Nel 1901 quando si ammalò di cancro, fu curata da Marie Heim-Voegtlin, la prima laureata in Medicina svizzera. Morì il 7.7.1901.

5.

Nel 1937 venne prodotto il film americano e Heidi fu impersonata da Shirley Temple. Nel 1952 anche Luigi Comencini girò un film su Heidi con attori stranieri e poi fu la volta delle serie televisive e della commercializzazione.

Nel 1960 apparve la traduzione giapponese, nacque il personaggio animato e fu un delirio in Giappone. Se da un lato per alcuni critici Johanna Spyri fu un’autrice, che fantasticando sui suoi piccoli eroi, rimase «imprigionata spiritualmente nella sua infanzia», dall’altro molti bambini e bambine apprezzano il suo buon umore e la sua sensibilità ancora oggi, in tutto il mondo.

6.

Bisogna premettere che quando era in vita, la stessa Johanna Spiry distrusse molti suoi documenti e respinse l’idea di una biografia.

La sorella di Johanna, Anna Ulrich scrisse una biografia su Johanna dopo la sua morte Erinnerungen aus ihrer Kindheit (Ricordi della sua infanzia)

nel 1910 Hedwig Bleuer-Waser fu il primo biografo

Tra le biografie più recenti, del 1997, quella di Jean Villain e quella di Schindler R., Johanna Spyri: Spurensuche, Pendo Verlag, Zuerich.

Vi lascio il link del Sito dedicato al mondo di Heidi!

https://www.heididorf.ch/it/heiditeca/johanna-spyri

Furori Trascendentali

Scheda libro:

Titolo: Furori trascendentali

Autore: Louisa May Alcott

Traduttore: Sara Grosoli

Editore: Bordeaux Edizioni

Sinossi:

Quando nel 1843 Amos Bronson Alcott, filosofo trascendentalista, decise di trasferire la sua famiglia in campagna alla ricerca di una vita più sana e autentica, sua figlia Louisa May Alcott, futura autrice di “Piccole donne”, era una bambina. Sui sogni utopici di Bronson e del suo amico Charles Lane venne così fondata “Fruitlands”, comunità agreste che rifiutava l’energia elettrica, la carne e qualsiasi agio derivante dalla società protocapitalista. L’impresa, al centro di questo racconto parodico di Louisa, seppur ardita per quei tempi e incredibilmente attuale, era però destinata a fallire per l’inadeguatezza di Amos e Charles al lavoro fisico e alla gestione di un’attività rurale, che venne invece delegata alle donne e ai bambini. Venato di sottile umorismo e mosso da un grande acume descrittivo, questo racconto di Louisa May Alcott mette a nudo il maschilismo e l’ipocrisia della società del XIX secolo, anche quando era mossa dalle più nobili intenzioni. Completano il volume brani dai diari di Louisa e di sua sorella Anna relativi ai giorni della comune di “Fruitlands”.

Recensione:

A distanza di trent’anni Louisa rivede con occhio molto critico l’esperienza della comune di Fruitlands.

L’ideale utopico imposto dal padre a tutta la famiglia si rivela fonte di sacrifici e stenti soprattutto per moglie e figlie e Louisa che all’epoca era solo una bambina di 11 anni, la racconta come capitolo della sua vita e di un romanzo mai scritto.

Quello che inizia come un racconto punteggiato di ironia diventa, con il passare del tempo e il susseguirsi delle privazioni e del duro lavoro, un diario compassionevole che non sfocia mai nella condanna.

Aveva provato, ma era stato un fallimento. Il mondo non era ancora pronto per Utopia, e quella che tentavano di fondarla venivano solo derisi per i loro sforzi.

Verso gli amati genitori nessuna parola di biasimo, nemmeno nella finzione narrativa, e se ce ne fosse stato bisogno, la conferma della nobiltà degli insegnamenti dell’uno e la forza di carattere dell’altra.

… e quando alla domanda: “Ci sono delle bestie da soma sul posto?”, Mrs Lamb rispondeva, con un’espressione che parlava da sola: “Solo una donna”, la paffuta Jane non provava vergogna, e lasciava la valorosa sorella a tirare la carretta da sola.

Queste poche pagine ci restituiscono la figura di una Louisa bambina che corre, salta, si arrampica in cima alle colline e ha a che fare tutti i giorni con il suo brutto carattere che cerca a tutti i costi di migliorare.

Le lettere di quel periodo ne sono la controprova.

Presto questa mattina ho fatto una corsa nel bosco prima che la rugiada scomparisse dall’erba. Il muschio somigliava al velluto, e mentre correvo sotto gli archi di foglie gialle e rosse, cantavo di gioia, il mio cuore era così gaio e il mondo talmente bello.

Baracca e burattini di Paola Mini

Titolo: Baracca e burattini

Autrice: Paola Mini

Editore: Self Publishing 

Genere: Narrativa umoristica

N. pagine: 227

serie/collana: No

Trama

È una domenica mattina quando, spinto dall’insistente Cesarina, che da sempre desidera una casa in Corsica, Giovanni prende una decisione che sconvolgerà la rassicurante routine del loro matrimonio.

Da quel momento in poi cominciano le preoccupazioni e il dubbio di aver fatto una promessa azzardata non lo lascerà più. Al contrario Cesarina, incapace di pensare ad altro che non sia la prospettiva di una casa al mare, ne parlerà continuamente suscitando anche l’invidia delle colleghe del supermercato dove lavora.

Farà bene Giovanni ad accontentarla?

Tenerezza e umorismo si alternano in questo romanzo dalla narrazione scorrevole dove i protagonisti, dal carattere diametralmente opposto, invitano a parteggiare alternativamente per l’uno e per l’altra accompagnando il lettore in un viaggio costellato da situazioni comiche.

Una commedia romantica, ironica e frizzante in cui la vera protagonista è la vita di coppia in ogni sua sfaccettatura.

RECENSIONE

Uno stile tachigrafico e particolareggiato dà il ritmo a questa storia dai toni allegri e vivaci come i colori accesi di una tavolozza variegata.

Le schermaglie di coppia ricostruite passo per passo intorno a quello che è il sogno di una vita, acquistare la casa delle vacanze nella località preferita, diventa il campo in cui misurarsi, mettersi alla prova, con pregi e difetti reciproci.

A uscirne vincitore sarà il rapporto matrimoniale che durando già da parecchi anni, resisterà agli scossoni delle tempeste in terra corsa.

L’affaccio descrittivo è sicuramente accattivante:

Onde morbide di schiuma si rincorrevano veloci infrangendosi a riva. Dall’orizzonte alla spiaggia, il vento soffiava vigorosamente. Cesarina dovette tenersi il cappello con entrambe le mani. In un tormentoso ondeggiare lunghe strisce di alghe scure, intrappolate dalla risacca, andavano ammassandosi su altre già seccate dal sole… L’aria salmastra sbiadiva i pensieri levigando coste di pietra rossa che si gettavano ruvide nel mare increspato: era la Corsica che li incantava.

Le situazioni divertenti non mancano, anche perché Cesarina e Giovanni sono già due macchiette, due personaggi, con il loro intercalare, le esclamazioni, le battute in dialetto ligure, sono simpatici e molto verosimiglianti.

Finalmente lo sguardo va oltre l’innamoramento iniziale, soffermandosi su quel sentimento duraturo e profondo che si manifesta più con i fatti e i gesti, piuttosto che con le parole e le dichiarazioni appassionate.

E se anche la felicità va cercata in noi stessi, sono io ad aver fornito il contributo essenziale che ha fatto scattare il meccanismo. E ora ne ricevo più di quanto ho dato.

Perché l’amore è una scoperta continua, a tutte le età, anche senza prenderlo troppo sul serio.

Seduzione imprevedibile di Linda Kent

Titolo: Seduzione imprevedibile

Autore: Linda Kent

Editore: Self Publishing 

Trama

Simon Saunders è il proprietario del Castle, l’hotel più moderno e lussuoso di Weymouth, la cittadina balneare meta favorita della principessa Charlotte Augusta. L’infanzia difficile lo ha reso un uomo duro, determinato a scalare il successo a qualunque costo: non si fida di nessuno, non crede nell’amicizia, tantomeno nell’amore, poiché è convinto che tutte le donne, soprattutto le ragazze di buona famiglia, siano avide manipolatrici. Non riesce però a togliersi dalla mente Elizabeth Bowen, benché lei sia la più proibita di tutte. Lily ha osato insinuarsi sotto la sua pelle, dunque Simon decide di conquistarla per vendicarsi. Ma la seduzione è un gioco pericoloso e può riservare molte sorprese…

RECENSIONE

La prosa di Linda Kent è suadente e convincente al tempo stesso perché assolutamente attendibile, particolareggiata e circostanziata.

A sottolineare la sua frase, il primo fiore di luce sbocciò nel cielo, provocando alte esclamazioni di gioia e di stupore da parte del pubblico.

La sua penna ha la capacità di disegnare la scena fin nei minimi dettagli ricreandone appieno l’atmosfera e ogni particolare riportato. Tra tanti Regency novels, il suo è uno dei più credibili perché rispetta e rappresenta lo spirito e lo stile dell’epoca Regency in modo accurato e documentato. Unico falso storico, che voglio considerare una licenza poetica in omaggio alla scrittrice inglese, è la menzione di Jane Austen quale autrice di Mansfield Park che in realtà uscì a firma “By The Author of “Sense and Sensibility” and “Pride and Prejudice”.

Un gioco di seduzione quello messo in campo da Linda Kent, intrigante il giusto senza trascendere nella volgarità; una sottile strategia adottata dai due protagonisti-antagonisti nel gioco delle parti che si attraggono, nonostante un amore dichiarato sulla carta impossibile eppure irresistibile: lei nobile, lui arricchito, un hotelier, ricco e senza titoli.

Doveva soltanto dimenticarsi dell’esistenza di Lily. O meglio, di Miss Elizabeth Bowen, figlia del Re dei Bagni e nipote di un visconte. Non soltanto proibita, ma a quel che sembrava, pericolosa per la propria serenità mentale. … Sistemò i polsini della giacca, raddrizzò il cappello e intraprese la via del ritorno. Il mare, in lontananza, era ancora verde e azzurro. Il sole era ancora d’oro fuso. E l’aria, all’intorno, profumava ancora di viole.

Lily è una ragazza che ha superato i vent’anni, che si vanta di non cercare un matrimonio a tutti i costi ma comunque inesperta della vita; lui è un uomo maturo, vissuto, navigato ed esperto di come funziona il mondo.

Due pianeti diversi, eppure una forza invincibile catalizza l’uno verso l’altra, e viceversa, loro malgrado.

Già, perché i piani, le intenzioni sono di ignorarsi a vicenda, o peggio, sedurre per poi abbandonare sdegnati, ma nessuno dei due ha fatto i conti con l’imprevedibilità -quella del titolo!- dei sentimenti e del cuore.

Il destino aveva un perfido senso dell’umorismo, e aveva fatto in modo che s’incontrassero sull’Esplanade sotto il cielo illuminato da stelle di fuoco, nonostante quel genere di spettacolo non fosse affatto il suo favorito, mentre lei sarebbe dovuta restare sulla terrazza di Gloucester Lodge.

In un continuo scambio di colpi e battute, che non risparmia anche frecciatine e intrighi, dato dal ritmo serrato del punto di vista alternato, Lily e Simon ingaggiano una vera e propria battaglia che vede in palio una magnifica scoperta.

Il piccolo Peter di Lucas Malet

Scheda libro

Titolo: Il piccolo Peter

Autore: Lucas Malet

Editore: Caravaggio

Curato da: Enrico De Luca

Genere: Narrativa

Pagine: 168

Sinossi

Per la prima volta in Italia, grazie alle ricerche di Enrico De Luca, uno dei numerosi titoli di Lucas Malet, nome fittizio con il quale si firmava Mary St. Leger Kingsley. Scritto negli anni della giovinezza, “Il piccolo Peter” (1887) racconta dell’amicizia di un bimbetto con un uomo deforme ed emarginato dalla comunità. Tutti, grandi e piccini, ne fanno oggetto di scherno o, addirittura, lo temono come se fosse un essere in grado di gettare sortilegi e negatività sugli altri; tuttavia, John Paqualin si rivelerà una persona generosa e non mancherà di dimostrare la sua profonda e sincera amicizia al suo piccolo amico.

«La vita dell’albero e della bestia e dell’uccello sono soggette alle stesse tre grandi leggi della vita dell’uomo – la legge della crescita, dell’obbedienza e del sacrificio di sé. E forse, quando sarete più grandi, se vi preoccuperete di evitare quello spirito di presunzione e sfacciataggine che, come abbiamo già detto, mette le persone in molteplici guai con la Natura, potreste arrivare a comprendere che queste tre leggi sono tutte, eccetto una, legate eternamente insieme dal filo dorato dell’amore.»

PRIMA TRADUZIONE ITALIANA INTEGRALE E ANNOTATA

Mary St. Leger Kingsley (1852-1931), figlia minore di Charles Kingsley, autrice inglese prolifica e molto apprezzata ai suoi tempi, ma ignota nel nostro paese, scrisse sotto lo pseudonimo di Lucas Malet: The Wages of Sin (1891); The Carissima: A Modern Grotesque (1898); The Gateless Barrier (1900); The History of Sir Richard Calmady (1901); Adrian Savage (1911); The Survivors (1923); ecc.

Enrico De Luca è professore a contratto presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria.

Recensione

Si presenta come una storia natalizia e come tale, pur essendo triste, veicola una morale salvifica.

Nascosta dietro uno pseudonimo francese questa autrice vittoriana è pressoché sconosciuta da noi e questa è la prima edizione italiana di un suo racconto, piccolo esempio di una più vasta produzione.

Scritto in epoca giovanile, questo racconto risente dell’ambiente religioso di provenienza e la tematica affrontata della deformità fisica segnerà anche la successiva produzione venendone poi riconosciuta l’influenza su altri scrittori più famosi come Thomas Hardy e Henry James.

Gli interventi autoriali, sotto forma di considerazioni e moniti pedagogici, hanno rimandato allo stile di George Eliot e proprio per questa varietà di sfaccettature assunte dall’opera di Lucas Malet è stato difficile ricondurla a un genere ben definito.

E non vedo perché deve succedere tutto questo”… “Ah figlia mia”, disse, “tutti quelli che una volta furono felici, giovani e vecchi, saggi e stolti, mortali e immortali, potenti principi, profeti, salmisti, tutte le creature viventi, anzi, la stessa terra, tutto ciò che i miei occhi hanno visto attraverso innumerevoli secoli, hanno posto e pongono ancora quella domanda in una forma o in un’altra; ma la risposta non è ancora scontata. E così, sapendo che potrebbe non esserci data fino alla fine, diventiamo umili e diventiamo saggi; e impariamo che è meglio fare il lavoro che ci viene assegnato senza dubbi o esitazioni, incuranti che sia noto o sconosciuto, piacevole o spiacevole, duro o leggero, gentile o persino crudele, in modo da farlo bene e onestamente”.

Anche le stesse tematiche affrontate contengono molteplici e diversi spunti: dalla contrapposizione tra ragione e sentimento a quella tra fede e anticlericalismo, rendendo la storia di ampio respiro e al contempo esemplificativa del pensiero dell’autrice.

Il finale non è necessariamente triste, va interpretato in virtù di un Disegno più grande e in questo senso anche le considerazioni del narratore stimolano alla riflessione. Le descrizioni della Natura sono dei rispettosi quadretti poetici e la narrazione è intervallata da sagaci perle di saggezza:

Ci sono un certo numero di cose in questo mondo che è molto meglio ignorare se potete farlo.

La trovatella di Milano di Carolina Invernizio

Titolo: La trovatella di Milano

Autore: Carolina Invernizio

Editore: Literary Romance

Trama

Maria è una giovane e bella guantaia – allevata da Annetta che la trovò bambina sulla soglia di casa -, che una sera offre rifugio a un affascinante giovanotto in fuga di cui, ahimè, si innamora cadendo nella di lui trappola; egli è un individuo che si dimostrerà tutt’altro che in buona fede, ma che anzi userà Maria per irretire Adriana, una fanciulla di buona famiglia. A causa di questo, la nostra trovatella ne soffre così tanto che, scoperto l’inganno, accantona i buoni sentimenti per vendicarsi.

Maria si dimostra una figura femminile tutt’altro che banale, anzi, una vera eroina del suo tempo, scoprendo, alla fine, persino la verità sulla sua famiglia.

𝑼𝒏 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒛𝒐 𝒊𝒏𝒕𝒓𝒊𝒈𝒂𝒏𝒕𝒆, 𝒓𝒊𝒄𝒄𝒐 𝒅𝒊 𝒑𝒂𝒕𝒉𝒐𝒔, 𝒂𝒎𝒃𝒊𝒆𝒏𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒊𝒏 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒖𝒈𝒈𝒆𝒔𝒕𝒊𝒗𝒂 𝑴𝒊𝒍𝒂𝒏𝒐 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒆𝒔𝒄𝒂 𝒐𝒗𝒆 𝒓𝒊𝒆𝒄𝒉𝒆𝒈𝒈𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒍𝒆 𝒆𝒓𝒐𝒊𝒄𝒉𝒆 𝑪𝒊𝒏𝒒𝒖𝒆 𝑮𝒊𝒐𝒓𝒏𝒂𝒕𝒆.

RECENSIONE

La trovatella di Milano riconduce subito al coevo sensational novel inglese che nella versione italiana acquista accenti maggiormente melodrammatici.

Il tema della donna sedotta e abbandonata, oltre a essere sempre attuale, si presta a una narrazione ricca di pathos e riscuote l’interesse del pubblico. In questo caso viene interpretato, pure nell’ambito di un generale fatalismo ineluttabile, con un sentimento di riscossa finale. Le colpe dei genitori non ricadono per forza sui figli; la bellezza non può essere causa di perdizione; la donna caduta non deve essere necessariamente condannata.

La mezzanotte era ribattuta a tutti gli orologi della città, quando Maria, la bella guantaia di Porta Vittoria, si decise a chiudere il suo negozio. Aveva fatto così tardi perché era l’ultimo giorno di Carnevale e gli avventori non erano mancati. Maria appariva stanca, abbattuta. I suoi grandi occhi azzurri, lieti e brillanti, si mostravano leggermente velati; i capelli finissimi, castani, le cadevano in disordine sul collo e sulla fronte; le guance aveva pallide, la piccola bocca sorridente, un po’ scolorita. Tuttavia era sempre affascinante…

La donna tradita che reagisce, in questo caso Maria la guantaia, pur rea confessa, viene assolta mentre quella che ha subito, Adriana, soccombe. Non indifferente l’appartenenza a due classi sociali molto diverse: la prima ha vissuto in mezzo al popolo ed è abituata a provvedere a se stessa, mentre l’altra è cresciuta tra gli agi e l’inesperienza.

La contrapposizione tra il bene e il male è sempre l’impalcatura generale su cui si regge la storia e non sarà un caso che gli uomini rivestano il ruolo di cattivo. L’integrità morale è tutta di parte femminile e se condanna c’è, è tutta rivolta alla corruzione e alla perfidia degli uomini. In questo il romanzo mostra una sensibilità del tutto moderna e se fotografa un’epoca, ne offre anche una lettura in chiave femminista. 

Un amore incancellabile di Daniela Tess

Titolo: Un amore incancellabile – Ritorno

Autore: Daniela Tess

Editore: Self Publishing 

Trama

Inghilterra, 1830

Eve è la giovane figlia del potente duca di Tresham. Ha vissuto per anni in un collegio per giovani aristocratiche, lontana dagli affetti e dagli scandali. È buona, generosa, innocente, come lo era sua madre Alyce. Tornata in seno alla sua famiglia, si prepara al debutto in società, sognando un uomo fedele e altruista, che la ami e la sposi. Incontra invece Richard, marchese di Stanton: scuro, pericoloso, con due occhi di ghiaccio. Lui è tutto ciò su cui l’hanno messa in guardia fin da bambina. Lui è chi non dovrebbe mai guardare e a cui un’innocente come lei non dovrebbe rivolgere neanche parola: libertino, cinico, edonista. Un uomo che non ha il matrimonio tra i suoi obiettivi. Soprannominato il figlio del diavolo, nasconde più di un peccato e di un segreto. Può un angelo innamorarsi del diavolo? E può il diavolo, desiderare un angelo? Tornano gli eredi dei Tresham in un nuovo, appassionante capitolo: passioni, tradimenti, colpi di scena, segreti inconfessabili…amori

incancellabili.

Primo volume di una nuova trilogia.

Non autoconclusivo.

RECENSIONE

Capito per caso nella saga dei Tresham e mi ritrovo attorniata da personaggi dal carattere deciso e ben determinato. Si intuisce subito che c’è un passato che il duca di Tresham e la moglie Alyce condividono e che li fa apparire una coppia di genitori innamorati e comprensivi. La storia della loro numerosa progenie, ma di Eve in particolare, si lascia leggere indipendentemente dalla propria, contenuta nella precedente trilogia firmata dall’autrice Daniela Tess.

La coralità narrativa, l’interazione tra fratelli, l’ambientazione della Stagione, la centralità della circostanza del debutto, mi ricordano molto Bridgerton, con minori lustrini e maggiore enfasi. Negli slanci, nei dialoghi, nelle situazioni estreme, negli stessi arrovellamenti interiori.

E se motore della storia è l’immancabile misunderstanding, Eve si ritroverà irresistibilmente attratta da lui, Lord Stanton, affascinante e tenebroso, nel tentativo di districare l’annoso dilemma tra realtà e apparenza. Quell’uomo gode di una fama tutt’altro che raccomandabile e da lui, conosciuto proprio come “il figlio del diavolo”, i suoi fratelli la vogliono proteggere. La giovane debuttante Eve, cresciuta al riparo da malizia e scaltrezza, nell’alveo familiare, è combattuta perché attratta da lui che le manifesta una tenerezza e al tempo stesso una passione irresistibili.

Purtroppo, il finale rimane sospeso, aperto a quello che sarà il necessario sviluppo e proseguo della trilogia.

Lei si avviò, i passi come macigni. Aspettò che lui le chiedesse perdono e le spiegasse. Non accadde niente di tutto ciò. Non la chiamò, non la fermò, non fece nulla. Lasciò che lei sparisse dalla sua vita e le mostrò che era pronto a farla sparire anche dalla sua.