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Ricordi d’Italia (1860) di George Eliot

LaVitaFelice.it

 

Il viaggio in Italia, il secondo, compiuto da George Eliot e George Henry Lewes, è di quelli che dividono la vita in due “tali sono le idee che suggeriscono e le nuove vene d’interesse che aprono”. Questo per dirlo con le stesse parole della scrittrice che nei suoi appunti di viaggio riporta precisamente luoghi geografici e d’interesse visitati nel Bel Paese.

Con un occhio artistico abbastanza diverso da quello moderno, George Eliot è una turista piuttosto difficile, pronta a farsi emozionare da un paesaggio al tramonto piuttosto che dalla magnificenza delle sculture di Michelangelo. Ma su questo è già stata criticata da voci più autorevoli, come Chesterton e Henry James.

Non è tanto che per lei l’Italia è poco più di un vasto museo, quanto evidente appare la ricerca da parte sua di esperienze, di emozioni, forse di ispirazioni. Ecco perché il suo viaggio in Italia si configura come una versione del Grand Tour modellata dal Romanticismo inglese, basata sul sogno e sul trasporto.

Se Roma è una scoperta continua e un museo a cielo aperto, sempre alla ricerca di convalidare le aspettative formatesi sui libri di studio, l’attraversamento delle Alpi che aprono e chiudono il libello, colpiscono per il loro effetto dischiusivo e maestoso.

 

L’aria tagliente contribuiva fortemente al senso di novità: ci eravamo del tutto lasciati alle spalle il nostro mondo quotidiano, convenzionale, e stavamo facendo visita alla Natura nella sua residenza privata.

 

L’arrivo a Torino offre subito una vista grandiosa delle montagne innevate e poi proseguendo per Genova, la Superba, in un caldo e luminoso mattino di primavera, ritrovando la stessa immagine di ben undici anni prima (1849).

A Pisa vengono sorpresi da quel primo scorcio della cattedrale, con la torre pendente da un lato e il battistero dall’altro, il verde tappeto erboso sotto.

L’arrivo a Roma è sulle prime deludente e non corrisponde alle aspettative e la prima sera si conclude con un malinconico senso della probabile relazione tra la Roma visitata e la Roma da scoprire.

La vista del Colosseo e del panorama del Foro in direzione dell’Arco di Tito assomiglia fortemente a quel misto di grandezza in rovina e di vita moderna che aveva immaginato. Anche a San Pietro, soprannominata una millenaria Nuova Gerusalemme, ricercano il panorama salendo sulla cupola ma è la Cappella Sistina a essere definito uno degli affreschi più meravigliosi al mondo.

Le gite in carrozza a Villa Doria Pamphilji, Villa Albani e a Frascati sono ricordate perla bellezza dei giardini e del paesaggio circostanze e i momenti di pace e immersione nella natura che regalano.

Il 30 aprile arrivano a Napoli la cui vista da Posillipo, sotto un cielo azzurro e il profilo del Vesuvio viola, è incantevole.

L’anfiteatro di Pozzuoli, il museo Borbonico, la visita nella città silenziosa di Pompei, lasciano ricordi indelebili, come anche la gita a Paestum il cui tempio di Nettuno “è la cosa più bella, credo veramente, che avessimo visto fino ad allora in Italia” per la sua grandiosità e i requisiti di perfezione classica.

Il ritorno a Firenze, che li accoglie in modo aperto e solare, li rinfranca offrendo alla loro ammirazione i marmi rosati del campanile, le paradisiache porte del battistero e l’austerità dei palazzi rinascimentali. Le statue di Michelangelo, famose in tutto il mondo, conservate nelle tombe dei Medici, vengono considerate “affettate ed esagerate negli originali quanto lo erano nei calchi e nelle copie”.  Palazzo Pitti e gli Uffizi gareggiano in varietà di tesori esposti.

Siena, Bologna, Padova, strappano brevi annotazioni finché l’itinerario fa sosta a Venezia, tappa obbligata. Piazza San Marco è un centro di meraviglie architettoniche di cui il palazzo ne è il coronamento. Accanto alle opere di Tiziano e Tintoretto, è la Laguna a dare spettacolo:

 

Eravamo usciti una notte in Laguna, mentre il sole stava tramontando, e l’ampia distesa d’acqua era imporporata dalla luce colorata di rosso. Mi sarebbe piaciuto che durasse per ore; è quel tipo di spettacolo in cui potevo con maggior prontezza dimenticare la mia stessa esistenza e sentirmi dissolta nella vita generale.

 

La breve sosta a Verona visitata in generale andando in giro con la carrozza risultò estremamente gradevole mentre la pioggia rovinò la seconda visita a Milano i cui piaceri più grandi furono tratti dalla Galleria di Brera e dalla Biblioteca Ambrosiana più che dal Duomo.

Passando per Como e la stupenda Bellagio si inerpicano per il passo dello Spluga chiudendosi definitivamente alle spalle l’Italia il giorno 21 giugno.

Pochi giorni dopo, il 2 luglio 1860, George Eliot scriveva all’amica Sara Hennell che il viaggio fatto era stato indicibilmente piacevole. L’esperienza poteva quindi dirsi riuscita.

 

 

Scheda libro:

 

Ricordi d’Italia (1860).

George Eliot

A cura di Franco Venturi

Traduzione di Sara Grosoli

Testo inglese a fronte.

Edizioni La Vita Felice

Milano 2020

 

Sinossi:

«Ricordi d’Italia» è l’opera scritta da George Eliot al suo ritorno dal viaggio in Italia del 1860 e che raccoglie le sue impressioni entusiaste sul nostro Paese. L’importanza di questo viaggio per la Eliot è subito evidente dalla narrazione dei tre mesi di esperienza italiana. Gran parte dello scritto si occupa della grandiosa arte vista assieme al compagno, il filosofo e critico George Henry Lewes; ma la raccolta comprende anche alcune parti della sua corrispondenza, che restituiscono una chiara visione della passione dell’autrice per altri aspetti della vita e della cultura italiana.