Questo libro, che rappresenta la prima traduzione italiana dell’autobiografia scritta da Lucy Maud Montgomery, deve il suo titolo ai versi di una poesia, Alla Genziana a frange, letta per caso in un giornale e conservata tra i libri di scuola, che recita:
Poi un sussurro fiorisce dal tuo sonno
Come posso scalare
Il sentiero alpino, così duro, così impervio,
Che conduce a vette sublimi;
come posso raggiungere il lontano traguardo
di una vera e onorata fama,
e scrivere sulla sua lucente pergamena,
un umile nome di donna.
La proposta dell’editore di scrivere la storia della sua carriera, a 42 anni e dopo aver pubblicato Anne of Green Gables, le diede la certezza di aver raggiunto una di quelle vette sublimi e di essere considerata quindi una scrittrice di successo.
Quella che sarebbe dovuta uscire in sei puntate, si dipana in realtà in una narrazione in dieci capitoli di cui i primi cinque dedicati all’infanzia trascorsa nell’Isola del Principe Edoardo, terra che è stata di nutrimento all’ispirazione della scrittrice, come lei stessa riconosce: “Non fosse stato per gli anni da me trascorsi a Cavendish, Anne of Green Gables non sarebbe mai stata scritta”.
Come capitato ad altre prima di lei, non sa individuare una data certa dell’inizio della sua scrittura perché scrivere è stato sempre lo scopo centrale verso cui convogliare tutti i suoi sforzi.
Per tutto il tempo in cui racconta della sua infanzia sembra di essere immersi nelle pagine del libro di Anne, magari in qualche capitolo poi accantonato, e di ritrovare la ragazzina dalla fervida immaginazione con l’abitudine di dare un nome a tutte le cose che la circondano.
Lucy Maud svela spontaneamente i retroscena che hanno suggerito alcuni degli episodi più esilaranti che vedono Anne come protagonista (come l’incidente della torta farcita), e soprattutto i riferimenti autobiografici tra l’autrice e la sua eroina sui quali spesso ci si interroga. Così veniamo a sapere che come Anne anche la piccola Lucy entrò in classe con il cappello ancora indosso suscitando l’ilarità generale e sprofondando in un tremendo imbarazzo e che anche lei aveva paura di attraversare da sola, specialmente verso sera, il boschetto infestato.
Aveva un quadernino Lucy, in cui annotava idee per trame, avvenimenti e personaggi e proprio lì andò a scovare quella relativa a una “Coppia di anziani fa domanda a un orfanatrofio per un bambino. Per errore viene inviata loro una bambina”.
E nonostante The Story Girl venga dichiarato il suo preferito, Anne of Green Gables rappresentò in concreto la realizzazione del suo sogno. Respinto da più di un editore, e nascosto in una cappelliera, quando riuscì ad essere pubblicato, riscosse un tale successo di pubblico da meravigliare soprattutto l’autrice che non immaginava mai che il suo libro sarebbe potuto piacere a tutti, non solo alle ragazze adolescenti per le quali era stato pensato.
La gavetta fu abbastanza lunga ma sempre sostenuta da uno forte spirito di sacrificio e di concentrazione sull’obbiettivo finale: gli anni di insegnamento e l’impiego presso la redazione di una rivista, forgiarono e se possibile, rinsaldarono la sua determinazione, perché al lavoro e all’impegno indefesso era già stata abituata. Un animo sensibile e una mente estremamente ricettiva e una fantasia poetica hanno fatto il resto.
Dopo gli ultimi due capitoli ameni in cui la scrittrice cita se stessa riportando le lettere composte durante il suo viaggio di nozze nelle Isole Britanniche (come le chiama lei), Lucy Maud si congeda da noi, tornando al vero oggetto del suo racconto, e cioè la sua opera di scrittrice.
Il Sentiero alpino è stato scalato dopo anni di fatica e sforzo. Non è stata un’ascesa agevole, ma anche nella difficoltà del suo punto più duro c’è stato un piacere e un gusto noto solo a coloro i quali aspirano alle vette più alte.
Una traduzione ottimale garantisce la fluidità della lettura e impreziosisce un testo già ricco di interessanti informazioni riguardanti l’infanzia e i primi cimenti della grande e amata scrittrice canadese, se non altro per l’autorevolissima fonte da cui provengono.
Come un affettuoso testimone, queste pagine sono state scritte per infondere coraggio in quanti stanno faticando lungo lo stesso percorso, semmai dovesse capitare loro di cedere e demoralizzarsi, perché l’esempio di colei che si definisce come un’infaticabile piccola scribacchina possa costituire il giusto incentivo a proseguire verso il coronamento del loro sogno.
L’ha ribloggato su Recensioni Librarie in Libertàe ha commentato:
Grazie infinite a Romina Angelici per la splendida recensione!
Buona lettura a tutte e tutti voi!
Alla prossima!
Buona serata!
Con simpatia! 🤓
Pingback: Il sentiero alpino. La storia della mia carriera. Lucy Maud Montgomery. Trad. Riccardo Mainetti. Flower-ed | Recensioni Librarie in Libertà
Ciao, lei si è sempre fatta chiamare Maud, non Lucy né Lucy Maud. Anche la sua biografa ufficiale, la Rubio, la chiama così 😉
grazie a te per la precisazione!