Conquistata dalla squisita gentilezza con cui viene ripercorsa la vita di queste singolari figlie della brughiera del nord d’Inghilterra, mi stupisco della data della prima edizione di questa speciale biografia: anno 1903.
Non mi turba affatto in questo caso la scelta, mantenuta dalle curatrici dell’opera, Michela e Giorgia Alessandroni, di italianizzare i nomi di battesimo presenti nel testo, scelta che risponde, oltre che ad un rispettoso disegno editoriale nei riguardi dell’originale, alla iniziale e precisa premura dell’autrice di avvicinare il più possibile alla conoscenza e alla comprensione delle tre sorelle Brontë nella loro dimensione umana, prima ancora che letteraria, annullando qualsiasi barriera di estraniamento. I loro caratteri vengono tratteggiati con tatto e una delicatezza particolari, come solo un sentimento reverenziale può ispirare.
Nella realtà delle loro esistenze, così come in quest’opera che si ripropone di esserne lo specchio fedele, la figura centrale è quella di Charlotte, la più minuta eppure la più carismatica rispetto alle sorelle destinate ad un passaggio meno significativo sulla Terra.
Questo ritratto è forse il modo più discreto ed elegante per renderle omaggio proprio oggi che ricorre il 169^ anniversario della pubblicazione di Jane Eyre, il suo romanzo più famoso.
Una ricostruzione biografica, e anche delle opere, attraverso la citazione di pagine di diario e lettere appartenute alle stesse protagoniste, con il piacere di una prosa elegante e suadente che anche per la materia delle vicende narrate, diventa essa stessa romanzo.
Sullo sfondo incombe l’ombra greve della pieve accerchiata dalle grigie pietre tombali del cimitero e più di un brivido percorre le pagine come il vento implacabile della brughiera.
La straordinaria intensità che Carlotta Brontë ha saputo imprimere alle scarse ma significative esperienze che hanno segnato la sua giovinezza, viene illustrata e spiegata dalla sua genesi alla maturazione in forma letteraria. La caratteristica che la contraddistingue e la rende unica rispetto alle altre scrittrici inglesi è la sua estrema sensibilità, oltre alla forza morale:
Ella entrava quasi nell’anima di ciò che percepiva e si accorgeva delle più tenui ed impercettibili variazioni.. Quella impressione complessa e multipla che riceveva dalle più grandi come dalle più piccole cose e le faceva sentire il piacere e il dolore così intensamente, come pochi forse potrebbero sentire.
E il dono del presente ricordo è proprio rendercela cara anche per questo.
Romina Angelici
Avevo letto tempo fa di questa riedizione della biografia; mi piacerebbe molto acquistarla… Buona serata, Romina! 😉
grazie a te! merita
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